La Pasqua dei lavoratori della Dalmine

Ai dirigenti della nostra società non sta certamente a cuore la collaborazione dei propri dipendenti. Lo hanno dimostrato in vari modi e in molte circostanze e in questa santa ricorrenza lo hanno confermato. Pensano che il modo più redditizio sia la cieca obbedienza cioè quello che loro chiamano disciplina e ordine che in realtà non è che la più spietata e inumana sopraffazione.
A Natale la Commissione Interna in uno spirito di collaborazione chiedeva alla Direzione di chiudere lo stabilimento alle ore 14 per dare la possibilità ai propri dipendenti di essere assieme alle lo-ro famiglie e, per chi lo desiderava poter partecipare alle funzioni religiose; accontentando i propri dipendenti avrebbe concesso due turni, in cambio i lavoratori ne offrivano tre: uno la domenica prima di Natale e due in altre domeniche.
Ma niente da fare e, per questa incomprensione i lavoratori scioperarono, conseguenze: niente produzione e malcontento.
Quanto sopra si è ripetuto a fine anno e, anche in questa ricorrenza niente produzione ma solo malcontento. A Pasqua la Direzione ha voluto vendicarsi e, a differenza di tutti gli altri anni, ha fatto lavorare anche il turno di notte giustificando che vi erano esigenze di lavoro. Ma mentre è molto facile far credere ciò alle autorità, civili e religiose che siano, non è altrettanto facile farlo credere ai propri dipendenti. Loro sanno per più diretta esperienza, che queste esigenze non sono altro che incomprensione e capricci. Perciò anche in questa occasione i lavoratori a questi atti di forza avrebbero dovuto rispondere con lo sciopero.
Lo abbiamo voluto evitare scegliendo una semplice limitata protesta: gli operai dopo aver lavo-rato tutta la notte fra il Sabato Santo e la Pasqua, si sono recati in tuta, così com'erano all'uscita del lavoro notturno, stanchi dalla fatica, ma assai più depressi per la sopraffazione assurda da parte della dirigenza dello stabilimento, si sono recati nella Cattedrale di Massa e hanno ascoltato la S. Messa.
Il folto gruppo ha destato l'attenzione e la sorpresa dei fedeli presenti in Cattedrale e subito si è sparsa la voce che gli operai della Dalmine stavano protestando in quel modo così originale, ma fermo e deciso, contro la mentalità e il costume di prepotenza della Direzione. Il fatto ha suscitato calorose adesioni e le autorità religiose ne sono rimaste fortemente impressionate. Sono state scattate fotografie per ricordare il fatto: fotografie che sono saie poi pubblicate sui quotidiani, insieme ad articoli che dolorosamente deprecavano quel lavoro notturno della notte di Pasqua e tutto il sistema di rapporti umani che sta rendendo poco respirabile l'atmosfera della Dalmine.
Per questo aspettiamo e speriamo che le autorità competenti vorranno rendersi conto come in realtà stiano le cose alla Dalmine, cioè se sono i lavoratori che si comportano male e meritano di essere trattati in questo modo, oppure se sono i dirigenti che devono cambiare la loro mentalità.
Invitiamo le dette autorità a voler fare le dovute indagini, come riteniamo sia loro dovere, troveranno dei lavoratori disposti e in grado di fare dichiarazioni assumendone tutte le responsabilità.
Con fiducia i lavoratori attendono, sperando che, per il bene di tutti, quanto prima sia riportata la normalità nel nostro stabilimento.





Per i lavoratori della Dalmine
Domenico Mannini



in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N. 5 Viareggio - Maggio 1964, Maggio 1964

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