Lettere fra amici

Cara sorella,
grazie un mucchio di quella tua «sovrabbondanza» che mi è arrivata come un soffio d'aria buona di mare aperto e limpido, quassù tra i miei monti che ora sono tutti fioriti di verde, nel sole di primavera. Ti scrivo con l'anima piena di riconoscenza, di affetto, di dolce meraviglia per tutto il bene che mi vuoi, che «gli altri» mi vogliono: è veramente bellissimo potersi amare così solo perchè quello che conta è Lui, il Suo Amore, il Suo Regno. Io ne sono felice e credo proprio che non sia possibile volere più bene di così, con tutta l'anima, in totale chiarezza e libertà, perchè il voler bene a te, agli altri, a tutti è diventato un voler bene, e sempre di più, a Dio.
Sento con violenza indicibile che l'Amore di Dio è veramente tutto, che Lui è sicuramente la Luce che dobbiamo lasciar bruciare nel fondo del nostro essere: mi viene allora un'oppressione tale che le lacrime sono come i fiori che spuntano sui rami per la violenza della linfa che si muove dentro. Sarà sentimentalismo? Non credo, perchè il Suo donarsi a noi, il Mistero di Gesù, del Cristianesimo, dell'Amore che deve incarnarsi in ogni nostro gesto, diventare VITA di ogni giornata, è oceano troppo immenso che si rovescia nel nostro povero cuore, che a volte mi sembra normale non possa reggere l'urto e che tutto trabocchi.
Mi sto incamminando sempre di più dentro il solco silenzioso della preghiera: sento e credo che solo così l'Amore potrà colmare il mio vuoto e rendere feconda la mia Verginità. Quando prego molto, raccolto nel silenzio della mia chiesa, l'anima si allarga in dolce accoglienza del Mistero dì Dio e tutto sì ricompone in unità, nel Suo Essere, nel Suo Esistere, nella Gioia che Lui sia tutto e sia dentro la storia del mondo, a preparare giorni di luce e di pace per tutti i poveri della terra.
Dobbiamo aiutarci: darci la mano tutti insieme, e tirare avanti in questo cammino che scende sempre più sotto l'ombra della «Grande Croce» di Gesù, perchè la Gioia di Dio ormai fiorisce sulle braccia aperte e inchiodate alla Croce del Suo Figliolo. E allora, è vero che bisogna farci un po' di calore lungo la strada perchè non ci vinca la paura, o il desiderio di un cammino più comodo e confortante: a noi è chiesto di vendere tutto, di perdere tutto, di non possedere più nulla che non sia Dio e il Suo Amore per ogni creatura.
Ogni mattina ti metto nel cuore di Dio, accanto all'ostia bianca che offro al Suo Amore perchè io, te, tutti possiamo essere trasformati nel Suo Corpo e essere mangiati dai poveri di questo mondo per la loro Speranza e la loro Salvezza. A volte sembra tutto assurdo, tutto impossibile: ma la Fede in Lui è proprio questo andare al di là del velo che copre le cose e la vita umana, per vedere con occhi di bimbi piccoli, semplici, innocenti il Suo Volto d'Amore. Proprio come Sua Madre: così disponibile, così tutta perduta nel silenzio del Dono e dell'Amore, tutta costruita dalla Fede nel Dio vivente.
Vorrei proprio essere una piccola fetta di cielo, come tu dici: e non voglio proprio che tu la debba vedere crollare: voglio che Lui vi accenda una stella, anche una sola, per la gioia di chi cammina nella notte ed è solo.
Tu, sorella, ricordami al Signore del Cielo, perchè la mia notte s'accenda sempre di più della sua luce e le stelle vengano a fiorire a grappoli lucenti.
Un mare di bene


* * *


in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1964, Luglio 1964

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