Cristianesimo impossibile

Nell'anticamera di un Vescovo. Una stanza alta, solenne, drappeggiata a damaschi rossi. Un tavolo pesante, con libri e riviste. Due armadi a vetri opachi e poche sedie, di quelle vecchie, coperte di cuoio.
Avevo accompagnato un giovane chierico a parlare col Vescovo. Stavo aspettando che il colloquio terminasse e leggiucchiavo, sfogliandolo, un libro dove il Ministro Togni ha raccolto tutte le nuove chiese costruite in Italia durante di tempo del suo regno al Ministero dei Lavori Pubblici, col contributo dello Stato. E cercavo con vivo interesse sperando di trovare qualche Chiesa che fosse passabile: ho sempre sognato di costruire una chiesa, così come me la vedo nel cuore.
Sento dei passi dall'immenso salone - mi vengono sempre in mente i pattini a rotelle ogni volta che l'attraverso, e mi perdonino i vescovi pitturati lassù in giro, solenni e lontani come gli anni e i secoli nei quali sono vissuti - immenso salone che bisogna percorrere in tutta la sua larghezza per arrivare all'anticamera del Vescovo.
E' un prete, anzi un Monsignore. Ci salutiamo da buoni amici, abbiamo cominciato quasi insieme a fare i preti anche se, come succede, le strade percorse sono state poi molto diverse. Non attacchiamo però a parlare. Io continuo a cercare una chiesa che mi piaccia sul libro dell'On. Togni.
Altri passi dall'immenso salone dei pattini a rotelle. Questa volta non rimango incerto, è proprio un Monsignore: e uno di quelli importanti veramente nella diocesi. Saluti e convenevoli con un particolare, sentito rispetto.
E i due Monsignori cominciano a parlare. L'ultimo arrivato si rallegra col primo perchè ha ormai a buon punto grandi lavori per le Opere Parrocchiali nella sua parrocchia. La soddisfazione è vivissima e, capisco bene, molto giustificata. Non c'era un buco dove fare l'Adunanza di Azione Cattolica, non una stanza per scuola di Catechismo. Dopo invece sarà un'altra cosa.
«Ho saputo, dice ancora il secondo Monsignore, che hai avuto un bel malloppo di milioni, e in quattro battute».
A questo punto chiudo il libro dell'On. Togni, evidentemente la cosa mi interessa.
E vengo a sapere tutta la storia. C'è in parrocchia un senatore. Il parroco una sera, così, quasi senza molte speranze, porta un progetto. Dopo pochissimo tempo, arrivano - mia che bravo il Senatore - venti milioni per le Opere Parrocchiali, come primo contributo.
«Non ti nascondo, dice ancora il secondo Monsignore, - dico secondo in ordine di entrata - che si rimane perplessi quando si pensa che tanti altri parroci hanno domande, e per costruzioni di chiese, giacenti da anni presso i Ministeri e non vanno avanti di un passo».
E a questo punto anch'io comincio a raccontare qualcosa. Come potevo non dire quello che penso?
La vecchia storia del brav'uomo Deputato o Senatore, pieno di Fede e di zelo, che si dà tanto da fare per far avere i milioni dello Stato che poi, cammin facendo, voler o no, acquistano tutto il tono di un favore personale. Il clero che vende la propria liberta e indipendenza per comprare i muri di una chiesa e quelli delle Opere Parrocchiali. Se questo non si fa, orribile a dirsi, ma è così, allora le chiese non si costruiscono più e non si avranno mai stanze e scuole, le attrezzature moderne per un apostolato moderno, ormai imposto dai tempi.
E poi cosa dovrà fare quel povero parroco che non ha un senatore o un deputato in parrocchia? Cercherà di farsene uno quanto prima, poveraccio, se gli premono le opere parrocchiali e se ha un po' di zelo per la Gloria di Dio, e fare un senatore o un deputato costa assai in questi tempacci in cui gli intrallazzi, i traffici e il darsi da fare, sempre più sono le vie normali per una
affermazione politica.
O dovrà rassegnarsi a lustrare le scarpe e dare l'impressione di fare da codazzo elettorale a questo o a quello al seggiolone già arrivato e consolidato.
Dove si va a finire, insistevo con una certa malignità ma giocando a carte scoperte davanti ai problemi, dove si va a finire, se è vero quel principio di morale che dice: non si può fare il male
perchè ne venga un bene?
L'atmosfera si era andata leggermente scaldando in quell'anticamera del Vescovo e meno male che la porla si è aperta e quel povero ragazzo è uscito, ma era raggiante e felice perché certi Vescovi sono proprio una gran cosa.
E ce ne siamo andati per la nostra strada, anche se è tanto sassosa e spinosa e pare che non conduca mai a niente, si cammina e si cammina e non possiamo mai dire: abbiamo raggiunto
qualcosa, concluso qualcosa.
Era venuto presso di me perchè prima di andare agli Ordini sacri voleva fare una esperienza di lavoro. Di lavoro materiale in mezzo a lavoratori, veramente, uno di loro.
E ha lavorato alla pitturazione di barche, fra gli scaricatori del porto, vivendo giornate di fatica e ore di preghiera, la sera, per portare il peso della giornata di tutti a Lui che porta nel Cuore il peso di tutta l'umanità.
Ma aveva dovuto stare attento perchè i superiori non lo sapessero. Tutto è stato necessario che si svolgesse nel segreto, nascostamente, come qualcosa di proibito, di mal fatto, di pericoloso.
Non si può non pensare, senza mancare, di rispetto a nessuno, Dio ce ne guardi, e non lo vorremmo mai assolutamente - non si può non pensare che la luce del sole non dev'essere soltanto per la costruzione delle opere parrocchiali, ma anche per la continuazione di un Mistero, anche nei suoi metodi e mezzi e mentalità di scelta concreta e storica, cominciato duemila anni fa e vissuto per trent'anni dal Figlio di Dio fatto Uomo.
Perchè il nostro cuore - povero quanto si vuole e buono a nulla - è sempre con Lui e ha nostalgia di tutto ciò che è stato il Suo sogno, la sua speranza, la Sua forza.
Perchè noi guardiamo al lavoro di falegname del Figlio di Dio, alla sua povera casa di Nazaret, al suo lungo silenzio non soltanto come ad una lezione meravigliosa di umiltà. E guardiamo alla sua povertà di pellegrinante predicatore del Regno, ascoltiamo le Sue Beatitudini e tutte le Sue parole non soltanto come esortazioni alla virtù. E ci sgomentiamo davanti al Calvario e alla Croce... ma tutto è perchè pensiamo e crediamo che tutto questo Mistero di povertà e di morte deve essere vero, concretamente presente, storicamente attuale, nel nostro tempo, vivo e vivente per mezzo della nostra carne e dell'anima nostra.
Vedrai quante volte, caro ragazzo che hai voluto conoscere gli operai da vicino e che fra pochi mesi sarai prete, vedrai quante volte sentirai più terribile della lussuria la tentazione di metterti a costruire chiese di pietra e opere parrocchiali. E per vincere questa tentazione nessuno o quasi ti aiuterà, all'infuori di Lui, di Gesù.


Un Prete


in La Voce dei Poveri: La VdP novembre 1962, Novembre 1962

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