Un penoso problema

Non vogliamo parlare degli scontenti perchè eternamente pessimisti. Depressi in permanenza, non vedono sempre che il lato brutto delle cose, sempre pronti a cogliere tutto ciò che può scoraggiare, spengere perfino la speranza.
E nemmeno degli scontenti per delusioni patite. Rimasti delusi qualche volta, contrastati nel loro ideale, bloccati nei loro programmi, «tutto il resto non può che essere sbagliato, tutto andrà sicuramente a rotoli, ormai come soluzione non rimane che il cataclisma finale».
Vi sono anche gli scontenti per partito preso, per posizioni ormai definitive. Siccome «le cose vanno come vanno e non vanno invece come dovrebbero andare», allora non possiamo che essere avviati verso il disastro: quindi scontentezza radicale. Tutto da rifare. E generalmente questa scontentezza si rifà al passato e è fatta di rimpianti di «quando tutto era veramente un'altra cosa». Oppure, in altri casi, del resto assurdi come questi di cui sopra, scontentezze che possono arrivare fino alla insopportazione del presente, perchè «la soluzione di ogni problema è un'altra e fino a che non si arriverà a quella, niente da fare, tutto è sicuramente sbagliato».
E potremmo continuare a lungo nella descrizione delle innumerevoli scontentezze umane.
Siamo naturalmente degli scontenti e quindi è logico che troviamo scontentezze dovunque, in noi, intorno a noi, nelle istituzioni sociali, nell'andamento delle cose della storia. Se piove o è il sole. Se si è ricchi o poveri. Se si è buoni o cattivi. Se si invecchia o si muore prima del tempo... non va niente bene, mai, la scontentezza e veramente pane quotidiano.
Ma non è di questa scontentezza fatta di pessimismo, di umore cattivo, di sangue nero, di contrasto per partito preso, di opposizione a tutti i costi, di cui vorremmo parlare. Questa scontentezza ha bisogno soltanto di pazienza in chi ne sta soffrendo (non dev'essere molto allegro essere sempre degli scontenti) e in chi la deve sopportare (perchè il cielo nuvoloso e la pioggerella che non smette mai stanca i nervi a tutti).
Vi è invece una scontentezza capace di rendere profondamente scontenti ma non per motivi propri, personali. Non vi è ombra di amor proprio in questa scontentezza, non vi è per niente ricerca di se stessi e di ritorno, d'interesse personale.
E' la scontentezza determinata da un Amore appassionato alla verità, da una sete e fame insaziabile di giustizia, da misure impossibili d'ideali, da ricerche troppo urgenti e impazienti che tutto sia perfetto, rispondente, coerente...
E' una impossibilità totale di rassegnamento alla mediocrità, alle mezze misure, al compromesso. E' forse quando Dio è apparso in tutta la Sua misura infinita di Verità e di Amore. E' dopo che ci è passato accanto Gesù Cristo e ha lasciato nel cuore lo struggente bisogno che questo mondo abbia qualcosa di Lui per poter essere sopportato e amato e giustificato ad esistere.
Chi sa dire qualcosa di questa misteriosa scontentezza che è nostalgia di Cielo, è violenta presenza di Dio nel mondo, è forzatura dentro l'anima umana per richiamo irresistibile all'Unico Tutto?
E' di questa scontentezza che vorremmo parlare anche se sappiamo molto bene che è difficilmente distinguibile dall'altra, da quella fatta di pessimismo sterile e vuoto.
E' a questi scontenti che vorremmo rivolgere tutta la nostra attenzione e la nostra simpatia, chiedendo per loro considerazione e rispetto, attenzione e gratitudine.
Considerando a fondo questo problema della scontentezza umana e quindi degli scontenti può darsi che spesso giudichiamo il problema con troppa superficialità e è per questo che gli scontenti normalmente vengono poco considerati, per non dire respinti, se non addirittura mal visti e insopportati. Scocciano soltanto e infastidiscono. Riescono soltanto a complicare le cose, forse spesso arrivano a svalutarle e quindi intralciano sempre, sono bastoni fra le ruote. Alla larga quindi più che sia possibile.
E dimentichiamo spesso che allontanando gli scontenti e disprezzando le loro eterne scontentezze, siamo spaventosamente degli orgogliosi, rischiamo di continuare a fare male le cose che facciamo, può darsi che lasciamo cadere dei valori di grandissima importanza. E specialmente può darsi - e questo è il guaio più grosso - che non raccogliamo un vero e profondo Amore alle cose e a noi stessi e non raccogliere l'Amore si sa che è sempre pura perdita anche se nel frattempo si guadagnasse il mondo intero.
E' facile dire: ma insomma tu sei sempre scontento, per te va tutto male. E detto questo chiudiamo il discorso e ci mettiamo in pace.
Lo scontento rimane nella sua scontentezza, ma noi abbiamo respinto la sua sofferenza - a non riuscire ad essere contenti, specialmente quando piacerebbe tanto esserlo, è terribile sofferenza.
E' stata lasciata cadere nel vuoto una ricerca che era sicuramente vera perchè fatta di sofferenza, non è stata raccolta una sincerità offerta con speranza e fiducia. E' stato disprezzato tanto Amore e Amore vero, disinteressato, determinato dalla voglia che tutto sia buono, perfetto, Amore vero che rischia pazientemente di essere respinto, che si offre anche quando sa di non riuscire gradito, Amore vero che sa bene che tutto è da rimetterci, Amore che non è piaggeria, adulazione, sentimentalismo, ostentazione, ma profonda e totale sincerità di attaccamento - chissà per quali motivi strani di simpatia - al problema in discussione e alla persona che lo propone.
Si rimane più poveri a respingere gli scontenti, a non prendere in considerazione seria le loro scontentezze. Più poveri, fino ad essere dei miserabili, perchè chiusi nel nostro egoismo, rinserrati nelle nostre sicurezze, mangiati dal nostro orgoglio. E impoveriti perchè mancheremo di una visione più ampia, di un cuore più aperto, di una intelligenza più pronta. E miserabili perchè incapaci di trovare bontà in una critica, interessamento in una scontentezza, Amore in un'offerta di un qualcosa di diverso che potrebbe anche essere di più di ciò che noi abbiamo.
Perchè non è vero che noi facciamo tutto bene fino al punto che meglio è impossibile. E' stupido pensare che noi abbiamo sempre ragione. Che noi siamo la saggezza e che la prudenza non ci fallisce mai. Le posizioni dogmatiche sono una grossa, anche se assurda, tentazione. E l'infallibilità è tanto facile allargarla ad ogni problema e arrogarsela fin sull'ultima cattedra.
Ciò che segna una impossibilità di avvicinamento delle scontentezze fino ad una loro seria presa in considerazione, sono le posizioni di superiorità, di distacco, di privilegio. E' l'essere rimasti isolati, è per via d'avere gente d'intorno che dà sempre ragione, per la quale va tutto bene e sono una gran cosa anche gli starnuti del principale.
E' in fondo tutta una situazione, spesso, di artificiosità, Dio non voglia, di arroganza o di comodità, sicuramente di idee sbagliate sul rispetto, sulla riverenza, sull'obbedienza, sulla devozione, sulla dipendenza....
E' poca e spesso nessuna considerazione del pensiero degli altri, delle loro scelte personali, delle loro posizioni particolari, dei loro ideali, delle loro coerenze e anche della debolezza, fragilità, sentimentalità che crea in loro particolari sensibilità e necessità assolute di sincerità fino a vere e proprie incapacità a rimandare, a lasciar cadere, a non occuparsi ecc.
Spesso il problema di un rapporto non sereno e cordiale e accogliente e aperto, verso gli scontenti e le loro scontentezze è poco Amore alla verità per non dire paura, è bisogno di un pacifico conservatorismo, è timore di perdita di autorità e d'importanza, è non voler rischiare approfitti e invadenze.
E spesso è perchè gli scontenti sono povera gente. Sono degli immediati e degli imprudenti. Sono anche degli ingenui quando si mettono a dare seguito e importanze alle loro scontentezze, e addirittura imperdonabili quando arrivano a credervi, insopportabili. Spesso sono anche degli orgogliosi perchè viene loro con facilità da disprezzare e poi non si arrendono facilmente. Hanno un senso del rispetto tutto loro particolare e vogliono bene in modo stranissimo perchè non si preoccupano se sono motivo di sofferenza per chi amano. E poi pretendono perfino l'impossibile. E loro poi non sono buoni a nulla, ma a nulla davvero, all'infuori d'essere sempre che degli scontenti.
Sarebbe bello però voler bene agli scontenti. Spesso abbiamo pensato che la Chiesa possa prendere in considerazione questo problema umano perchè la Chiesa può avere tutta la libertà di aprirsi a tutta la ricerca della verità perchè essa ha la sicurezza della verità essenziale. Perchè la Chiesa che è la custode della Verità rivelata può e deve amare chi la ricerca della verità può soffrirla fino alla scontentezza. E perchè la Chiesa sa che ogni essere umano ha sempre un po' di verità, come anche in qualsiasi frammento di specchio frantumato un raggio di sole. E che la verità nel mondo è come il grande disegno del mosaico, ma ogni pietruzza ne fa parte e lo compone. E poi che ogni uomo è buono e può voler bene...
Vorrei tanto che dal Papa all'ultimo curato di campagna, tutta la Chiesa avesse la dolce bontà di accettare volentieri le scontentezze determinate dalle condizioni a volte dolorose e drammatiche, di questa povera umanità: le scontentezze per l'ingiustizia, l'oppressione, la cattiveria, le condizioni di fatica materiale e morale, la realtà di problemi terreni e celesti, individuali, familiari, sociali.... e anche le scontentezze perchè la Chiesa non risponde pienamente alle attese, non è testimonianza totale fra gli uomini, di Dio, non è immagine e somiglianza perfetta di Gesù Cristo....
Questa scontentezza spietata, impaziente, pressante, sincera, appassionata, che non sopporta, non si arrende., sconcerta e sgomenta, ma tutta unicamente perchè così è l'Amore.



La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1965, Marzo 1965

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