Lettere fra amici

Carissimo,
dopo oltre due mesi dalla mia partenza dall'Italia mi faccio vivo. Credo che si ricorderà di me dell'incontro frettoloso di ritorno dall'Isola di Capraia. Vorrei se fosse possibile mantenere i contatti per non estraniarmi del tutto dal nostro mondo «occidentale» ed avere costantemente così un punto di riferimento per confronti utili... più... il non indifferente tesoro dell'amicizia.
Qui, all'estremo sud del Messico (costa del Pacifico e confine con Guatemala) in questa diocesi di 500.000 abitanti e venti preti, non so se si rendono conto realmente della situazione specie in rapporto all'avvenire. Scoppierà tutto? Ciò che mi impressiona di più è la quantità enorme di bambini tra 7-12 anni, cosa sarà... quando saranno cresciuti? In molti borghi della Parrocchia (la Parrocchia conta 111.000 abitanti) si arriva solo una volta all'anno, a poco a poco la situazione della presenza fisica del Prete migliora, ma il vero lavoro quando incomincerà?
Lo spirito del clero è molto buono - un Vescovo formidabile - la situazione della «Chiesa senza privilegi» per la particolare legislazione messicana (i sacerdoti non godono dei diritti civili, voto, ecc.) proibizione dell'abito talare, delle Processioni ecc. è buona cura contro la facilità al culto esagerato dei Santi.
Alla resa dei conti sarà da ringraziare il Signore di queste «persecuzioni»?
Sarà possibile il trasferimento di qualcuno dei suoi amici all'America Latina?
Grazie di tutto.
don. E. M.


Carissimo,
è qualche giorno che penso tanto a Gesù, alla Sua presenza in noi, al nostro dovere di essere abbandonati. E' giusto e bello che Lui sia sempre più ogni cosa e che riconosciamo che la Sua umanità è tanto migliore della nostra, che Lui realizza ogni pienezza e perciò Gli cediamo ogni diritto di vita. Anche perchè Dio solo è il Vivente, e ogni cosa esistente dipende da Lui ed è Sua - e se noi siamo nel Suo Pensiero, e in Gesti siamo così intimamente Suoi e tanto Amati e seguiti, non mi interessano più le altre cose e difficoltà, ma voglio solo aprirmi a raccogliere il rapporto delle cose con Dio e dargli gloria per il Suo esistere.
Credo che si sentirà sempre il bisogno di amarLo con tutto ciò che si è, ogni attimo, e nello stesso tempo il senso del nostro limite così tanto avvertito.
Ma credo che nessuna ricchezza umana di affetto e intelligenza ci sembrerebbe abbastanza per amarLo, e allora l'unica via è essere tanto piccoli, dimenticarsi completamente, fissarsi in Lui per essere dispersi in ogni luogo e donati ovunque, perchè se siamo pacificati da Lui tranquillizzati da Lui, dimentichi e gioiosi per causa Sua, potremo essere per Lui e per gli altri pace, riposo, gioia.
Un oceano di cose tutte molto belle.
M. G.


Caro don...
si deve assolutamente accettare tutto da Dio, vero? Anche se si tratta di piccole cose che però fanno stare male e mi fanno sentire tanto incapace, misera.
Vado a Lui come una mendicante: io non ho nulla, da offrirGli: non ho mai stranamente niente da dargli, è sempre Lui che dà.
Mi sembra che la mia vita sia un continuo ricevere senza dare. Desidero ora dargli tutta me stessa, amarLo ora, mentre sto comodamente stesa a letto.
Come è difficile pensare a chi non ha un letto, a chi non ha cure... e non ne soffro neanche tanto. Quando sono ammalata non riesco neppure ad afferrare bene il senso della mia vita; mi sembra così strano che io possa pensare a donarmi interamente mentre sono tranquilla in una camera calda. Ma ora Dio vuole questo da me. Forse non importa neppure molto se mi sento apatica e vigliacca. Tutto ciò che è sentire, lo dice sempre lei, è sempre un po' sospetto.
Come si può amare tanto Dio ed essere così incapaci di far qualcosa per Lui: non è tutto un contrasto? Mi ritrovo sempre una mendicante che sa porgere solo la mano: quando non so dargli nulla ritorno sempre a chiedere; credo proprio che passerò la vita a stendere la mano!
Sono felice però di sapere che posso in ogni istante contare su di Lui e amarLo. E' veramente Lui che deve essere tutto: ne ho la sicurezza, eppure è così difficile vivere nel presente questa realtà che è poi così semplice ma così determinante!
Dica a Dio di farmi essere più generosa, di amare di più.
In Cristo affettuosamente.
G.


Carissimo
la circostanza del Natale offre, con gli auguri da fare, l'occasione di parlare un poco cogli amici, con chi è fuori della propria legalità e convenienza e parlare col quale è un bisogno dello spirito anziché un dovere della propria urbanità.
Ho ricevuto da don... tue notizie. Ti trovi solo e puoi immaginare come la tua solitudine sia sentita da tutti noi. Il Natale della solitudine, del vuoto, del sentirsi aggrappato alla vita quando attorno c'è la vita nella sua intimità che viene meno, si sgretola. Ogni epoca ha il suo modo di rinnovare il Natale dì Cristo. Ogni uomo ha la sua strada che lo porta al Natale di Gesù. E Natale è soffrire il male del proprio tempo perchè ne venga un bene. Non ha forse preso il Signore la nostra carne malata, perchè nella Sua sofferenza diventasse divina in certo qual modo?
E Natale è sentire nelle proprie membra la vita divina che le fortifica, le irradia, le fa degne di corredenzione.
E Natale è deporre nella propria miseria sanguinante il Cristo di Betlemme perchè possa continuare nel mondo l'opera di redenzione: ha bisogno del nostro corpo per non spegnere il Suo corpo nel mondo.
Ti sarò tanto unito, in questi giorni, più con la preghiera a Cristo perchè ti faccia degno della sua opera divina negli uomini, perchè nella prova lacrimevole di oggi, faccia brillare il sereno, il conforto, la gioia per vivere di Lui.
Sempre tuo affezionatissimo don..



in La Voce dei Poveri: La VdP dicembre 1964, Dicembre 1964

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