Come leggere il Vangelo: pietre o Pane?

Ho cercato di accogliere, in questo tempo di Quaresima, il mistero contenuto nella pagina evangelica che racconta la «tentazione» subita da Gesù, nel silenzio del deserto. Deserto di sabbia infuocata, di notti piene di stelle, di vento e di sole, e deserto del suo cuore d'uomo stanco e provato dalla fame. Deserto abitato da Dio, ma anche dal suo «avversario»: incontri necessari e decisivi per compiere la scelta radicale, per fare il passo che senza incertezza percorra tutta la strada segnata da un Altro.
Mi ha sempre tanto preso e convinto questa immagine di Gesù, nella pietraia del deserto, di fronte al mistero di quel «male» che attanaglia il cuore dì ogni uomo e dal quale solamente la scelta totale e assoluta di Dio, dei Suoi Valori, della Sua Volontà, del Suo Regno può liberarci e scioglierci.
Gesù che passa attraverso questo cammino obbligato dell'Incarnazione, del Suo farsi in tutto simile a noi, fino ad assaporare l'amarezza di questa «tentata» separazione dal proprio Principio. Come se il fiume potesse essere diviso dalla sorgente che ne alimenta l'incessante fluire, l'albero tagliato via dalle radici che gli garantiscono la vita; il bambino separato dalla continua comunione con la madre quando ancora è chiuso nel suo seno: tentativo realmente diabolico, per una lacerazione del tessuto più vitale dell'esistenza, com'è quello fra il Padre e i suoi figli.
Anche in questo Gesù ha voluto esserci fratello, perché in Lui trovasse perfetto compimento il nostro destino e la nostra tentazione la sua vittoria.
E di tutte le «prove» che cercano di sommergergli il cuore, mi ha sempre tanto colpito quella che il Vangelo ci presenta come la prima: «Se tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane». Dopo il lungo digiuno, la risposta più facile per la sua fame, il rimedio più semplice e immediato per un bisogno così fondamentale e così legittimo. Che cosa di più naturale per Lui che prendere da quella pietraia assolata un sasso qualunque e saziare la sua debolezza col pane del miracolo, dimostrando così la sua origine divina, il suo eccezionale ed unico POTERE.
La risposta di Gesù nasce dalle profondità del suo rapporto col Padre, da una scelta di ciò che sta al di sopra di ogni bisogno e di ogni necessità dell'uomo. Egli sa che molto più che dal pane, la Vita nasce da Dio e ci è comunicata dalla Sua Parola. Il pane che non scaturisce da questo rapporto di comunione e di amore, ma da un rapporto di potere e di affermazione di sé, non produce la vita, ma alimenta la morte dell'uomo.
La fame di pane non deve sopraffare e spengere nel cuore l'urgenza e il primato di una fame molto più radicale, la capacità di mettere al primo posto quei Valori che unicamente possono dare all'uomo la certezza di essere «vivo» e di diffondere nell'universo i germi della vita.
La scelta di Gesù è l'annuncio chiaro che se non vogliono rendere l'esistenza umana un deserto desolato di pietre e di sabbia, occorre saper rinunciare alla facile tentazione dell'immediato, del potere messo a servizio di se stessi, ma riscoprire il senso di un «servizio» autentico di Do, della Sua Parola, del Suo Primato assoluto sulla nostra vita. E' indicazione precisa di che cosa sia povertà cristiana: questa ritrovata dimensione di rinuncia ad asservire qualunque realtà a ciò che nasce dal mio egoismo individualistico (anche con la scusa del «bene comune»), per ricomporre in tutte le cose il disegno di Dio, compiendo unicamente la Sua volontà e rispondendo alle Sue esigenze.
«Non di solo pane vive l'uomo»: prima Dio, poi il pane.
Alla luce di questa scelta che Gesù ha compiuto e proposto a chiunque voglia costruire la vita sul suo metro, ho pensato alla storia della Chiesa, di oggi e di sempre.
Chiesa delle tentazioni: di continuo, in ogni secolo, ad ogni passo, ad ogni incontro, il Popolo di Dio (che è come dire l'umanità intera) si è sempre trovato di fronte a questa scelta, sempre sollecitato e costretto a dare una risposta, a prendere posizione. Nel deserto della storia, lontano dalla terra promessa, stanco del troppo camminare e del continuo cercare nel buio delle notti, attanagliato da una fame sempre più esigente e urgente, questo popolo ha dovuto rispondere alla solita assillante domanda: pietre o pane? Quante volte i cristiani, ad ogni livello, hanno ceduto alla tentazione di saziare la propria fame di tranquillità, di pace, di sicurezza, prendendo la prima «pietra» che è stata loro offerta: «pietra» del denaro, dell'importanza, del privilegio, dell'alleanza con i potenti, dei «concordati» di ogni genere, della diplomazia, dei primi posti.
Tentazione di trasformare in pane ciò che assolutamente deve restare, nelle mani di chi accoglie Dio e Gesù Cristo, pietra di un deserto dove Dio non può abitare.
Perché è con la scusa di Dio, con il pretesto del Suo Regno che il tentatore si avvicina a Gesù e gli fa la sua proposta; ed è con la scusa ed il pretesto di Dio che la Chiesa, nel suo cammino, ha tentato di fare quello che Gesù ha respinto e insegnato a respingere. Di fronte alla prova, Gesù sceglie di restare con la sua lunga fame; come sceglie di restare nel suo silenzio e nella sua povertà e impotenza di Servo sofferente e di Agnello mandato al macello.
Il Regno di Dio passa necessariamente da questa scelta, ha bisogno di uomini e di donne (cioè di una Chiesa, di un Popolo) che siano disposti a patire la fame, la sete, la nudità, l'agonia, la croce, piuttosto che accettare di far diventare «pane» ciò che non può produrre la vita, ma solo la morte.
Uomini e donne che si rifiutano coraggiosamente di prostituire i valori di Dio in realtà, mentalità, sistemi, mezzi che appartengono unicamente al deserto di Satana.
Questa io sento come «conversione», come cambiamento di cuore, come visione rinnovata dell'esistenza secondo la misura del Cuore di Dio.
Ci sono delle realtà della vita e della storia che si presentano al cuore dell'uomo come dei valori da raccogliere e far propri, mentre invece sono soltanto idoli e miraggi di un deserto bruciato dal male. Il mettersi dalla parte di Dio attraverso Gesù, comporta necessariamente una scelta che è una lotta contro questi falsi valori.
C'è tutto un «mondo» che non è cristianizzabile, che non può essere battezzato e benedetto; un «mondo» che non può essere redento perché è fuori del Mistero di Dio e del Suo Regno.
Gli uomini sono tutti riscattabili da qualunque abisso siano stati inghiottiti e da qualunque smarrimento provengano, ma certi falsi valori che essi raccolgono e tentano di elevare a ragioni di vita e a sostanza dell'esistere e dell'agire sono semplicemente da respingere e rifiutare. Le pietre non possono e non devono diventare pane.
Una Chiesa che tenta di cristianizzare, e quindi di giustificare il potere del denaro, il diritto del più forte, la violenza dei potenti, lo sfruttamento economico, l'omertà della diplomazia, il militarismo degli stati, rischia continuamente di restare fra le pietre di un deserto dove Dio non può abitare. E quindi di non dare il pane vero che sazia la fame degli uomini che è solamente Gesù Cristo, e proprio quel Gesù che accetta di restare con la sua fame e con la sua debolezza, pur di non lasciarsi trascinare nella diabolica illusione di far nascere del pane dalla pietraia del deserto.


don Beppe


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1971, Marzo 1971

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -