2 - Motivi di Fede

Da molto tempo penso e credo profondamente che per una conoscenza di Dio e cioè Amore che vuol dire rapporto di comunione chiara, immediata, totale, di Dio e di me coinvolgendovi tutta J'esistenza, sia sufficiente una semplice e dolce intuizione religiosa di tutte le cose. Cercare di vedere e di contemplare tutto come in una trasparenza, non finalizzando mai niente in se stesso, ma cercando con semplicità lo so che anche Lui, Dio, è questa trasparenza, cioè questa luce che non ha nemmeno una sorgente perchè è luce in se stessa, non ha raggio di splendore perché è tutta diffusione di sé.
E è Mistero inconoscibile, invisibile, unicamente perché è luce abbagliante, folgorante fino alle misure estreme che si identificano col buio, la tenebra, cioè l'impossibilità di vedere per il troppo abbagliare di luce.
La creazione, l'universo non so quanto sia manifestazione di Dio, realtà di mediazione attraverso la quale qualcosa di Lui può arrivare fino a noi, quasi un tentativo di Dio di scoprirsi, di manifestarsi, di rendersi in qualche modo visibile e sperimentabile.
Mi pare assai di più che la creazione, tutta la realtà di esistenza, sia invece un velarsi di Dio, quasi un nascondersi, un modo di rendersi visibile e percepibile perché copre se stesso quasi a rendere opaca la sua luce, nebbiosa la sua visione, faticosa la sua esperienza: il suo dolce e meraviglioso adattarsi alle nostre possibilità di visione e quindi di Amore.
Prima della creazione penso che tutta l'esistenza era scopertamente la diretta, immediata, totale, assoluta, unica, esistenza di Dio, luce spiegata, non contenuta, non limitata, dilagante all'infinito. Invisibile e incomunicabile altro che da Dio e raccolta e vissuta unicamente da Dio (la Trinità di Dio nella sua unicità e comunicabilità è verità, semplice e perfettissima, a pensarci bene in una virtù contemplativa assai più che in una disquisizione teologica).
E' in questa manifestazione di Dio nella libertà assoluta del suo essere, nella espansone da niente contenuta del suo esprimersi, è in questa unicità di Dio e luce colmante l'infinito, è in questo essere Dio tutto, totalità a solitudine perfetta e Lui solo esistenza unica, che Dio ha posto la creazione, l'universo, la materia, lo spirito, l'umanità...
Cioè un velo sulla sua luce, una nube nel suo cielo totalmente azzurro, una nebbia sul suo sole; oppure un fuoco nel suo buio impenetrabile, una volta di stelle nella profondità infinita della sua notte.
E non tutto questo per rendere faticosa la sua conoscenza, il cercarlo angoscia senza fine, rincontrarlo miracolo quasi impossibili e il possederlo sogno di voglie assurde, ma unicamente e soltanto perché noi si potesse esistere, perché l'universo potesse essere: e l'esistere e l'essere (e cioè l'universo, la vita, la storia) fossero la possibilità per Lui di manifestarsi, di poter essere intravisto, di dover essere cercato e quindi appassionatamente amato.
L'universo, il mondo, la vita, la storia (la Rivelazione) non è qualcosa di Dio, una sua indicazione e nemmeno una sua immagine: mi piace e mi incanta molto di più accogliere tutto come il limite che contiene l'infinito, il segno indispensabile perché possa essere indicata la realtà, il velo che rende possibile, visibile l'abbagliare della luce...
La Fede è sapere di questo modo inevitabile dei manifestarsi di Dio e ricerca faticosa e appassionatamente amorosa di varcare il limite, di andare al di là del segno, di scindere da cima a fondo il velo.
Il camminare di ogni giorno e l'andare instancabile e irresistibile verso i margini del limite che è l'esistenza, verso il giro dell'orizzonte che chiude il finito, verso il rarefarsi dell'ombra nella penombra e sempre più nello splendere della luce...
Il mondo non è un nemico. L'universo non è un ostacolo cattivo. La storia non è una maledizione. L'essere vivi non è una condanna...
E' la scelta di Dio dove Lui possa porre le condizioni necessarie perché Dio si manifesti, si offra e scavi sempre più voglie infinite, angosciose ed esaltanti di Lui. La civiltà, cioè il progresso dell'umanità, in una seria visione religiosa, è rendere sempre più ravvicinato il limite della creazione, rarefare la nebbiosità che copre l'abbagliare della luce, sempre più l'infrangere il velo.
E' la fatica dell'umanità di rompere e di superare ciò che Dio ha volutamente posto intorno al suo assoluto: e il dramma cresce ogni giorno perché questo è il destino della creazione di essere vinta, perché così è il richiamo di una irresistibilità assoluta ad un andare a Lui per un perdersi in Lui. Perché questa è la vita.
E' il bambino da nascere, direbbe S. Paolo e le doglie stanno già travagliando il mondo e scuotono in grida d'angoscia l'umanità.
E' molto semplice capire tutto questo guardando, in una semplice contemplazione che abbraccia in un unico sguardo tutto il suo Mistero, Gesù Cristo.
Da ogni più piccolo fatto della sua storia, ad ogni sua parola, è indicazione perfetta e meravigliosa di tutta la realtà dell'esistenza.
In Lui si sono già compiute tutte le cose ed è qui la salvezza del mondo perché Lui l'ha reso già vero in se stesso l'universo, l'uomo e ogni cosa e alla fiumana della storia di ogni uomo e dell'umanità intera ha posto i suoi argini contenenti ogni dilagare, perché tutto scorra verso lo sfociare nell'oceano, ma specialmente per impedire che niente ristagni in paludi d'acqua ferma, in laghi senza sfocio, in acquitrini senza vita.
Gesù è violenza di movimento, è esasperazione di ricerca, è fuoco che incalza e divora, spietato per troppo Amore, terribile per troppa verità, sempre più verso i limiti estremi dell'esistenza dove rincontro con Dio e la visione di Lui è semplice come un velo che si scinde, una nebbia che svanisce, una porta che si apre, un arrivare dove si è infinitamente attesi.


don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1971, Marzo 1971

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