Le attese dei poveri

Ho sempre sentito i Concili che si sono svolti lungo il tormentoso cammino della storia della Chiesa - specialmente alcuni perchè quasi in modo drammatico - come scelte precise della Verità nei confronti di diverse prospettive sia su un piano teologico che disciplinare e pastorale, maturate a poco a poco per ricerche di uomini, per problemi d'esistenza, per l'andare avanti della storia.
Perchè l'umanità è una folla immensa sterminata a camminare sulla strada della storia e lungo questo viaggio si presentano incroci misteriosi a proporre nuove strade per nuovi cammini. Allora la scelta è inevitabile. Non si può non cercare la strada giusta e trovatala bisogna imboccarla con coraggio. Le soste agli incroci. L'affanno e il tormento della ricerca. Lo smarrimento ondeggiante del premere della folla. La confusione di idee e di opinioni. Il dramma della scelta e poi delle separazioni e il cammino faticosamente riprende lungo la nuova strada.
Anche questo Concilio Ecumenico sento così. Tutti diciamo che l'umanità è in crisi di transizione. E' un'epoca di passaggio la nostra. Siamo sicuramente a incroci spaventosi e decisivi. E quel che è peggio non lo siamo drammaticamente perchè la violenza dell'eresia è scoperta per chiare prospettive o perchè pressioni di persecuzione incalzano da vicino con paure di sangue e di morte.
L'incrocio del nostro tempo è arrivato con maturazioni intense ma con logiche calme e tranquille, prospettandosi come cambiamento radicale di strada o meglio ancora come una strada lunga secoli e millenni finita, arrivata al suo termine e ora vi è una distesa davanti e qualunque pista può andare benissimo.
La Chiesa si raccoglie di tra la folla fatta di tutta l'umanità e si raccoglie per operare ancora una volta con sicurezza infallibile, le sue scelte.
Il Concilio Ecumenico è questa scelta di valori divini e umani, coraggiosa e forte, chiara e scoperta davanti a tutta l'umanità. Non vi saranno - secondo l'opinione a comune - né definizioni di verità rivelate né condanne di errori con scomuniche e separazioni. Quindi le scelte non saranno d'ordine dogmatico e disciplinare eppure non potranno non esservi scelte di tra i valori che il nostro tempo prospetta con allettamenti più o meno convincenti. Succede che non sempre si possono risolvere i problemi di scelta con indicazioni vaghe e con raccomandazioni per il giusto mezzo.
Il problema religioso ha bisogno, come sempre ma specialmente al nostro tempo, di un terreno adatto dove possa esser seminato perchè si sa che sulla strada, fra i sassi e fra i rovi non nasce nulla e nulla viene a fruttificazione.
Il Cristianesimo fin dal primo momento ha scelto una mangiatoia, un lavoro umile da vita nascosta e povera, .ha scelto la Parola affidata a pescatori rimasti perfino senza barca e reti, ha scelto la Croce e si è affidato totalmente allo Spirito Santo.
Ha scelto il mondo degli schiavi e dei poveri, dove diffondersi. Poi i barbari. E poi altre scelte, spesso imposte dalla storia o subite per violenza o per debolezza.
Qual'è il mondo, la realtà storica umana che nel nostro tempo è terra, la più pronta e arata e concimata, per la semina.
Pensiamo naturalmente ai poveri. Trattandosi di cristianesimo non possiamo non pensare ai poveri come al terreno già chiaramente scelto e quindi in dovere da scegliersi anche al nostro tempo e in qualsiasi tempo.
Poveri perchè ancora non sopraffatti dalla materialità delle ricchezze, perchè ancora puri per ideali rapportabili a Dio, come sono la pace, la giustizia, l'uguaglianza, perchè realtà viva, umana per condizione di sofferenza, per comunità di problemi, per bisogno ancora di Dio. Poveri perchè hanno già qualcosa che somiglia al Cristianesimo o perchè fanno pensare al Cristianesimo come a unica loro speranza e forza o almeno perchè conservano valori umani capaci di preferenza da parte di Dio come al tempo della sua incarnazione fra gli uomini.
Pensiamo al mondo orientale. Ai popoli di colore. Alla classe operaia. A chi ha sete e fame della giustizia.
Sogniamo dal Concilio Ecumenico scelte chiare e precise per indicazione - per quanto è possibile - di dove è più viva e attesa la speranza di Cristianesimo, scelte coraggiose, pratiche e concrete per un impegno di Amore totale.
Perchè il nostro tempo deve scegliere inevitabilmente dove nascondere il lievito perchè tutta la massa di farina sia fermentata. E deve trovare il coraggio di vendere tutto per comprare il campo dove è nascosto il tesoro prezioso.


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in La Voce dei Poveri: La VdP settembre 1962, Settembre 1962

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