Gruppo Papa Giovanni

Problemi del nostro tempo

E' il secondo anno che un gruppo di sacerdoti si riuniscono presso l'Abbazia di S.Egidio (Comunità di Emmaus) a Sotto il Monte per verificare la presenza di noi cristiani nella realtà del mondo di oggi.
I 30 sacerdoti presenti -dai 25 ai 60 anni- amici, di lunga data alcuni, altri la stabiliscono in questi incontri, vivono diverse realtà di vita pastorale nel nord, centro e sud Italia - mondo studentesco, operaio e contadino, ordini religiosi, parroci. L'incontro avviene sempre il 2 giugno in memoria di Papa Giovanni. In loro è vivo il desiderio - l'incontro ne è un'attuazione - di eliminare l'isolamento in cui si trovano per rinverdire il senso vero del sacerdozio, riconciliare in Cristo Signore il valore naturale del mondo, ed essere di reciproco aiuto per una disponibilità virile alla Chiesa in Italia. Il téma dell'incontro di quest'anno: "La contestazione giovanile nel quadro del rinnovamento della Chiesa". E' un fatto che i giovani si sentono scontenti di come va il mondo. I grandi ideali di libertà, pace, fratellanza tra i popoli li sentono avviliti e svuotati per nuove concessioni alla violenza, all'egoismo, all'orgoglio nazionalistico.
Essi provano soprattutto "ribrezzo" per l'abisso esistente tra le parole degli adulti e le loro azioni, in politica, nei rapporti sociali, nella stessa religione.
Questa contestazione giovanile rischia di capovolgere i valori di fondo della Rivelazione: negazione di Dio e di Gesù Cristo: significativa la scritta sul muro esterno di una cappella universitaria "Mao sì Cristo no". C'è il pericolo che la Chiesa - dopo le meravigliose aperture del Concilio Vaticano II - si isoli e presenti un atteggiamento chiuso dinanzi alle
fondamentali esigente di rinnovamento. Non si può negare che il mondo ecclesiastico appare sempre più come una casta sacra, priva di contatti efficaci con i veri problemi dell'uomo di oggi e pertanto inadatta a capire la legittimità di qualsiasi contestazione sino ad identificare con la violenta ogni iniziativa che miri a mutare il sistema.
Il valore positivo della contestazione giovanile sta nella ricerca di autentici valori umani, solidarietà, giustizia, amore, rispetto della persona!
La contestazione è liberazione, un demolire per costruire. Come possiamo noi sacerdoti servire al movimento dei giovani, oggi? Nel chiedere - resistendo attivamente quando è necessario - alla Chiesa di liberarsi dal suo clericalismo, rompendo con ogni compromesso politico per essere più povera, evangelicamente più rivoluzionaria. La speranza cristiana è una fretta cristiana per una edificazione del Regno di Dio, in concreto, attuale. Gesù nel suo Vangelo ce ne dà i Segni e gli esempi concreti e la Chiesa ne deve essere continuatrice fedele, attualizzazione della Redenzione.
Il suo credere in Dio deve farsi tangibile ponendosi al servizio degli uomini nel nascondimento, sviluppando, entro la fedeltà evangelica, le esigenze di universale solidarietà, umana che operano in larghi strati della nuova generazione.
Per noi sacerdoti e per ogni cristiano è assolutamente necessario riscoprire il vero Gesù Cristo (e in Lui la vera violenza cristiana "che rapisce il Regno dei cieli") Uomo-Dio affogato per secoli dal liturgismo, dal devozionalismo e dalla pseudoteologia.
Va scoperto e va insegnato: non servono le novità dei teologi a scoprirlo ma un'"esistenza concreta" dove Lui è "Via Verità e Vita".

I 30 sacerdoti hanno fatto concordemente le seguenti considerazioni:

1. La contestazione giovanile rischia di coinvolgere i valori di fondo della Rivelazione; anche per questo è urgente promuovere nell'intero popolo di Dio, una consapevolezza teologica raggiunta attraverso forme di insegnamento libere dall'esclusivismo clericale e adeguate alle esigenze scientifiche moderne. Tale consapevolezza potrebbe fra 1'altro, comprendere e sviluppare entro la fedeltà evangelica le esigenze di universale solidarietà umana che operano in larghi strati della nuova generazione.

2. La risposta dell'autorità ecclesiastica e in genere della struttura del mondo cattolico, salvo rari casi, è ispirata a un concetto del potere teologicamente immotivabile e sostanzialmente lesivo della corresponsabilità della comunità cristiana, come dimostrano, fra l'altro, le gravi inadempienze nella creazione di quegli organismi previsti dal concilio e dal Sinodo Episcopale, proprio per sorreggere e guidare l'esigenza del rinnovamento: si pensi ai Consigli Pastorali e alla Commissione Teologica Centrale. Senza dubbio a tali inadempienze è in parte da addebitare il tante volte lamentato spirito di disobbedienza. Un atteggiamento chiuso alle fondamentali esigenze di rinnovamento si riscontra largamente anche nel clero, specie tra i parroci. Così davanti alla coscienza della nuova generazione, il mondo ecclesiastico appare sempre più come una casta sacra, priva di contatti efficaci con i veri problemi dell'uomo di oggi e pertanto inadatta a capire la legittimità di qualsiasi contestazione.

3. Una ragione preponderante di questa estraneità è la concreta compromissione tra la Chiesa istituzionale e le varie strutture del potere politico-economico, che favorisce la confusione tra ordine costituito e ordine cristiano e la unilaterale identificazione della violenza con ogni iniziativa che miri a mutare il sistema. Quella compromissione e questa confusione sono particolarmente diffuse nella chiesa italiana.

4. Questa conformazione autoritaria deriva alla Chiesa dalla lunga consuetudine proprio con gli ordinamenti di quella società che è messa in questione dalla protesta giovanile, la quale arriva anche per questo a convincersi che la Chiesa non è più in grado di svolgere il suo ruolo evangelico, né di distinguere la dinamica moralità dei fini dalla immobilistica moralità dei comportamenti.

5. La frattura sempre più grave tra l'istituzione ecclesiastica e l'insieme del popolo di Dio rende urgente un'azione responsabile e concorde volta a illuminare l'opinione cattolica sulla realtà dei fatti e a sollecitare una trasformazione della mentalità e del comportamento di coloro che nella Chiesa hanno il carisma del servizio ministeriale, come dire della riconciliazione in Cristo delle legittime diversità operanti nel suo seno.

A tal fine il gruppo ha deciso di determinare una metodologia che sia dotata insieme di efficacia e di fedeltà allo spirito evangelico:

1. La contestazione deve cominciare a livello personale e interiore. Il che comporta un profondo gusto della libertà e una costante strategia di liberazione, col rifiuto permanente di tutto ciò che può legittimare un sistema antievangelico, studiando - ad esempio - la possibilità di respingere certe consuetudini amministrative e burocratiche dell'apparato ecclesiastico.
2. Il gruppo si impegna a creare "centri di libertà" per l'accoglienza e l'ospitalità di confratelli rifiutati dall'intolleranza o in condizioni di ricerca e di disagio spirituale per incompatibilità con il sistema.
3. Ugualmente si impegna a documentarsi non solo attraverso la raccolta critica dei dati, ma anche attraverso l'approfondimento della dimensione spirituale, teologica e culturale dei vari problemi.
4. Ritiene suo dovere informare i responsabili a tutti i livelli, con una documentazione tempestiva e persuasiva, soprattutto in casi di sopraffazione dei diritti umani.
5. Poiché rispetta l'opinione pubblica nella Chiesa e ne valuta pienamente l'importanza, il gruppo comunicherà, secondo criteri di prudenza e di efficacia, eventuali abusi di potere, superando anche quel tradizionale strumento del sistema che è l'imposizione del segreto, e promuovendo manifestazioni di solidarietà per tutti coloro che subiscono ingiustizie.
6. Quando se ne dia il caso, il gruppo prenderà l'iniziativa di intervenire presso chiunque abbia responsabilità di abusi e abbia il dovere di portarvi rimedio, e sarà solidale con il fratello che interviene personalmente per le stesse ragioni.
7. Cercherà di promuovere e di sostenere iniziative di coraggiose sperimentazioni, soprattutto di vita comunitaria e di nuove forme di vita parrocchiale.
8. Per favorire la realizzazione di quanto sopra e le comunicazioni tra i componenti del gruppo, viene costituita una segreteria organizzativa presso la comunità di don Sirio Politi, via Aurelia sud, Viareggio (Lucca).

Precisazione diversi amici preti - evidentemente lettori del settimanale Panorama - mi hanno rivolto domande circa la fondazione e l'organizzazione di "centri di libertà", di "sviluppi catacombali" e di "Chiesa sotterranea" di cui io sarei particolarmente responsabile.
Mi dispiace - unicamente perché l'andare sui giornali da parte di sacerdoti è sempre cosa penosa e pietosa - mi dispiace che Panorama di sua completa iniziativa e raccogliendo le informazioni non so dove, abbia citato il mio nome raccontando delle mie cose.
Io ho preso parte a quella riunione come gli altri sacerdoti presenti all'abbazia di S. Egidio, su un piano di amicizia e di impegno fraterno. Io e don Menesini abbiamo accettato di essere la convergenza di tutta una presenza attiva e fedele all'interno della Chiesa da parte di tutto il gruppo presente. E questo forse perché la nostra comunità è già un "centro di libertà" per un'accoglienza ormai molto vissuta, di ospitalità di sacerdoti e di seminaristi desiderosi o bisognosi di una casa dove si respira aria di famiglia, di una comunità sacerdotale dove si prega, si lavora e si cerca seriamente (forse in forme e realtà un po' nuove) d'essere popolo di Dio.
Tutto qui.
Non è stato fondato niente. Non vi è niente di segreto, di catacombale, di sotterraneo, di strategico, di rivoluzionario.. ma tutto è alla luce del sole.
Tant'è vero che il documento di quella riunione del luglio scorso è stato inviato a diversi vescovi. E doveva essere da noi reso pubblico già mesi fa con l'inizio di questo nostro foglio mensile, se avessimo avuto a disposizione un ciclostile come si deve e non la vecchia carcassa che invece possediamo.
Dico questo non per chiarire le mie cose a scanso di responsabilità, ma perché i miei fratelli sacerdoti che hanno del tempo da perdere a leggere Panorama non abbiano a fantasticare di carbonerie o massonerie di clero in fase di inizio all'abbazia di S. Egidio di Sotto il Monte o nella comunità parrocchiale di via Aurelia a Viareggio, ma specialmente perché chi ha bisogno di un po' di respiro sereno e aperto non abbia alcun timore di venire tra noi, a casa nostra, o di unirsi al nostro gruppo di sacerdoti.


don Sirio Politi


in Popolo di Dio: PdD anno 1° ottobre 1968, Ottobre 1968

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