Lo statuto dei diritti dei lavoratori

LE DICHIARAZIONI GOVERNATIVE
L'attuale governo s'è impegnato a fare una legge che tuteli i diritti dei lavoratori nelle fabbriche e in genere nei luoghi di lavoro. Nelle dichiarazioni programmatiche presentate ai due rami del parlamento il 12 dicembre 1963 è detto testualmente: «Il governo esprime inoltre il proposito di definire, sentite le organizzazioni sindacali, uno statuto dei diritti dei lavoratori al fine di garantire dignità, libertà e sicurezza nei luoghi di lavoro».
Sono poche parole (né del resto si poteva pretendere di più in una dichiarazione che doveva enunciare i criteri che verranno seguiti dal governo in ogni campo della sua attività) ma contengono un impegno molto importante, anche se generico; è quindi opportuno porre in rilievo l'importanza che la promessa del governo ha per i lavoratori e cercar di indicare, prima che le linee della riforma siano state definitivamente fissate, quali sono i diritti 3 le garanzie più necessari.

OCCORRE UNA LEGGE DI IMMEDIATA APPLICAZIONE
E' prima di tutto evidente che occorrerà che accanto alle enunciazioni di principio siano fissate con precisione le modalità concrete di attuazione ed esecuzione, in modo che lo statuto possa entrare in vigore senza scappatoie in tutte le aziende italiane.

I PRINCIPI DELLA RIFORMA
Il grande principio della riforma deve essere che la Costituzione deve entrare nelle fabbriche: lo statuto dovrà rendere operanti anche nei luoghi di lavoro i principi di dignità, di libertà, di democrazia ed uguaglianza garantiti dalla carta costituzionale. Bisogna ricordare che l'art. 41 della Costituzione afferma solennemente: «L'iniziativa economica privata... non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
Non si deve più pretendere che il lavoratore lasci fuori dai cancelli della fabbrica la propria personalità e diventi una macchina senza cervello e senza sentimenti: il lavoro deve essere fonte non di schiacciamento, ma al contrario di esplicazione e di espansione della personalità. Una società che trovasse il proprio fondamento nella concezione che il lavoro debba essere una continua umiliazione della persona che lo compie sarebbe una società marcia, da distruggere senza rimorsi.
Il lavoratore dunque deve essere messo in condizione di impegnare la propria personalità nel lavoro; benissimo, ma non basta: per gli operai la fabbrica è il centro della loro vita, quindi DENTRO LA FABBRICA, NATURALMENTE AL DI FUORI DELLO STRETTO ORARIO DI LAVORO, gli operai devono poter riunirsi, discutere, passai si e distribuirsi dei volantini, degli stampati, occuparsi di politica o di qualsiasi altra cosa si vogliano occupare.

LE GARANZIE PIÙ NECESSARIE
La prima condizione però perchè gli operai possano esigere in concreto il rispetto di ogni loro diritto è che essi siano rigorosamente protetti contro ogni discriminazione e ogni arbitrio; occorreranno quindi:
1 ) garanzie sui criteri di assunzione, che non si venga scelti per il colore di una tessera, o meglio per l'assenza di ogni tessera (perchè a volte anche i sindacati e i partiti «buoni» diventano «cattivi»); possibilmente collocamento gestito unitariamente dai sindacati;
2) giusta causa nei licenziamenti: le cause economiche di riduzione di personale dovranno essere comprovate rigorosamente (come del resto le cause di riduzione d'orario, vedi Picchiotti a Viareggio e Fiat a Torino); i lavoratori licenziati dovranno effettivamente avere la precedenza nelle riassunzioni;
3) garanzie contro le discriminazioni di trattamento e contro i trasferimenti senza comprovate giustificazioni tecniche.

UN PASSO AVANTI
Le rivendicazioni giuridiche dei lavoratori sono molte (migliore tutela dell'apprendistato, riconoscimento giuridico delle commissioni interne, maggiori garanzie per coloro che hanno cariche di sindacato o cariche pubbliche e per i membri di commissione interna, istituzione obbligatoria di corsi di qualificazione e riqualificazione contro la disoccupazione tecnologica, partecipazione dei sindacati alla ge-stione dell'addestramento professionale, modifiche del regime del periodo di prova, completa equiparazione del lavoro femminile ecc. ecc.) e difficilmente potranno tutte trovare accoglimento; l'importante è che la legge disponga le tutele più necessarie e non sia comunque una gabbia, ma un minimo integrabile mediante lotte sindacali e leggi successive, fino ad arrivare a porre il problema dell'attuazione dell'art. 46 della Costituzione, che sancisce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende.
Consentire ai lavoratori di essere cittadini e uomini liberi anche dentro la fabbrica, di esplicare una vita sociale anche dentro la fabbrica, vorrà dire creare in essi la fiducia nello sviluppo civile del nostro paese, significherà affermare la capacità della nostra società di evolversi e rinnovarsi.

L'IMPEGNO DEI LAVORATORI
Occorre infine che i lavoratori manifestino nei partiti, nei sindacati, in ogni modo e in tutte le organizzazioni, la loro attesa e volontà che il governo tenga fede al suo impegno e che la legge sia migliore possibile; perchè i governi possono essere buoni o cattivi, rispondere alle rivendicazioni degli operai con provvedimenti a loro favore o invece con le camionette della celere, ma non può esistere con nessun governo che le riforme caschino da sé come pere mature dagli alberi.





E. V.


in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N° 4 Viareggio - Aprile 1964, Aprile 1964

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