Desiderio di Avvento

A volte è tanta fatica offrirsi alla vita senza difendersene, e lasciar cadere tutto ciò che di istintivo è in noi, tentando di non determinare gli eventi, di non darvi un'impronta che segni almeno un poco il nostro passare - di essere solo costruiti.
Mi viene a volte in mente che il mio è uno strano amore alla vita (e vita per me è sempre Dio che si manifesta nelle cose). Perchè vi obbedisco, la seguo, la amo, non me ne difendo, nemmeno la sofferenza e il senso del nulla riescono a farmene stancare - eppure la considero cosa difficile, pesante, una fatica alla quale sottomettersi.
E' il peso dell'incarnazione, il limite dell'incarnazione - la necessità di scegliere un luogo e un tempo, il particolare attraverso il quale necessariamente esprimersi, il troppo poco di noi per che ti domanda amore, la sensazione umiliante di dare pietre ai figli che ti domandano del pane, il timore di frenare invece di accendere.
Eppure per Dio quale amore senza fine è stato 1'incarnarsi, questo donarsi mai stanco, diffuso fino ai confini del mondo, questa creatura nuova nella quale era tutt'uno l'uomo e Dio, questa capacità di rendere il tempo eternità perchè il presente era esaurito nell'amore. L'incarnazione era il luogo in cui l'amore prendeva vita e si esprimeva.
Che nostalgia di quel sapersi donare, di una verginità che assumeva il particolare solo perchè era il mondo intero, quando gli uomini incontrati e il creato veduto non erano segno di altre realtà, ma così amati da essere costretti a svelare la loro origine, la Somiglianza antichissima impressa in loro da sempre.
Il saper guardare il mondo con occhi verginali senza nulla respingere, senza venirne schiacciati ed oppressi, entrandovi dentro in pura libertà d'amore... e permettergli di essere Dio mentre noi solo creature, noi incerti Lui sicuri, noi incapaci, lui pienezza, noi impotenti, Lui roccia, Lui pietra angolare, Lui luce, cibo e fuoco e respiro infinito e totalità di esistenza e unione di cielo e di terra, come la linea sottile dell'orizzonte, punto di incontro, novità di vita.
Cosa importa tutto il resto, e cosa la monotonia dei giorni se sono abitati da Dio, cosa la sofferenza se ci spinge a più amore, cosa l'agonia del nostro essere che si ribella e non vuole morire, se Lui viene da padrone e rompe gli indugi e ci conquista dal più profondo.
Dobbiamo offrirci perchè qualcuno nel mondo ami questa vita così com'è povera, frantumata, stancante, eppure redenta, unificata, riscattata e si abbandoni all'andar del tempo, e offra amore senza fine, perchè altri trovino la via, il coraggio, la forza.
E' il nostro avvento, il desiderio di metterci con Lui sulla strada, di aspettarlo per tutti, consapevoli che Lui solo ha parole di vita eterna.
E' sul suo esempio che il nostro avvento vuol dire entrare nella vita per essere unicamente amore.


Maria Grazia


in Popolo di Dio: PdD anno 4° gennaio 1971, Gennaio 1971

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