Non siamo d'accordo

In una assemblea del laicato fiorentino, alla presenza dell'Arcivescovo, sono stati trattati problemi e temi riguardanti il Concilio Ecumenico. Togliamo da «Il focolare» settimanale fiorentino dell'Opera Madonnina del Grappa, un brano di un articolo del prof. Pieraccioni che tratta dei lavori di questa assemblea.
Tolti alcuni punti, del resto così poco trattati, non siamo d'accordo con questo modo di sentire il problema della povertà e in particolare quello della Chiesa e ci dispiace, sorprendendoci assai, che ancora, in questi nostri tempi e in un clima conciliare così coraggioso, anche su questo punto della povertà, si affronti e si pensi così disinvoltamente di risolverlo, o se non altro dì acquietarlo, rifacendosi a luoghi comuni, a mentalità ormai logorate, a soluzioni per lo meno facilone quanto inutili.
Ci perdoni, il prof. Pieraccioni, ma quel brano del suo articolo ci ha penosamente sorpreso e ci riesce assai difficile pensare che il laicato fiorentino così vivo e coraggioso, abbia «sistemato» il problema povertà soltanto con quelle indicazioni e soluzioni.

d. S.


Ecco il brano dell'articolo:

«Altri han parlato della povertà della Chiesa e han lamentato alcuni aspetti del costume ecclesiastico nell'uso dei beni temporali. Bisognerà ben distinguere: una cosa (come ha ben chiarito l'Arcivescovo) è l'avarizia o il lusso, una cosa il giusto impiego del denaro: è giusto abolire ogni diversità di classe nei funerali o nei matrimoni (e questo è già stato fatto in alcune diocesi) ma non si potrebbe ad esempio sopprimere l'offerta per una celebrazione di una Messa, che è di istituzione antichissima e giusto contributo per il sostentamento del sacerdote («quelli che compiono funzioni sacre vivon dei proventi del tempio e quelli che prestano servizio all'altare hanno parte di ciò che si offre sull'altare» Cor. 9, 13), né si potrebbe chiedere al clero di rinunciare ad ogni maneggio di denaro: senza denaro non si governa una diocesi, non si tiene in piedi dignitosamente un seminario, non si tiene aggiornata una biblioteca, non si preparano come si deve i futuri sacerdoti, non si mantengono le varie istituzioni parrocchiali. Non si tratta tanto di rinunziare indistintamente a tutti i beni, alla casa, a una modesta automobile, ai sacri paramenti o alle croci pettorali (anche noi che brontoliamo e critichiamo amiamo una casa dignitosamente arredata, una automobile frutto dei propri risparmi, la televisione, gli elettrodomestici, un vestiario dignitoso, le vacanze al mare o in montagna!), ma del «distacco» da tutti i beni terreni, che è ben altra cosa; questa è una dote dello spirito, quella invece non è spesso che ostentata esteriorità e nulla più.



in La Voce dei Poveri: La VdP ottobre 1963, Ottobre 1963

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