Il Concilio Ecumenico

Si apre alla fine del mese la seconda sessione del Concilio Ecumenico.
E' doveroso intensificare la preghiera perchè Io Spirito Santo scenda veramente a «lingua di fuoco», come nella Pentecoste, sui Vescovi di tutto il mondo riuniti in San Pietro.
E bisogna ravvivare il senso di responsabilità nostro e di tutta la Chiesa perchè tutti siamo chiamati a una ricerca e a un impegno, serio e onesto, di rinnovamento di vita cristiana in tutto ciò che riguarda il nostro problema religioso personale, ma anche, allargando doverosamente la misura di responsabilità, come compete a «cattolici», a raggio universale, in tutto quello che riguarda la Chiesa, le sue istituzioni, la sua presenza storica, la sua testimonianza, il suo Mistero di salvezza nel mondo.
Non sappiamo perchè, ma avvertiamo in giro, nell'aria, meno interesse, minore ansietà, meno clima trepidante d'attesa, dell'anno scorso.
Ma come non sono state fatte - almeno da noi - inchieste, studi, particolari preparazioni, prima dell'inizio del Concilio, così, naturalmente, niente è stato fatto durante questo periodo d'intervallo su un piano di inchiesta e di sondaggi per conoscere impressioni, opinioni di popolo e di clero. E quindi, per capire qualcosa di questa strana vigilia conciliare, non si può che affidarci a raccogliere un clima generico, a cercare di afferrare al volo giudizi più o meno superficiali, considerazioni vaghe, impressioni a fior di pelle.
Verrebbe da concludere, tutto vagliato, ma naturalmente con un giudizio molto alla buona, che chi attendeva dal Concilio radicale rinnovamento, mutazione di strutture, qualcosa che scuotesse fin le fondamenta e costringesse a nuova costruzione, è rimasto alquanto deluso e sfiduciato e non spera più o quasi. In gran parte per l'andamento assai lento della prima sessione, anche perchè ci sono state le elezioni politiche con quegli esiti tanto deprecati, e poi - e specialmente - perchè è morto Papa Giovanni. E par proprio che la morte di quel vecchio ottantenne abbia voluto dire perdere speranza di giovinezza alla Chiesa.
Chi invece ha trepidato per paura delle novità e ha seguito con zelante ansia lo svolgersi della prima sessione del Concilio temendo che i Padri in S. Pietro finissero, in buona parte, eretici, non nutre grandi timori per questa seconda sessione.
E' diffusa l'idea che ormai i grandi pericoli di eccessivo rinnovamento - e loro pensano di pericoloso ammodernamento - siano scongiurati per sempre. Al massimo verrà un nuovo codice di leggi, volumi di esortazioni, indicazioni per nuove pastorali richieste dai tempi attuali. Ma il clima rimane temperato, ne troppo caldo né troppo freddo, un solicello per riscaldare le lucertole, una pioggerella per rinfrescare i dolci e tranquilli riposi dalle grandi fatiche d'apostolato.
Evidentemente sia l'una che l'altra impressione (si tratta però, e è cosa veramente angosciosa, di mentalità attendista e miracolistica da una parte e pigramente stagnante dall'altra che non dovrebbero esistere dentro la misteriosa e appassionata ricerca dell'avvento del Regno di Dio nel mondo attraverso la Chiesa) sono autentica stupidità dalla quale sarebbe bene guardarsi. E per molti motivi, ma specialmente, ci sembra, perchè ambedue le posizioni significano un tirarsi fuori, un aspettare che tutto facciano gli altri o che niente facciano, uno scaricare responsabilità riservandosi soltanto la parte, polemica e vuota, di essere sempre scontenti, malevoli, indisposti e indisponenti.
A parte quello che il Concilio concluderà in riforme, innovazioni, mutamenti ecc. A parte il lavoro sicuramente impegnato e tenace dei Vescovi riuniti a Concilio - e ci auguriamo che nella seconda sessione anche i Vescovi italiani si facciano avanti in posizioni di ricerca profonda e scoperta - a parte quindi il lavoro propriamente conciliare che non potrà che essere intenso e ricchissimo di imprevidibili sviluppi, rimane e s'impone sempre più un'ansia, una ricerca appassionata di rinnovamento nel popolo, nel clero, in tutta la Chiesa.
Tempo di Concilio vuol dire tutta la Chiesa in movimento d'impegno rinnovatore. Se la ricerca di tutto rivedere e tutto rinnovare alla luce del Vangelo parte della base - dall'ultima parrocchia di montagna fino a quelle metropolitane, dalla Congregazione di S. Luigi per bambini fino al Collegio dei Cardinali - potrà incontrarsi e confluire con la fiumana della vitalità perenne della Chiesa traboccante dal Concilio e così inondare questo povero deserto dell'esistere umano per tentare di fare fiorire e fruttificare le sue sabbie aride e riarse.
Abbiamo la triste, angosciosa impressione che questo miracolo non stia, per il momento, avvenendo. O almeno non ne appariscono, molto scoperti, i segni.
Forse non sarebbe difficile una diagnosi. E ci riferiamo, naturalmente, alla nostra povera esperienza, a raggio più o meno limitato.
E' proprio difficile che qualcosa di nuovo succeda sotto il nostro sole.
E viene la paura (e spesso provoca vergogna fino al rossore) di essere incapaci di novità cioè di libertà.
I figli di Dio fermi a mentalità usate e consunte. I nati dalla libertà dello Spirito chiusi dentro i brevi spazi di schemi fìssati da secoli. I salvati dalla Fede in Gesù credenti soltanto nella moltiplicazione delle leggi e delle scomuniche. Chi vuole cercare il Regno di Dio può farlo soltanto a convoglio che corre sull'unico binario... Mentalità chiuse, tradizioni utilitaristiche sacrosante come dogmi, consuetudini inveterate e intoccabili anche se ormai ridicole, sentimento di dignità puramente a titolo di distinzione e di privilegio, sfruttamento del sacro ormai decisamente a tipo profano, continuazione tenace dell'importanza esclusiva dei «nostri» con scartamento penoso degli «altri», affarismo sia pure a scopo di bene e per rendere bella e lucida di marmi la chiesa, clientelismo a scambio religioso-politico, pietismo sentimentale e formalistico, ecc.
E' un anno che i Vescovi di tutto il mondo sono a Concilio (la pausa di ritorno alle proprie sedi non crediamo che sia stata una interruzione, anzi, tutt'altro) e nel blocco granitico di tanta mediocrità religiosa e chiesastica non è avvenuta la minima incrinatura.
E' morto Giovanni XXIII e la sua morte ha dimostrato come è soltanto possibile intaccare la corteccia di indurito paganesimo di questo mondo nel quale viviamo, ma l'abbiamo seppellito devotamente nella sua tomba di bontà e stiamo continuando disinvoltamente a tirare avanti come se niente fosse stato.
Ecco la seconda sessione del Concilio Ecumenico e ne sarà probabilmente la conclusione.
E' tempo di arare la terra, rompere le zolle e nell'attesa della pioggia e del sole, stare pronti perchè il buon seme è per essere gettato a piene mani nel nostro campo.


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP settembre 1963, Settembre 1963

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