La preghiera dei cittadini di Nazareth

Ti abbiamo cacciato via dalla nostra città. Anzi ti abbiamo trascinato fin sopra un dirupo per gettarti di sotto e perdere di Te perfino il ricordo.
Non Ti abbiamo riconosciuto il diritto di essere della nostra terra, non abbiamo accettato che Tu sia uno di noi.
Fin che hai fatto il falegname e aggiustavi i nostri aratri e facevi il fabbro per forgiare e temperare le nostre zappe e servire ai nostri interessi materiali, allora tutto andava bene.
Ma poi ti sei messo a predicare, a tirarti dietro discepoli, a far miracoli: quando sei tornato fra noi quel giorno, ci è sembrato che Tu ti dessi arie da profeta e hai cominciato a dirci cose spiacevoli, quasi offensive verso questa tua città che in fondo non è peggiore delle altre: allora è stato difficile sopportarti.
E' stato difficile sopportarti perchè mentre parlavi abbiamo visto le tue mani ancora callose e dure del falegname, il tuo volto era ancora come avvampato e scurito dalia fiamma della forgia... come potevamo noi della Legge, della scienza antica, della tradizione autentica, accettare come sapienza le tue parole, come verità i tuoi discorsi?
Ma pareva che troppo tu ti fossi dimenticato di essere un povero fabbro che aveva tenuto il martello in mano fino a pochi giorni prima.
E Ti sei accorto che noi ci stavamo Indurendo contro di Te. Ti si stava respingendo dentro i tuoi confini di povero operaio. Non avremmo mai accettato che un fabbro ci facesse da Maestro.
Allora Tu hai detto che nessun profeta è bene accetto nella sua patria e poi la storia della vedova di Sarepta e quella del lebbroso Naaman Siro... non c'era altro da fare che cercare di farti tacere. E ti abbiamo portato sul dirupo per gettarti di sotto, ma Tu - e non sappiamo ancora come hai fatto - ci sei scivolato via di tra le mani.
E te ne sei andato al tuo destino.
Ma forse Ti abbiamo aiutato a liberarti dall'essere di una città. E del nostro cacciarti via ne hai fatto un metterti sulla strada di tutta la nostra terra. Un giorno poi ti cacceranno anche da Gerusalemme, crocifiggendoTi fuori delle sue mura, perchè Tu possa essere di tutta la terra.
E' duro e difficile guardare fuori di casa, al di là dei confini della propria città e della patria, per allargare il cuore e l'anima in misure più vaste dell'orizzonte. Ma Tu sei questo Mistero di Amore, Gesù, Figlio di Maria e di Dio, della nostra terra e di tutta la terra, del nostro popolo e di tutta l'umanità.
E chi vuole seguirti bisogna che sia cittadino del mondo. Chi vuole mettersi sulla tua strada è necessario che si senta di camminare su tutte le strade. Perchè la sua legge è l'Amore, i suoi fratelli ogni essere umano, la sua terra tutta la terra.
Ma a chi non ti accetta così, non rimane altra scelta che trascinarti sull'orlo del precipizio e tentare di gettarti di sotto.
(dal Vangelo di Luca, Cap. 4, 14-30)



in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1963, Febbraio 1963

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