La Grande Croce

Sempre più mi si sta scoprendo e entra nell'anima come l'acqua di un fiume, che ha straripato, irrompe attraverso le finestre dentro una casa, l'enormità del problema di incarnare il Cristianesimo dentro questo mondo, nell'esistenza della umanità.
Quando poi misuro - ed è ad ogni momento perchè questa esperienza è inevitabile, non ci se ne può nemmeno distrarre - la sproporzione che passa fra i Misteri che si devono incontrare e saldarsi insieme fino a formare un'unica esistenza; il Cristianesimo, cioè, e l'umanità e me che a questa incarnazione sono stato eletto e destinato, fino ad essere l'unica ragione della mia vita, allora prende uno sgomento indicibile, quasi un senso di terrore.
E' il problema del trovarsi davanti alla montagna, guardarla nella sua mole maestosa e solenne, per essere lì a ordinarle di muoversi e di gettarsi in mare. Roba da matti. E ho capito cosa vuol dire «quel granello di Fede», di cui Gesù parla.
Non ho quella briciola di Fede perchè la montagna mi fa terrore nella sua mostruosa immensità. E provo, fino alla vergogna, il senso di ridicolo a continuare a sognare di poterla smuovere e farla camminare fino a gettarsi in mare e inabissarvisi.
Mi sento solo, spaventosamente inerme, con povere mani vuote: perchè ho lasciato cadere ogni affidamento perfino alla speranza di cose terrene. Ho perduto ogni fiducia, a poco a poco, durante il cammino, perchè ogni cosa si è andata svalutando. Anche gli amici sono rimasti indietro, forse perchè sempre più capivano che era impresa da pazzi e della pazzia tutti hanno paura. E si cammina insieme fino a che la strada è sicura, larga, ben tracciata e corre per paesi e città abitate, dove ci si può sempre fermare e costruirvi un'esistenza normale. E chi si ferma qui e chi si sistema là. E a volte ci si lascia senza neppure salutarci perchè chi si sente arrivato non riesce nemmeno più ad immaginare che la strada continua e qualcuno può darsi che debba e voglia seguirla.
Così a poco a poco la solitudine cresce e cresce l'impressione dell'impossibile, la paura del vuoto e dell'inutile, fino alla sensazione, anche fisica, dell'assurdo.
Si è soli, allora, anche perchè abbandonati perfino dal coraggio, rimasti senza ideale, senz'ombra di sicurezza di dentro, spogliati di tutto, colmati soltanto di stanchezza e di infinito desolato sgomento.
L'unica forza è il voler durare, a costo di tutto, nella pazzia, e questa è la pazzia più grande alla quale ci si possa abbandonare, perchè è consapevole e voluta e quindi responsabile, anche se non più scelta in modo attuale, ma perdurante da una chiara scelta iniziale.
Non vedo allora perchè non si debbano stendere le braccia e allungare le gambe per ricevere, nelle mani aperte e nei piedi distesi, i chiodi che inchiodano sulla croce perchè da tempo la stavamo portando sulle spalle.
Cos'era quel peso da piegar la spalla e troncare la schiena?
Cos'era quel camminare appesantito e barcollante e quella stanchezza indicibile sul cuore come se fosse caricato del peso del mondo?
E quel sentirci condannati all'impossibile, schiacciati e vinti, fra gente tranquilla e contenta, cos'era?
Cos'era quella sofferenza che a volte soffoca, sofferenza nemmeno da poterla raccontare, lacrime che dovevano essere nascoste, senza diritto di essere viste e asciugate da qualcuno, perchè sofferenza assurda, senza quella logica umana, naturale che ha ogni altra sofferenza che affligge il corpo e l'anima umana?
Da tanto tempo (forse da quando abbiamo scelto Dio come unico motivo d'esistenza o meglio ancora è da quando Dio ha scelto noi e quindi da sempre) stiamo portando questa croce e la portiamo avanti unicamente fino al posto giusto per esservi inchiodati sopra, fino al luogo adatto (chissà dove sarà questa zolla di terra) dove poter essere piantata e morirvi sopra fra la terra e il cielo.
E' il Mistero della grande, unica Croce. La Croce del Mistero cristiano. La Croce di Gesù e la nostra. Non sono diverse, non possono essere diverse. Il nostro destino è stato segnato dal Suo. Non dobbiamo nemmeno lamentarci e tanto meno sorprenderci. Cosa credevamo che fosse il Cristianesimo? Cosa siamo andati a cercare se non Gesù Cristo?
La grande croce aspetta le tue mani e i tuoi piedi, vuole tutto il tuo corpo e fin l'anima tua.
I chiodi che inchiodano le tue mani e i tuoi piedi, e quindi tutto il tuo essere umano, sono le tue sofferenze, i tuoi dolori del corpo e dello spirito, i tuoi problemi e le tue angosce, come il sangue che cola è il sangue delle tue vene e le lacrime quelle dei tuoi occhi, ma la croce è la grande Croce del Mistero cristiano, è la Croce unica, quella di Lui, quell'unica grande croce posta fra tutto il Cielo e tutta la terra.
Se fosse la tua croce sarebbe più facile accettare di portarla e di esservi inchiodato: chi è senza la sua croce nel mondo? Chi è che può sempre evitarla respingendola lontano da sé?
La croce che aspetta il cristiano è la Croce di Lui, Gesù. E' quella che porta su di sé la salvezza del mondo.
Bisogna accettare questa Croce nella nostra vita fino a essere l'unica nostra Croce. Perché per noi non può esistere altro problema che quello cristiano. Altra ricerca che quella cristiana. Altra speranza o motivo di forza e di coraggio e di gioia che il Mistero Cristiano. Così la nostra vera croce è quella del Mistero cristiano nel mondo, del farsi del Regno di Dio, della Gloria di Dio, della salvezza dell'umanità.
Perchè niente vi può essere di mio e di personale, che riguardi me e basta, e nemmeno vi può essere la mia croce, la croce per motivi miei personali, per sofferenza o travaglio mio.
La croce del cristiano è la grande Croce di Cristo. Vi è una sola ed unica Croce, veramente unica speranza. A quella Croce bisogna lasciarsi inchiodare da Dio e dagli uomini.
Mi ci trovo sempre più davanti a questa Croce e ne sento il legno duro e aspro. Non è la mia croce, quella costruita dalla mia volontà d'esistenza, dalla normalità di un vivere umano naturale, dalla pietra che cade, dall'acqua che bagna, dal fuoco che brucia...
E' la Croce costruita dalla volontà di Dio per me, per questa mia storia strana e assurda di cristiano e di prete. E' la Croce che mi hanno gettato addosso gli uomini con i loro problemi, con le loro disperate ricerche., con le loro urgenze di Verità d'Amore, di salvezza, con il terribile mistero della storia dell'umanità.
E' la Croce messa insieme (una trave inchiodata sull'altra) dei rapporti fra Dio e gli uomini. Fra Dio e te. Fra Dio e l'umanità intera. Rapporti di appartenenza assoluta, di richiamo essenziale, di bisogni infiniti. E di impossibilità terribili.
Questa Croce, da Gesù portata e sulla quale Lui è morto inchiodato come ad un destino spietato, mi è stata gettata sulle spalle e ora sempre più ad ogni giorno che passa, aspetta le mie mani e i miei piedi per esservi inchiodati dai chiodi della mia vicenda personale, dei miei dolori, delle mie malattie, delle mie incapacità, delle mie miserie e dei miei peccati e poi della mia Fede e del mio Amore, di Dio in me sempre più, fino ad essere Lui solo, tutto...
Ho terrore di questa Croce che mi spaventa: morirvi sopra non può che essere agonia e morte inimmaginabile.
Eppure è soltanto su quella Croce che tutto potrà arrivare a compimento per me.

Perchè è soltanto per il Mistero di quella grande Croce che io posso cercare e sperare di ottenere che il Regno di Dio si compia nell'anima tua, che il Suo Amore entri in te e ti possieda, che la Sua verità si faccia in te e sia te in chiarità perfetta. E come in te così nel mondo intero, nella umanità tutta, dato che ormai ho accettato che una zolla di terra sia tutta la terra.
Sto già morendo da un pezzo su quella grande, unica Croce, eppure ne porto nella carne e nell'anima, ancora, qualche volta, la ribellione e quasi la nausea e più ancora la stanchezza e lo sgomento e un'impressione di desolante stoltezza...
Ma non ha importanza. E' normale che il peso di Dio mi sopraffaccia e che il peso dell'umanità mi schiacci. Continuerò ad offrirmi con semplicità e serenità alle smisurate braccia della grande Croce, aperte fino ai confini del mondo. La grande Croce rizzata sulla terra dalla Gloria di Dio e dalla salvezza dell'umanità e sulla quale ha agonizzato ed è morto Gesù e sulla quale deve agonizzare e morire chi è stato segnato dallo stesso destino.


don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP marzo 1964, Marzo 1964

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