Responsabilità della Chiesa

Ogni volta che s'intende affrontare i problemi che riguardano la vita ecclesiastica non é onesto non affrontare coraggiosamente le responsabilità della Chiesa e Chiesa qui, in modo particolare, vuol dire sacra gerarchia in tutta la realtà storica di determinazione della vita della cristianità. Sono responsabilità pesanti e tutta la loro terribile misura la stiamo constatando noi Chiesa del nostro tempo. Fino al punto che guardandoci dentro e intorno non sapremmo dire che cosa c'è che non sia in crisi. Fino a poco tempo fa tutto pareva andar bene nelle strutture, nella dottrina, nella disciplina, nella concretezza dei rapporti, nella saggezza secolare degli ordinamenti .
Il giuridicismo tutto bloccava e sistemava come la polizia il traffico stradale. Il moralismo spaccava il capello in quattro e dava di potere ingoiare "tuta conscientia" il cammello. La diplomazia risolveva problemi di cristianesimo firmando trattati politici. La potenza economica e politica riusciva a tenere a livelli altissimi le importanze ecclesiastiche come i sacri paludamenti e le onoranze, misurate a centimetri e fino a metri quadrati di stoffa di seta più o meno rossa, rendevano accesi di sacro zelo gli uomini di Chiesa e umiliavano, di timoroso rispetto, gli uomini comuni, specialmente quelli del lavoro manuale, operaio o contadino. Vaticano e curia romana al vertice, episcopio e curia diocesana, in misure locali .
Casa canonica e curia parrocchiale, in misure paesane.
E' difficile discernere le differenze fra le tre istituzioni all'infuori della diversità delle misure, perché fondamentalmente la mentalità é la stessa, le posizioni sono le medesime e anche, su per giù i sistemi, inevitabilmente, si somigliano.
E tutta l'istituzione si reggeva in questa identità gerarchica e sulla necessità vitale - più o meno avvertita in basso ma estremamente cosciente in alto - di proteggersi con fedeltà assolute e soggezioni pesanti, attraverso il mantenimento del sistema. L'autorità e l'obbedienza hanno fatto un gioco terribile di bloccaggio, di inaridimento, di disciplinarismo fino a rendere la Chiesa un deserto dove un albero poteva crescere e un po' d'acqua fresca era possibile bere soltanto qua e là, nelle oasi, più o meno venute su non si sa di dove.
Perché l'autoritarismo é facile che diventi assolutismo e l'obbedienza-soggezione è inevitabile che porti alla passività, che pare di essere vivi e invece si é dei morti.
Tutto bene e possiamo anche essere d'accordo se la Chiesa è intesa come istituzione teocratica in cui Dio serve per dare misure estreme all'assolutismo del dominio.
Ora tutto terribilmente sbagliato - sbagliato anche con tutta la comprensione dei tempi e dei periodi storici nel quali il sistema si è reso inevitabile, come dicono quelli che studiano, i teorizzatori di allora, che Dio li perdoni e gli studiosi di poi che scusano quelli di allora - tutto terribilmente sbagliato se la Chiesa é la Chiesa di Gesù Cristo, cioè il suo corpo vivo, la sua presenza continuata fra gli uomini, la sua parola vivente, il suo Mistero di redenzione e di salvezza nel seno dell'umanità. La resurrezione di Cristo, cioè la vita vera piena e perfetta, nella morte incessante che è il mondo.
La Chiesa è la continuità della storia di Dio fra gli uomini. E' lei che porta il peso e la grandiosità di questa presenza di Dio che con violenza d1Amore preme nella storia perché l'umanità e l'universo convengano in Dio.
Da dopo la creazione, la rivelazione, la storia di Israele, i profeti, la venuta di Gesù, é il tempo della Chiesa. La storia sacra, ora, é la storia della Chiesa.
Questo popolo di Dio che continua nel mondo il mistero del popolo eletto con la sola variante che quella era storia di preparazione al Regno di Dio, quella della Chiesa é invece di realizzazione. E contiene, e ne è la continuità, tutta la venuta del Figlio di Dio e tutta l'attesa del suo ritorno.
La terra dei profeti è la Chiesa, degli uomini di Dio. E' dove lo Spirito fiammeggia la sua Pentecoste perenne.
Dove Gesù Cristo trova le membra del suo corpo di cui Lui é il capo.
I tralci della sua vite.
Il suo lievito il suo sale.
E' la perla preziosa e il tesoro nascosto nel campo del mondo. Non é male se é venuto il tempo in cui della Chiesa si cerca questa essenzialità. Si esige e si pretende unicamente la sua soprannaturalità. Il suo essere segno di Dio. Indicazione vivente, chiara e scoperta, di Gesù Cristo.
Realtà umana continuamente percossa di Spirito Santo. Contrassegnata dall'imprudenza profetica. Comunità di uomini di Dio.
Le letture che facciamo nella Liturgia raccontano queste cose. E sono verità indubbie, ma terribilmente d'altri tempi: non hanno ombra di rapporto nella Chiesa altro che nella aride profondità dei teologi e nelle raffinatezze estetizzanti dei liturgisti.
Come è possibile non chiedere alla Chiesa, agli uomini di Chiesa, alla Sacra Gerarchia, in modo particolare, in forza della sua precisa destinazione di essere segno di Dio fra noi, qualcosa di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, di Mosè, di David, di Elia, di Isaia, di Giovanni Battista... questi uomini portati via da destino di Dio fino a significare unicamente Dio nella loro vita?
Non possiamo non chiedere qualcosa di Gesù Cristo: e cioè qualcosa che rassomigli a quella terribile e infinita realtà di Dio fatto Uomo, qualcosa di quella storia pensata da Dio, voluta da Dio, vissuta da Dio e che per la resurrezione è viva e vivente anche in questo momento.
Perché l'annuncio del Vangelo è ripetere le sue parole e rinnovare la sua vita.
Cosa leggiamo durante la liturgia?
Non abbiamo più voglia di leggere noi e di leggere agli altri ciò che é stato vero ma che non é più riscontrabile e sembra perfino nemmeno più possibile ai nostri tempi.
Perché l'autorità è altra cosa. Così pure il diritto e la legge.
La diplomazia e la risorsa economica. L'appoggio e 1'importanza politica. La cultura e l'orgoglio culturale. Il privilegio. L'astuta saggezza. L'organizzazione. La separazione. Le distanze. Gli onori e le carriere... e tutto ciò che nasce dalla prudenza e sapienza della carne.
La S. Messa e i Sacramenti (a parte, evidentemente, la realtà soprannaturale). La catechesi anche nelle forme più attualizzate e pedagogicamente più raffinate. La liturgia resa più accessibile e comprensibile. La semplificazione degli abiti ecclesiastici. La decentrazione diocesana e nazionale dell'autorità episcopale. I viaggi nel mondo del Papa.
I gruppi di studio moltiplicati ovunque. Gli innumerevoli corsi di aggiornamento. La riforma che più o meno travagliosamente tutti gli ordini religiosi cercano, insieme a tutte le congregazioni religiose maschili e femminili. I gruppi spontanei a destra e sinistra così in affannosa ricerca che è impossibile un affiancarsi e un riunirsi. Scontentezze terribili e conservatorismi spietati.. tutto è veramente in crisi. E' sicuramente crisi non di dissoluzione, ma di ricerca.
Neppure tutto questo travaglio non sta comportando quel "qualcosa" che la Chiesa è e deve essere nel mondo. Quel "qualcosa di Dio" che dalla Scrittura leggiamo nella liturgia. E avvertiamo molto bene che a un certo punto e a poco a poco se n'é come andato dalla storia della Chiesa che la Sacra Gerarchia ha perduto. Che il popolo di Dio non ha più..
.. E che ai nostri tempi - e chissà che cosa di meraviglioso succederebbe se la chiesa si abbandonasse assai di più allo Spirito che sta scuotendo a gran forza questi nostri tempi - e che ai nostri tempi si è cominciato a patirne una voglia incontenibile e una nostalgia struggente.
Per capire cosa possa essere questo "qualcosa" bisogna cominciare a rileggere la pagina dì Giovanni che racconta di Nicodemo e quella che racconta della Samaritana: perché la Chiesa da tanto tempo somiglia a Nicodemo e ha qualcosa della Samaritana: se non altro il loro ragionare umano, terra terra del Regno di Dio. Ora il ragionare di Gesù è un altro: è quel "qualcosa " che stiamo sognando perdutamente della Chiesa:... "ciò che è generato dalla carne é carne e quel che nasce dallo Spirito e Spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: bisogna che voi siate generati dall'alto. Il vento spira dove vuole e ne senti la voce, ma non sai donde venga dove vada: così e di ognuno che è nato dallo Spirito".
E' terribile e addolora profondamente eppure si ha tutta l'impressione che la Chiesa ancora domandi: "ma come è possibile tutto questo?".
E' amarissima la risposta di Gesù e il rimprovero si colma di angoscia e di sgomento: "tu sei maestro in Israele e non lo sai?".
No, lo sappiamo bene, soltanto non ne abbiamo la Fede e tanto meno il coraggio di tutto quello che sappiamo.

La Comunità


in Popolo di Dio: PdD anno 2° agosto 1969, Agosto 1969

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