Lettere fra amici

Carissimo don Sirio,
eccomi di nuovo a.... fra le persone care, nei luoghi abituali, col lavoro solito e sempre nuovo.
Avei voluto venirla a trovare a Viareggio; ma anche se i chilometri erano pochi, più dure e insormontabile ostacolo fu la burocrazia militare. Ad ogni modo, anche per la sua bontà nell'inviarmi le sue cose, son riuscito a seguirla un po'.
Credo proprio, don Sirio, che il Signore stia condividendo l'opera che lei svolge; nella condizione operaia è dentro nella maniera oggi possibile, nella maniera in cui oggi le si chiede, perchè - come tutti noi del resto - siamo inseriti in una Chiesa che sta compiendo solo ora dei passi di vero rinnovamento e che, per molte cose, non è quindi matura. E' triste e doloroso, ma la nostra generosità, se è davvero tale, lo deve essere sia nel voler dare, che nel saper accettare.
C'è un pericolo, di cui forse già parlammo a voce: che a furia di scrivere si finisce per abbandonarsi alle parole e per staccarsi man mano dalla realtà. Ma, vedendo i primi due numeri del giornale, mi sembra che ciò sia ancora tanto lontano. Ci son su delle voci vere, delle testimonianze concrete. E il suo compito qui appare sempre più quello di non solo offrire loro possibilità di sfogo, ma di guidare quelle persone, di mostrare loro il fondamento divino di ogni fatica. Perchè la Chiesa è per natura la Chiesa dei poveri, degli umili, degli afflitti. Cristo è venuto proprio per salvare quel Adamo che «con fatica trarrà ogni giorno nutrimento dalla terra» e quell'Eva che «con dolore partorirà i suoi figli»; è alle loro «tribolazioni e spine», che è venuto a portar sollievo.
Ma non voglio tirarla molto per le lunghe. Allegato a questa mia troverà un assegno; è un contributo di .... - la ragazza cui voglio bene da qualche tempo - e mio: è frutto del «nostro lavoro». Se per il suo giornale potrà avere una qualche utilità pratica, per noi riveste un certo significato: è uno dei primi atti che facciamo concretamente insieme, maturati in una comune esperienza. Siamo ai primi passi, stiamo cercando: tanto è faticoso, tanto è bello. Convinti soprattutto che sia stato il Signore a chiamarci l'una all'altro, vogliamo che la nostra unione sia fondata proprio nella Sua Luce. Ma parlarne, adesso, si correrebbe il rischio di rifugiarsi nei desideri e nei programmi: meglio attendere un po' la realtà dei fatti e le nostre prove concrete.
Ora, don Sirio, la lascio. Spero che, con l'avvento della buona stagione, capiti la possibilità di venire in quel di Versilia!
Un carissimo ricordo.


***


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1964, Marzo 1964

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