LA VOCE DEI POVERI: La VdP aprile 1960

prefazione

"Gesù gli disse: poiché tu mi hai veduto, hai creduto? beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto". (Giov, 20,29)
E' una beatitudine da aggiungere alle altre otto del discorso della montagna ( Mt. 5,3-11). All'inizio della sua vita pubblica, come enunciazione del suo programma, Gesù, con dolce e sicura chiarezza, disse che il Suo Regno era per i poveri e dichiarò che chi avesse riconosciuto e accettato con Amore la propria verità cioè l'essere povero, avrebbe trovato l'unica felicità. Dopo la Resurrezione l'altra beatitudine: credere senza avere veduto. E rimarrà alla base del Cristianesimo come essenziale povertà arrivata fino al totale morire dei propri diritti compreso quello del vedere per credere.
Chiediamo al Signore per noi, per voi e per tutti la Grazia e la Gioia di questa Beatitudine, come dono pasquale di Resurrezione.
E crediamo anche se non vediamo. Ma non solo a Lui risorto dalla morte, vivo e vero anche se nell'invisibilità della Sua Presenza nella storia dell'esistenza umana perché entrato nel Mistero della Gloria di Dio dopo la Sua vicenda fatta d'Amore di dolore di passione e di morte, vissuta dentro il passare del nostro tempo. Ma credere senza vedere anche a tutti i valori e a tutte le verità che Lui ci ha scoperto e insegnato. Credere in Dio, nella Sua Unità e Trinità, ragion d'essere di tutto. Il Suo Amore per gli uomini da volere che sian partecipi del Suo stesso Mistero. La salvezza dì tutti compiuta dal Suo nascere, vivere e morire come l'ultimo di noi. Il continuare di questo Mistero nel mondo attraverso la storia visibile della Chiesa e quella invisibile degli eletti da Lui per Amore di tutti. "Il pugno di lievito, la fiaccola accesa, il sale della terra, il piccolo gregge...". La preziosità della povertà. Il valore dell'Amore puro da ogni egoismo. E il valore della mia anima e di ogni anima. Il rispetto della persona umana. E chi è il mio prossimo e cosa gli debbo. Il Regno di Dio nel mondo che viene ogni giorno sempre di più, nonostante tutto. E io parlo con Dio pregando e Lui ascolta 1' umanità intera. Il dolore non cade nel vuoto ma è valore infinito. Morire è cominciare a vivere: il tempo finisce solo perché comincia l'eternità..e tutto, tutto l'enorme splendido e angosciante Mistero che non vediamo e che crediamo perché crediamo che Lui, il Figlio di Dio fatto Uomo morto dissanguato sulla Croce per la salvezza di tutti, è risuscitato il terzo giorno. No, "non cerchiamo fra i morti Colui che è vivo" (Lc. 24, 5) anche se " non abbiamo visto nelle Sue mani la traccia dei chiodi e non abbiamo messo il dito nel buco da essi lasciato e la mano nello squarcio del Suo costato" (Giov. 20,25). Coraggio, fratello, Cristo è veramente risorto e "è con noi ogni giorno fino alla fine del tempo" (Mt. 28,20).

La Redazione

Dolore e povertà

immagine:  Dolore e povertà La Pasqua è Resurrezione. Ma è dopo tanto patire, e è dopo il morire, e morire dissanguato sulla Croce. Il dolore non può sparire nel nulla e ritorna alla Vita, come il seme che non muore nel solco del campo. Il dolore non è come il piacere e la gioia sempre piena conclusione e quindi fine a se stessi, II dolore non è mai fine a se stesso, e non conclude, ma è inizio; è soltanto strada per arrivare, è soltanto mezzo per ottenere. Quindi non può sparire nel nulla; non può essere senza senso e senza preciso, autentico valore. E se nessuno lo raccoglie e lo vuole - ed è facile capire perché - Dio lo raccoglie con fedeltà e premura fatta tutta d'Amore.
E' cosa unicamente di Dio il dolore. Appartiene a Lui solo, perché Lui è felicità infinita, così tanto da poter esser Lui solo conclusione all'angoscia misteriosa del dolore. Lui solo può non averne paura.
E se l'è venuto a prendere tutto il dolore di tutta l'umanità (non ha trovato altro fra noi che significasse qualcosa per Lui), per portarselo in modo personale dentro la felicità infinita di Dio. E da allora, il dolore mio, tuo, di lui di tutti è tutt'uno con la felicità di Dio, tutt''uno con Dio, anzi Dio stesso.
Sulla terra, tutto questo Mistero è visibilmente avvenuto in Gesù, il primogenito, il primo fra tutte le creature: la Sua Resurrezione è il segno concreto e storico del concludersi del dolore e della morte nella Gloria di Dio, ed è la garanzia per noi, per il nostro doloroso morire di ogni giorno, e dell'ultimo giorno, di medesimo destino.
Il problema del dolore è alla radice del Cristianesimo. Per Gesù è tutto il Suo Mistero divino-umano, la via obbligata alla Resurrezione è la via del Calvario, e termina sui chiodi della Croce. Forse è la spaventosa povertà in cui getta il dolore che ha convinto il Cuore di Dio a sceglierlo. Non poteva farsi aiutare da ciò che gli uomini giudicano valore, per riuscire a riempire i vuoti abissali scavati dalla pazzia orgogliosa degli uomini nell'esistenza umana,
E volendo venire a raccoglierci nel nostro spaventoso vuoto, vivendo la nostra stessa esistenza, ha preso fra noi ciò che è negazione, assenza di ogni valore terreno: la povertà, e, quindi, il dolore, la via più sicura e violenta alla povertà assoluta. Tutto il dolore, senza lasciarne nel calice nemmeno una goccia. E il dolore è stato fedele: e l'ha spogliato di tutto, anche di un ultimo straccio, e di tutti gli amici, di ogni speranza e conforto, di tutto il Suo Sangue, di Sua Madre, e ha toccato il fondo del Suo Mistero di Figlio di Dio e di Figlio dell'Uomo, costringendolo a gridare al Padre il grido della più angosciata solitudine.
E !a povertà allora è stata assoluta, assai più della sconfinata povertà dell' esistenza umana. II Cielo ha dovuto rabbuirsi e la terra scuotersi perché il dolore ha fatto povero Dio, lo ha fatto noi fino in fondo, ciascuno di noi, tutti gli uomini, nella loro perdizione infinita.
Di nuovo Dio a contatto col nulla. Ma ora non coll'Onnipotenza del Creatore, ma con 1'infinito dolore della morte. E la povertà di Dio è cosi perfetta e totale che è Lui solo, come allora, al principio di tutte le cose. Lui solo nel vuoto - scavato dal male nell'esistenza del mondo - dell'esistenza umana e dell'universo per la creazione della "nuova creatura". Ricomincia la Vita. E non può essere che una Resurrezione da morte.
Il dolore nel cristianesimo ha valore di liberazione. Ci vuole riportare all'essenziale spogliandoci di tutte le difese sempre fatte di illusioni e falsità, Ci costringe alla nostra verità.
Allora tocchiamo veramente terra coi nostri piedi. La fatica incredibile di scoprire sul serio cos'è la vita. Cosa vuol dire esistere. E il camminare doloroso e sfinito in un deserto di solitudine sterminata: il vuoto dentro e intorno a noi scavato dal dolore. Perché, nonostante tutto l'Amore di chi ci ama, si soffre da soli: nessuno può entrare nel buio del nostro dolore e rischiararlo di luce. Esiste sofferenza che non può essere divisa con nessuno. E spesso le lacrime di compassione sono sale sulle nostre ferite...
Perché tentare di ribellarci? Tentare d' illuderci? Pretendere che non sia così. Non adattarci assolutamente. Rifarci le speranze a forza di medici e medicine. Confortarci anche qui con quello che offrono i quattrini. Stordirci spingendo fino all'assurdo la ricerca di qualcos'altro. Ubriacarci di pazzia di sogni impossibili... .
E basterebbe accettare almeno questa povertà del dolore. Questa dolce e serena povertà, che vuole liberarci da tutto ciò che non vale nulla, e ridarci la piena coscienza dei nostri essenziali valori, rifacendoci liberi figli di Dio.
Perché questa povertà, scavata in noi dal dolore, è forse - almeno per tanti - l'unica povertà possibile e sicuramente offerta. E, senza povertà, non vi è Cristianesimo; e, quindi, non vi è speranza di salvezza. Bisogna andare a Dio poveri, perché "solo dei poveri è il Regno dei Cieli" (Mt. 5,3 - Lc. 6,20).
Permettiamo che il dolore (tutto ciò che entra nella nostra esistenza, e nell'esistenza di tutti, e allaga di sofferenza questa povera vita umana), ci faccia poveri. Non ha certamente altro scopo. Non è per demolirci o distruggerci: è costruzione - l'unica ormai possibile - di tutto il Mistero di Dio nella nostra vita umana. E' forse l'unico nostro sincero Cristianesimo: buoni ladroni con diritto al Paradiso perché finalmente Crocifissi accanto a Lui, partecipi della Sua totale povertà, quindi, uniti al Suo stesso Destino.
E il dolore ci farà anche tutti fratelli fra noi, affratellati dalla stessa povertà. Poveri e soli tutti, ugualmente, almeno davanti al dolore e alla morte.

don Sirio


La gloria del risuscitato povero

Gesù risuscita, il Figlio di Dio entra nella sua gloria e tutto muterà pensiamo noi. Finito il tempo della prova, le cose riprenderanno il loro corso normale. E' qui il punto in cui la saggezza umana si trova veramente sorpassata, confusa con la forza di Dio. Che Gesù nasca, viva e muoia nella povertà, ma una certa penetrazione umana può presentirne la naturalezza e la grandezza. La vanità della ricchezza, la sciocchezza o la bassezza che porta sovente ai propri fedeli, è da tempo che l'uomo ne ha preso coscienza; e le varie culture quando non sono totalmente corrotte, conoscono la grandezza del supplicante universale: Ma ciò che apporta il Cristo risuscitato è qualcosa di totalmente originale, di propriamente divino.
Gesù risuscita nella gloria del Padre suo e questa gloria colma il cielo e la terra. Tutte le ricchezze della creazione sono sue; invulnerabile al dolore, al decadimento e a Ila morte, gode ovunque una volta per sempre, dell'universo intero, dispone dell'avvenire, fino alla consumazione dei secoli. Radunando i suoi discepoli sull'altura di una montagna, che ricorda quella da cui Satana gli aveva fatto contemplare i regni della terra, fa sua l'affermazione menzognera del diavolo: "Ogni potere mi è stato dato, in cielo e sulla terra" (Mt, 28,18). Tuttavia questo potere non è quello della ricchezza, Gesù risuscitato non porta ai suoi né la fortuna né il minimo miglioramento al loro genere di vita. Con un paradosso che sconcerta la nostra ingenuità, trae dall'affermazione "Ogni potere mi è stato dato" una conclusione la cui logica ci appare strana: "Andate dunque e fate dei discepoli di tutte le nazioni". Li previene così che la loro esistenza riprodurrà esattamente quella che essi hanno condotto sui suoi passi, mentre viveva in mezzo ad essi, nella polvere delle strade, nell'incertezza dell'accoglienze, disponibili all'indifferenza o alla ostilità, incaricati di un messaggio spaventoso e senza mezzi umani per imporlo. E' qui tutto quello che il Cristo risuscitato apporta ai suoi? C'è forse qualcosa di anche più strano: Gesù stesso è diventato ricco? Delle ricchezze della terra, è naturale che ne faccia a meno, ora che tutta la creazione è a sua disposizione. Ma questa povertà più profonda che lo distingue, questo modo di dipendere dagli uomini, dagli avvenimenti, dal modo di essere del Padre, non lo si ritrova identico dopo la Resurrezione ? Che cosa e' è in Lui di mutato? Risuscitato, dovrebbe, ci sembra, imporre la sua presenza a Gerusalemme, e conquistare così coloro che il giorno prima lo sfidavano a discendere dalla croce. Sarebbero i primi ad acclamarlo, e la sua resurrezione sarebbe realmente un Trionfo. Sarebbe molto di più che un Trionfo personale, il ritorno di una città intera, di un popolo, la conversione di Israele, il Trionfo di Dio. Ora, il Trionfo di Gesù si riduce a qualche apparizione ad alcuni Testimoni preparati. Gerusalemme rimane divisa, in parte sconvolta, ma in fondo ostile e spesso persecutrice, e la conversione del popolo ebreo, semplicemente sfiorata, oggi ancora è per il cristiano una speranza certa vissuta nella povertà dell'attesa. Gesù risuscitato non s'impone più di Gesù mortale e rimane il Figlio che riceve tutto dal Padre suo, che "sale al Padre suo". (Gv. 20,17), che manda ai suoi "la promessa del Padre" (Atti, 1,4) e che li affida al tempo stabilito dalla sola autorità del Padre. Il Cristo risuscitato rimane il povero di Betlemme e del Calvario, colui che ha scelto per amici i poveri e i piccoli e che custodisce con essi, ora che è entrato nella gloria, la medesima spontaneità familiare, la stessa umanità semplice.
I suoi sono sempre i poveri, ed è in essi che rimane presente per noi da quando non è più visibile: i poveri, gli ammalati, i prigionieri, coloro che durante la sua vita componevano il suo abituale ambiente e che rimangono fino alla fine dei secoli il suo personale prolungamento. Il Cristo è sempre il povero, l'abbandonato per calcolo, colui che ci imbarazza e che abbandoniamo sul bordo della strada.
Jacques Guillet
[dalia rivista - Christus » ott
. 1959)

.....dice il Signore :
" Rinunziare a te stesso vuoi dire dimenticare te stesso, essere vuoto di te, staccato da te e da ogni creatura, povero di spirito, vuoto di tutto ciò che non sia me, non avendo nell'anima che una sola aspirazione : il desiderio di compiere la mia Volontà. Rinunziare a te stesso vuoi dire portare la tua croce, non la croce, ma la tua croce..... non una qualsiasi, non quella del tale o tal altro santo, della tale o tal'altra anima, non quella che ti piace, che tu scegli, ma la tua, quella che ti destino e ti impongo......
C. De Foucauld


«Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ama di più di chi da la vita per i propri amici. Voi siete gli amici miei se fate quanto vi comando...
(Giov. 15,12- 14)

II Mistero della Croce

immagine:  II Mistero della Croce Allorché si fa silenzio inforno a me, nelle ore del giorno e della notte, un pianto che scende dalla Croce mi colpisce e mi fa trasalire.
La prima volta che l'udii, uscii dalla mia casa, e cercando intorno trovai un uomo nel terrore della crocifissione. "Lasciate che vi stacchi dalla Croce" gli dissi. E cercai di togliere i chiodi dai suoi piedi, ma Egli mi rispose:
"Lasciali dove sono, poiché scenderò dalla Croce solo quando tutti gli uomini, tutte le donne, tuffi i fanciulli, si uniranno insieme per distaccarmi".
Gli dissi allora:
"Come posso io sopportare il vostro lamento e che posso fare io per Voi?".
Ed Egli mi rispose: "Va per tutto il mondo e dì a quelli che incontrerai che c' è un Uomo inchiodato su una Croce».


(di Fulton J. Sheen)


Signore Gesù, abbi pietà di noi, che abbiamo paura della Croce.
Nonostante questa paura ti adoriamo, ti benediciamo, ti ringraziamo di averla istituita.
La Croce, salute del mondo! - La Croce, glorificazione di Dio! - La Croce, santificazione dei Santi! - Piega il nostro cuore ad amarla;
per virtù della Croce da a noi la forza nel dolore (per non soffrire male) - la pace nel dolore (per soffrire bene) - iniziaci anche alla gioia nel dolore (per soffrire molto bene) come soffrono i Santi.

Povertà sulla Strada

immagine:  Povertà sulla Strada Per due volte, nel giro di pochi giorni, mi son trovato, perduto fra loro come uno di loro, dentro una folla di centinaia di operai incolonnati, in un camminare triste e doloroso lungo le strade della città. Era un andare pesante e smarrito come di sbandati, senza convinzione ma anche senza resistenza, rassegnati come dietro 1'inevitabile. L'inevitabile di una condizione umana in questo suo povero destino terreno.
La prima volta si accompagnava alla Chiesa e poi al cimitero un compagno di lavoro, rimasto ucciso sotto il crollo di una gru. E pesava su tutti lo strazio della sua morte, 1' angoscia della sua famiglia, lo smarrimento per un destino terribile.
Mi pareva di seguire, passo passo, confuso nella folla, senza volto e senza nome, di tutti i lavoratori dei mondo, le innumerevoli bare - e, chissà quante, senza fiori e senza lacrime - delle povere vittime del lavoro. File lunghe, oppresse di tristezza, di dentro ai tunnel scavati nelle montagne, dalle bocche nere delle miniere, dai cancelli dei complessi industriali, dai campi di lavoro, forzati per violenza o per fame. Logorati e finiti, schiacciati e distrutti, mangiati dal progresso e dal benessere degli altri, di tutti: per loro, avevano cercato soltanto il pane quotidiano e l'avevano avuto pagandolo con tanta sofferenza di ingiustizie, di fatiche, di sciagure e di morte. E gli altri, i rimasti, li accompagnavano sotto terra, per nascondere là sotto il tormento di tutti, 1'angoscia di chi si sente sullo stesso cammino, ogni giorno, in attesa che la terra si apra e si richiuda, a fin re la giornata della vita.
So troppo bene che la maggioranza degli operai non crede in Dio, nell'esistenza dell'anima spirituale ed eterna, e non spera nulla al di là di questa vita. Allora il dolore è troppo, perché è solitudine spaventosa. E accoglievo nell'anima, mentre camminavo insieme a tutto il dolore del mondo operaio in cammino lento e stanco verso il cimitero, accoglievo tutta la storia angosciosa del morire senza speranza di chi china la schiena sotto il peso di una fatica ricompensata da pochi soldi, e, ogni giorno mangiati per poter tornare di nuovo a piegare la schiena.
E camminavo, con questo spaventoso problema nel cuore, e mi pareva - io sacerdote confuso e perduto fra loro - di dare senso e valore a questa fiumana di gente, che va, ogni giorno, a morire lentamente o tragicamente sul lavoro. Mi pareva di guidarli perché li sentivo cosi tanto con me, verso una meta sicura, che loro non potevano conoscere, perché, forse, per loro troppo impossibile. E non dicevo una parola, ma ero però veramente uno di loro, e, quindi, si faceva insieme necessariamente lo stesso cammino: no, non era possibile che non si arrivasse insieme.
E l'altro camminare della povertà, anzi della miseria operaia.
Li ho trovati, all'uscita del cantiere, queste centinaia di vecchi amici e compagni di lavoro, Ci siamo messi un po' in ordine, così alla buona, e abbiamo cominciato a sfilare in silenzio: quelle poche parole che si dicevano avevano solo lo scopo di aiutarci a vincere la vergogna. La vergogna di andare per la strada come tanti straccioni a chiedere l'elemosina. Gente che sa lavorare, che non si rifiuta mai davanti alla fatica e al pericolo di infortuni e sciagure. Ha realizzato costruzioni splendide e sente la propria dignità di lavoratori, mariti e padri di famiglia, cittadini onesti, autentica ricchezza nazionale... poveri straccioni dalle tute sporche di lavoro, le mani nere, arruffati dalla fatica, in cammino per le strade della città a stendere la mano per avere lavoro. Loro a mendicare pubblicamente il lavoro da chi, se lo darà, sarà per non avere complicazioni politiche o perché gli comporterà vantaggi personali. E se questo lavoro verrà ci guadagnerà chi ci ha sempre guadagnato lusso e benessere e, per loro, otterranno quel povero pezzo di pane, e la fetta di salame o la scatoletta di carne di bue per poter tornare ogni mattina a faticare e a morire là dentro, dietro le inferriate dei cartellini di presenza.
Sulla piazza davanti al Comune. Sotto il sole malato di questo marzo, affogato di pioggia in attesa che il sindaco guardi di dietro il vetro della finestra questo povero branco d'uomini, e vada a Roma perché facciano il "favore" di dar loro a mangiare le lamiere e le staminare di una nave traghetto.
Mi sentivo dentro questa folla di poveri uomini, veramente colmato della loro vergogna e umiliazione. Ma ero anche felice, io povero prete della Chiesa Cattolica, di mendicare del lavoro, di stendere la mano e chiedere le briciole, come il povero Lazzaro alla porta del ricco Epulone. Umiliato e zero e nulla come tutti i lavoratori imploranti la grazia di faticare, di sudare, di morire, lasciando della propria energia e della propria esistenza attaccata a lamiere di ferro, e macchinari e attrezzature spietate. Contento di essere dentro il gioco politico che ci asfissia, ma non come uno che conta, ma soltanto come ingrediente, che vale solo perché utilizzabile, come "povera gente", che interessa soltanto quando contano i numeri, come motivo e paura di fastidio, di complicazione e di pericolo sociale. Dentro il gioco finanziario e capitalistico, ma come povero sfruttato, solo come braccia da lavoro, unicamente per il quanto "si rende"... Dentro questo povero mondo, per dare tutto me stesso, non chiedendo assolutamente niente. Niente, nemmeno la simpatia, nemmeno perché credano a quello a cui credo io.
Solo la gioia, semplice e povera e bellissima, di trovarsi - e è sempre con immensa sorpresa - sulla povera strada polverosa, perduto dentro queste folle sterminate, che camminano e a piedi, faticosamente, sempre più stanche e desolate per il peso, che cresce ogni giorno, guidate - anche se loro non lo sanno e non lo credono - da Dio fatto Uomo carico della Croce di tutto il desiderio umano, verso l'unica Redenzione e salvezza.
* * *


"Che cosa resta loro da fare in un'epoca che esige uomini che s'impegnino nella lotta e non ne vuole più sapere di marionette da fiera? E' nata una nuova gioventù, un pò rigida, un pò schematizzata forse nei suoi gesti inadeguati; ma ha visto la miseria e la sua vita ne è stata trasformata. La prosperità da adito al gioco e maschera l' ingiustizia. La miseria inchioda l'uomo nei suoi problemi essenziali e rivela ampiamente i peccati di un regime. L'esperienza o il procedere a fianco con la miseria sono stati il nostro battesimo di fuoco. Il corpo tutto coperto di ferite del proletariato è come un Cristo in croce, coi farisei intorno e la gioia dei mercanti e gli apostoli fuggitivi: e la nostra indifferenza assomiglianza alla notte abbandonata sul Calvario "
E. Mounier
" La fame e la miseria esistono nel mondo non perché vi è troppa gente ma perché vi è troppa poca gente per produrre e molta per mangiare»
Josuè De Castro
"Mio caro figlio, gioia grande, infinita, dunque ti lascio senza padre? Tutt'un popolo, no, ancora troppo poco, tutto il genere umano sarà padre per te,,
(biglietto scritto pochi istanti prima di morire da un condannato a morte della resistenza tedesca )
Cosi scrive una ragazza di 16 anni ricoverata in un sanatorio:
"La giornata trascorre assai più piena di quanto si possa pensare anche se in sanatorio.
Alla malattia non ci penso e se lo faccio è unicamente per vedere come posso sfruttare questo meraviglioso dono di Dio che ha voluto elargire proprio a me, una ragazza di 16 anni che forse non meritavo, ma ciò mi convince ancor più della bontà del Signore: infatti per me il richiamo alla malattia è stato un richiamo alla vita".
Angela
"Mi pare sempre di più che la migliore penitenza, quella che il Signore vuole dalla Chiesa di oggi, è l'accettazione della sofferenza che viene dal favore. Santificare questa sofferenza che è spesso incompresa e maledetta da chi la sopporta mi pare la migliore partecipazione alla Passione del Signore in cui dobbiamo entrare profondamente se vogliamo essere salvati e salvatori ".
(da una lettera di un amico)
" Appena credetti che c' è un Dio compresi che non potevo farà altrimenti che vivere solo per Lui : la mia vocazione religiosa data dalla stessa ora della mia conversione. Dio è così grande! Vi è una tale differenza tra Dio e tutto quello che non è Lui ! "
C. De Foucauld

Questo povero mondo

immagine:  Questo povero mondo . Un preparato di larghissima diffusione è stato giudicato, che costi come materie prime, circa 40 lire al flacone. Il disgraziato esposto all'angosciosa minaccia del collasso cardiaco quando deve farne uso lo paga in farmacia più di 600 lire.
. Secondo un' indagine fatta presso il Provveditorato agli Studi risulta che vi sono insegnanti che dopo 35 anni di servizio, percepiscano ancora uno stipendio di lire 49.030 e a 70 anni hanno dall' INPS una pensione di 9.000 lire mensili.
. Dicono che durante la sua permanenza nella nostra città del "Lui lei" Cocinelle ogni sera guadagnava soltanto lui lei 100000: senza contare gli altri dell'insieme.
. Vi sono delle famiglie nella nostra città, serie oneste e che non sciupano neanche l'ombra, che, per il ritardo di qualche giorno della paga presso un cantiere dove lavora il capo famiglia, sono rimaste senza nemmeno i soldi per comprare i fiammiferi.
. II bilancio di lutto nei primi due mesi del 1960 è il più tragico nella storia dell'aviazione civile. In nove incidenti si sono lamentate 336 vittime.
. II primo ministro Verwoerd del Sud Africa parlando contro la "rivolta degli schiavi" alla Camera, ha detto: "Gli stati dell'occidente liberano le colonie e preparano la rovina della nostra civiltà, cercando la pacificazione con i popoli di colore : noi non abdicheremo mai davanti ai barbari". I bianchi nel Sud Africa sono circa 3 milioni, i neri sono quasi 10 milioni. Questi sono spaventosamente segregati e sono loro la prosperità del paese per la loro manodopera docile e inesauribile.
. In quel di Cremona, in un paesello di campagna, sette giovani hanno ucciso a calci e pugni rifacendocisi in tre volte, un povero mendicante colpevole di aver gettalo in terra una moto avendoci appoggialo la sua sgangherata bicicletta.
. Claudio Villa ha avuto un enorme successo a Mosca alla sala Ciaicowski. Alla fine è stato sommerso dalla folla che gli chiedeva autografi, prevalentemente da giovani operaie e commesse dei grandi magazzini

. Nel 1959 i fatti delittuosi denunciati in Italia sono stati: 1672 omicidi volontari; 3170 omicidi colposi; 14.907 lesioni colpose: 2179 rapine; 194,062 furti; 11.679 truffe. Aumento del 3,3% sul 1958.
. L' esercito di Bonn ha già in efficienza 3 stati maggiori di corpo d' armata 7 divisioni, 8 squadroni di cacciabombardieri, 2 da caccia, 2 da trasporto. La Marina ha creato 2 stati maggiori. Nel I960 1' esercito aumenterà di una divisione, l'aviazione di 2 squadroni ricognitori e la Marina armerà 2 incrociatori, 10 vedette lanciasiluri e 24 dragamine. E sempre più aumenta il bisogno di spazio "per il bebè che cresce e non sta più nella culla".
. In Inghilterra De Gaulle, nel discorso ufficiale ha detto che la "pace rimarrà precaria fino a quando milioni di esseri umani resteranno negli abissi della miseria accanto ai loro fratelli più fortunati". Nello stesso giorno 300.000 contadini francesi in 18 città hanno violentemente protestato per la situazione miserevole del mondo agricolo francese.


Mentre auguriamo a tutti BUONA PASQUA ringraziamo con tutto il cuore tutti coloro che hanno voluto servirsi di noi per fare arrivare il loro fraterno Amore a tanti poveri veramente bisognosi di tutto.
Vi preghiamo perdonarci se ci permettiamo unire a questo nostro povero foglio il solito bollettino di c .c. postale. Non è per chiedere e tanto meno per dare ai nostri amici il fastidio tanto spiacevole di trovar dentro le pagine di una pubblicazione, il modulo di c. c. Non chiediamo nemmeno l'abbonamento perchè pensiamo sinceramente che il nostro povero foglio non abbia il diritto di chiedere un vero e proprio abbonamento: è troppo povero per avere un simile diritto e poi è bellissimo sperare che sia l' Amore per i poveri quello che ne mantiene in vita "la Voce".
Uniamo quindi il c. c. perché pensiamo che qualche amico che legge possa trovarsi nella meravigliosa situazione di uno che per motivi personali da lui solo conosciuti, senta il bisogno di dover dare qualcosa agli altri convinto da quella misteriosa necessità di scambio vicendevole fra povertà e ricchezza così essenziale nel Cristianesimo, Spesso scopriamo in noi urgenze e problemi estremamente belli e preziosi ai quali bisogna offrire soluzione immediata. Di qui il mettere a portata di mano il mezzo più immediato materialmente, cioè il modulo di c. c.
Vi saremmo molto grati se vedeste in questa strisciolina di carta che somiglia un po' troppo ad una mano tesa a chiedere l' elemosina, nessun'altra intenzione che quella di mettervi gentilmente a disposizione un qualcosa di cui potreste avere bisogno.
" (I cristiani) amano gli uomini e tutti li perseguitano. Sono misconosciuti e condannati, sono uccisi e ricevono la vita. Sono poveri e arricchiscono molti. Mancano di tutto e sovrabbondano di tutto. Vengono disprezzati e in questo disprezzo trovano la gioia. Vengono calunniati e ottengono la giustizia. Vengono insultati e essi benedicono. Vengono oltraggiati e essi rendono onore. Nonostante facciano soltanto del bene, vengono puniti come malvagi. Puniti, gioiscono come se nascessero alla vita. In una parola: ciò che l' anima è nel corpo, questo sono i cristiani nel mondo".
(dalla lettera a Diogneto, opera di un cristiano ignoto del II° secolo).

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