Lettere fra amici

Carissimo don Sirio,
come lettere di un fratello maggiore arrivano tutti i mesi i due giornali: e tutte le volte è un desiderio di rispondere, di scrivere, non fosse altro che per dire che sì, che ci credo anch'io a quello che leggo, che bisogna andare avanti. Ma non le ho più scritto perchè mi accorgo che in questo modo volevo sempre parlare di me, parlare troppo, rubare il tempo per darle notizie di poca importanza, e invece non bisogna farlo, bisogna lavorare e stare zitti, sicuri che si è insieme vivendo insieme nel lavoro. Ciò le scrivo perchè ho letto sulla Voce dei poveri, in un lungo articolo di fondo, una frase del Vangelo che sto imparando ad amare molto in questo periodo; è quella che ci insegna come tutti i capelli del nostro capo siano contati dal Signore, proprio da Lui, che ha tanto da fare, che deve amare la Filosofia, l'Arte di questo mondo {e forse di altri), che deve dare la Grazia, ecc. Ebbene, Lui conta anche ì nostri capelli. E' meraviglioso ed è pieno di amore che sia così da parte Sua: ci aiuta a rifarci quel cuore così felice e fiducioso da bambini che Lui ci chiede con tanta insistenza, lo, come tutti noi, che lavoriamo insieme dentro al mondo e alle cose, con tutto l'amore e il dolore, la felicità, la rabbia e lo scoraggiamento di cui siamo capaci, sono molto riconoscente a Gesù di aver detto quelle parole..., come tutte le altre, del resto, che ha detto per renderci poveri e umili, bambini, davanti a Lui.
Non c'è nulla di più del nostro lavoro umano, in mezzo agli uomini e alle cose, che ci possa dare una esperienza così violenta di dolore e nello stesso tempo, per contropartita, un'esperienza così immediata della povertà che il Signore continua a volere per noi, per il nostro bene. Dalle Sue parole si capisce anche che deve avere amato molto le cose della terra e noi tutti: è una cosa bellissima che sia così perchè non possiamo più arrabbiarci con nessuno, non possiamo più "scandalizzarci" di niente, non possiamo più dire parole amare o sfiduciate o accusatrici.
Mi sembra una lettera un po' inutile questa che le ho scritto, non so bene se sono riuscita a dirle quello, che volevo: ma non ha molta importanza, volevo solo ricordarmi al suo affetto e alla sua preghiera che, per conto mio, cercherò di ricambiare ogni giorno.
Spero di poterla vedere al mio matrimonio, e le scriverò per la data precisa: per ora io e.... ci stiamo preparando a vivere insieme ed è un momento difficile. Difficile ma pieno di gioia: il matrimonio è in qualche modo come l'unione a tutte le cose, a tutti gli uomini, al lavoro che si fa sulla terra ogni giorno, si è in due a leggere il Vangelo e a volerlo vivere, e ci si accorge che non si è più in due ma in tantissimi, e che non ci si salva in Dio l'uno senza l'altro.
La saluto con affetto.
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Abbi un solo desiderio: essere completamente senza incertezze, colui che Dio desidera che tu sia.... e sarai perfetto.
Quoist



in La Voce dei Poveri: La VdP maggio 1964, Maggio 1964

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