Motivi di gioia

Stanno avvenendo cose simpatiche, ogni tanto, e le affermiamo a volo, in questi duri tempi di contrasto fra il vecchio e il nuovo, fra conservatorismi accaniti e innovazioni coraggiose, con gioia profonda.
Ci permettiamo notarle, queste novità, e non solo perchè sono sogni avverati e speranza di liberazioni - e quindi di sistemazioni meravigliose per i tempi che verranno - ma anche e specialmente perchè, pur apparendo come cose di poca importanza, sono indicazione ed espressione di una mutazione, almeno in qualcosa già avvenuta o in via di attuazione e di compimento.
Il pellegrinaggio in Terra Santa di Paolo VI mi ha riempito il cuore di gioia. Ma non proprio perchè il Papa si è messo a fare il pellegrino dando grande lezione di umiltà, di spirito di penitenza, di devozione, di Fede. Ciò che è semplice dovere di ogni cristiano rimane semplice dovere anche per il Papa e non è il caso di far grosse meraviglie che in fondo vorrebbero soltanto dire, a ben pensarci, che quei semplici doveri i Papi non erano soliti adempierli. E quindi gran cosa è risultato il pellegrinaggio di Paolo VI, in se stesso d'accordo, ma anche il fatto che da quando Pietro aveva lasciato le reti sulla riva del lago Tiberiade, non vi era più tornato a rivederlo, con i suoi successori, quell'azzurro d'acque miracolose, dov'era diventato pescatore di uomini, e pastore delle pecore e degli agnelli.
Però alcune cose di quel viaggio mi hanno particolarmente rallegrato il cuore.
Lasciamo andare il quadrigetto, i reattori, le personalità, le solennità, i discorsi ecc. Si sa che gli uomini hanno bisogno di complicare le cose, perchè è soltanto così che credono di renderle più importanti.
Però la guardia nobile è rimasta a lucidarsi gli stivali in Vaticano e così la guardia svizzera e quella palatina sono rimaste in caserma.
E questa truppa d'onore (perchè null'altro significa) è una gioia quanto meno la vediamo intorno al Papa, che ci sembra sempre meno «pezzo da museo»...
E' stata una gran gioia vedere il Papa "difeso" dalla Legione Araba con quei curiosi copricapi da beduini cammellieri.
Il Sommo Pontefice, il Vicario di Cristo, il Capo della Chiesa Cattolica, «affidato» a soldati mussulmani.
E è stata una cosa meravigliosa che non siano riusciti a contenere la folla alla Porta di Damasco e il Papa è stato travolto dalla moltitudine. Una fiumana di umanità che lo trascinava lungo la via dolorosa verso il Calvario. Ho visto una fotografia in cui il Papa è una minuscola testa con lo zucchetto bianco in un mare di teste multicolori.
Ecco: ho pensato che la Sedia gestatoria non poteva attendere ancora molto ad essere riposta nel solito museo di antiche cose. E ne sono stato felice di quel povero Papa così in balia dell'umanità...
E poi dalla Giordania in Israele, affidato alla protezione ebraica, tagliando ogni difficoltà, quasi scavalcando trincee, meraviglioso portatore di pace, e non a parole, ma vivente messaggio di carne e sangue a nome di Gesù Cristo.
L'abbraccio fra il Papa e il patriarca Atenagora. E si sono abbracciati i frati francescani e i monaci greci. Roba da matti, da gioia infinita. Perchè pesava sull'anima cattolica quella pagina del Vangelo che parla di un'offerta da lasciar lì sull'altare per andare in cerca del fratello che sai che ha qualcosa contro di te...
Erano secoli che si sapeva, ma non si riusciva a farne di nulla: ora Paolo VI ha lasciato lì Roma, e è andato a cercare il fratello.
Come si fa a non essere esultanti di gioia? Ci si sente più cristiani, ora, più secondo il Suo Cuore che è soltanto infinito Amore.
Quando ho letto il discorso di Betlem, ho pianto di gioia. Di gioia profonda e dolcissima per essere cristiano, perchè quelle parole sono la mia verità, l'ideale della mia vita, il mio destino... e sono la Verità più meravigliosa, il programma d'esistenza più perfetto, la missione più sublime.
Dio nato fra gli uomini, nel loro tempo e nella loro storia, è questo Cristianesimo offerto all'umanità nella pura libertà dell'Amore e nel Suo Mistero di salvezza.
Ho molto da imparare dall'esempio di Paolo VI e dalle sue parole durante il suo viaggio in Terra Santa.
E anche questa è una gran gioia. Non era capitata gran che fino a questi nostri tempi, a parte Papa Giovanni e la sua meravigliosa, invidiabile morte.


un prete


in La Voce dei Poveri: La VdP gennaio 1964, Gennaio 1964

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