Serrata ai Cantieri Picchiotti

pomeriggio del 16 aprile
Tutto il giorno in tipografia a sistemare l'impaginazione del giornale. Ero stanchissimo e poi demo-ralizzato e quasi spento di dentro, nell'anima, perchè mi sembrava inutile tanta fatica, senza significato e come a vuoto tutto un ideale. Irraggiungibile, impossibile a me povero prete, così solo in questo sforzo di partecipazione, senza limiti e difese, di tutto un enorme problema umano.
Portavo, dietro sulla bicicletta, le bozze del giornale: queste quattro povere pagine in cui vi è tutto di me stesso, ma che sono infinitamente poco, anche se cariche di tanta passione e di tanto sacrificio, per poter risolvere qualcosa dei tremendi problemi che affliggono il mondo operaio.
E al semaforo del ponte girante era rosso: mi sono fermato in attesa del verde. Pochi secondi, ma una voce mi ha chiamato. E mi ha raccontato che oggi, all'una e mezzo, i cancelli del Cantiere Picchiotti sono rimasti chiusi: un foglio dattiloscritto appiccicatovi sopra dichiarava la serrata.
Due mezz'ore d'interruzione di lavoro, durante l'attività dell'azienda, per protestare contro la Direzione che respingeva sistematicamente ogni invito a trattare l'incresciosa situazione, anche nei confronti dell' Autorità,hanno provocato questa estrema misura.
Sono andato a vedere e ho portato quella mia stanchezza a traboccare davanti a quel foglietto sul cancello. L'ho trascritto sulle bozze del giornale. Eccolo qui.
«A seguito del precedente avviso che chiaramente manifestava l'impossibilità per l'azienda di sopportare agitazioni, condotte in forma illecita, che creano disordine nell'organizzazione e nello svolgimento normale del lavoro aggravando ulteriormente l'attuale difficile situazione, ci vediamo costretti, nostro malgrado, a comunicare alle maestranze la sospensione di ogni attività produttiva. La Direzione».
E con queste parolette oltre 150 uomini dovrebbero tornarsene a casa. Starsene buoni buoni. Accettare serenamente un orario già ridotto (che. strano: il padrone toglie quattro ore settimanali e gli operai non devono risentirsi e protestare, gli operai hanno sospeso il lavoro due mezz'ore e il padrone disinvoltamente chiude l'azienda con un semplice foglietto appiccicato al cancello), dovrebbero aspettare in pace la lista dei licenziati, dire che i provvedimenti contro di loro sono giusti, lasciar cadere ogni loro diritto, non ricorrere nemmeno al sindaco o al prefetto per chiedere di interporsi nella vertenza, rimettersi completamente nelle mani della Direzione perché tutto quello che la Direzione fa è ben fatto ecc..
E perchè così le cose siano, secondo la volontà di quel foglietto appiccicato sul cancello di lamiera, due carabinieri e due militi della pubblica sicurezza erano lì davanti al cantiere.
E per trovare il modo di togliere via quel foglietto, gli operai in massa erano riuniti presso i loro sindacati.
Stasera la sirena dalla voce spiegata che pare un grido violento, non suonerà. Sono venuto a casa a scrivere queste righe perchè quando uscirà il giornale gli operai che invece del cancello aperto (e del cuore spalancato in comprensione serena e giusta dei problemi del loro vivere quotidiano) hanno trovato un foglietto duro e spietato che li ha respinti dentro la loro disperazione, che invece di un sereno lavoro per il loro pane quotidiano (anche se con qualche sacrificio della Direzione) hanno trovato i carabinieri a costringerli a chiudersi in un aspro e duro risentimento contro tutto e contro tutti, vi trovino, questi e tutti gli operai, in queste quattro pagine che costano tanta fatica, una parola di incoraggiamento, di solidarietà, di fiducia, di bontà.
E qualcosa si è di nuovo acceso nell'anima e un po' di forza ha vinto la stanchezza anche se rimane, terribile, l'impressione che i problemi di questo povero mondo sono troppo più grandi di me.


d. S.


in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N° 4 Viareggio - Aprile 1964, Aprile 1964

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