Problemi d'oggi...

Sul giornale di oggi leggo la notizia di un sacerdote, un religioso olandese che si è "fidanzato", e nel leggere la notizia provo una grande pena, una tristezza infinita.
Pena e tristezza che mi assalgono ogni volta che vedo un uomo o una donna che abbandona i suoi ideali, che si sente tanto stanco e vecchio da non avere più la forza e la voglia per continuare una strada certo abbracciata con entusiasmo, con gioia e con la fiducia di portarla a termine. E la pena e la tristezza diventano sofferenza tanto più grande quando ciò che si abbandona non è un ideale qualsiasi, ma è la risposta a una scelta di Dio; e il motivo, qualunque siano le giustificazioni addotte, è sempre un motivo spaventosamente personale. Si cerca sempre qualche cosa che dia felicità, anche se poi è solo un'illusione.
E invece di ammettere francamente che non ce la si fa più, che si tratta di un problema personale, risolto in quel modo, nel tormento e nel silenzio della propria coscienza, si cercano i motivi per sminuire e invalidare in senso assolutamente valido, quanto fino ad allora si è vissuto; per tacitare la propria coscienza si vorrebbe che tutti gli altri fossero concordi nello scegliere la soluzione dell'abbandono.
Ma oggi c'è qualche altra cosa che mi colpisce e mi fa soffrire nel mio essere donna. Non posso, come donna, sopportare che qualcuno, e qualcuno che avrebbe dovuto conoscere l'Amore di Dio, possa ignorare così tutto dell'amore fino a considerare la donna come qualche cosa da usare per distensivo, e per questo motivo la sposi passando tranquillamente sopra agli impegni presi con Dio. Che un uomo sposi una donna solo perchè la sera è stanco e ha diritto - che orribile parola il diritto per base di un matrimonio - a un po' di distensione, è una cosa che mi fa male e che non voglio accettare.
In questo modo mi pare che Dio sia tradito due volte, non solo per l'aver abbandonato l'impegno alla verginità, ma anche per aver sminuito e immiserito il Suo meraviglioso piano sulla coppia umana, fino al punto di considerare la donna come antidoto alla solitudine e alle nevrosi generate dalla vita moderna.
E poi mi sembra che Dio sia offeso anche in tutti gli uomini che si sono sposati e si sposano assumendosi tutta la responsabilità di una famiglia. Anche il matrimonio è una consacrazione al servizio di Dio, è un diventare suoi collaboratori, è un riunirsi nel suo nome perchè Lui sia presente sulla terra. E'! amarsi tanto, senza ombra di ripiegamenti su di sé, senza egoismi, tanto da essere già Regno di Dio.
Ma quando un uomo è arrivato all'egoismo che gli fa vedere nella donna solo un mezzo per soddisfare le sue esigenze e i suoi bisogni, non importa se nel campo psicologico o fisico, come può pensare alla responsabilità di una famiglia? Perchè meravigliarsi se non ne avverte il problema?
E se non avverte quei valori umani che tanti uomini comprendono e vivono a costo, a volte di grandi sacrifici e rinunce, perchè meravigliarsi se non avverte più la pienezza che solo la verginità dava al suo essere sacerdote?
La verginità è essenzialmente amore, è la rinuncia a ogni diritto, è il riconoscere che Dio solo è fine assoluto e supremo di un'esistenza, è la disponibilità e l'apertura a tutti gli altri, perché è l'apertura all'infinito che è Dio.
Soprattutto è seguire il Vangelo, non un'istituzione della Chiesa.
Ecco potrei anche accettare un discorso sui motivi teologici della verginità del sacerdote, si può anche discutere se e fino a che punto sacerdozio e verginità debbano coincidere, anche se mi è tanto difficile dimenticare che Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote ci ha dato come esempio e modello una vita verginale, ma non posso, non riesco ad accettare, pur con tutta la comprensione per la debolezza umana, un discorso che non abbia delle motivazioni cristiane e sia solo un discorso egoistico sui propri diritti.
E a questi uomini,a questi poveri uomini che non sanno, non riescono a vedere nella donna null'altro che l'appagarsi delle proprie esigenze e dei propri bisogni, vorrei chiedere di guardare con rispetto la donna, questa creatura nata per essere soltanto "la serva del Signore" e per glorificare Dio insieme all'uomo. Di riconoscerle sì la sua capacità di amare, di fare donò di se, di donare tanta gioia intorno a sé, ma riconoscendole soprattutto la sua dignità di figlia di Dio, che nella Vergine Maria è diventata Madre del Suo Dio.
E ogni uomo nella sua donna e in tutte le donne si sforzi di vedere sempre la Madre del suo Dio, e solo così potrà amarla veramente di un amore cristiano, di un amore che trae origine da Dio.


Mirella


in Popolo di Dio: PdD anno 1° novembre 1968, Novembre 1968

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