Tempo di Avvento

Vorrei tanto aspettare la venuta di Dio tra noi come se fosse la prima volta per la gioia di dirGli - Vieni, Signore, tu solo hai parole di vita eterna.
Vorrei essere in questi giorni l'attesa del mondo, attesa semplice, felice, aperta, svuotata come di donna che attende il suo sposo. Solo attesa che desidera di essere colmata, attesa di questo creato dove la materia tutta stanca del suo peso, perfetta nella sua meraviglia, geme e soffre; attesa di questa umanità che non sa più, non capisce, si sperde perché le manca il Signore Gesù.
Ho bisogno di Dio più del cibo e dell'aria: non è solamente il mio cuore che palpita se sa di essere sotto il Suo sguardo; è l'anima mia che attende il suo Dio, il mio essere che vuole riposare nell'Essere; è la vita che senza di Lui non ha significato, il mondo che sarebbe troppo solo.
Se mi metto in ascolto della voce più vera di chi è stanco e sfiduciato e guardo in fondo ai cuori che non sanno o non vogliono donarsi scopro il desiderio di Lui, che ha il mondo; quando riesco a tacere e il mio cuore è aperto al destino degli uomini di ogni tempo, di questa povera umanità appesantita da una ricerca ostinata e stranita che non sa da dove nasce - sento la vita, il miracolo dell'esistere che ha bisogno di qualcuno che la guardi e la chiami per nome per espandersi e amare. Dio guarda così le Sue creature, e infinitamente di più, ha bisogno solo di raccoglierle sotto le ali come la chioccia fa con i pulcini, di sfamarle, di condurre il suo gregge. Non c'è nulla che lo può spaventare, Lui sa che tutto in noi è preghiera vivente, povera invocazione mai disperata, grido inespresso di chi vuole chiamarlo; perfino il male è un vuoto che vuole essere colmato, un poco di buio in cerca di luce.
Per questo Lo chiamo. Noi Chiesa, cuore del mondo, dobbiamo raccogliere la solitudine, essere parola di sofferenze senza voce, cuore di chi è ormai indurito per troppo dolore.
Mi metto davanti al Padre e Gli presento le Sue creature, non ho nemmeno bisogno di parlarGli, il mio gesto può essere muto, Lui sa cosa voglio dire quando lo chiamo "Padre.."; conosce il lungo avvento del mondo che attende senza sapere.
Voglio essere di nuovo nel tempo Maria, ripetere con lei senza distrarmi, il nostro Amore a Dio, chiedergli con la sua umile fiducia di venire, chiederlo con la nostra vita di uomini e di donne il cui cuore è aperto, svuotato di noi, desideroso solo di Dio.
Come lei voglio che Dio si incarni nel mondo, venga non ci lasci soli, sia speranza degli umili, sicurezza di pace e giustizia, certezza di vita diversa - ci sia accanto, vicino, da toccarlo con mano, da colmare l'ansia del nostro cuore, il bisogno di Lui che tutti abbiamo; che colmi l'angoscia di questo chiederci sempre "perché?...".
Insieme a Maria non ho paura di essere questa speranza dolce e insistente, questo domandare sommesso, perché so, guardandola, che dobbiamo essere la voce dell'umanità che parla al suo Dio.


Maria Grazia


in Popolo di Dio: PdD anno 1° dicembre 1968, Dicembre 1968

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