La pensione alle casalinghe

Il 15 Ottobre è entrata in vigore la legge che regola il diritto alla pensione delle casalinghe.
Questa è la quarta tappa e, per ora ultima, sulla strada della parificazione della donna all'uomo, nel mondo del lavoro. Quelle precedenti sono state:
- divieto di licenziamento della donna lavoratrice per matrimonio;
- istituzione di una commissione nazionale per le lavoratrici, presso il ministero del lavoro;
- diritto della donna di accedere a tutte le carriere.
Di questa legge si cominciò a parlare circa dieci anni fa, e furono presentati dei progetti di legge dai vari partiti: i democristiani erano per un'assicurazione volontaria nell'ambito dell'INPS, i socialisti e i comunisti erano favorevoli a una forma obbligatoria. Alla fine si è avuto il progetto che è stato approvato nel marzo di quest'anno.
A rigor di termini non si può parlare di vera e propria pensione, ma di rendita vitalizia, perchè non è obbligatoria e non è accessibile alle donne di tutte le età. Essa infatti è limitata alle donne dai 15 ai 50 anni, ed inoltre non possono iscriversi quelle che:
a) godono già di una pensione diretta, obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia o i superstiti; oppure di pensione a carico dello stato o di altri enti pubblici.
b) sono già iscritte ad uno dei sistemi di previdenza obbligatoria.
e) sono state iscritte in passato ad uno dei suddetti sistemi di previdenza e abbiano la facoltà di proseguire volontariamente il versamento dei contributi.
L'unica pensione che non esclude la possibilità di iscriversi alla «Mutualità pensioni» (questo è il termine esatto) è la pensione di guerra.
Per le donne che hanno superato i 50 anni le cose si fanno un po' complicate, ma le interessate si potranno informare presso l'ente interessato, che è l'INPS.
La pensione comincerà ad essere corrisposta a 65 anni, ed avrà per «minimo» la somma di 65.000 lire all'anno, ripartite in 13 mesi (5.000 al mese). Non ci sono « massimali», cioè non esiste una somma massima da riscuotere; quanto più si sarà pagato, tanto più si riscuoterà. Anzi nella domanda all'INPS (poi vedremo come si dovrà fare) andrà specificato quanto si vorrà riscuotere, e sarà detto quanto si dovrà pagare. I versamenti potranno essere fatti una volta alla settimana, al mese o all'anno con delle marche apposite, comunque non dovranno essere inferiori a L. 500 al mese.
Esiste anche una pensione di invalidità per le casalinghe che hanno ridotta a meno di un terzo la capacità di esercitare la normale attività.
Lo stato si è impegnato a contribuire con 2 miliardi all'anno per i primi 5 anni.
Le domande - in carta semplice - per iscriversi alla «Mutualità pensioni», dovranno presentarsi alla sede dell'INPS competente per territorio, e dovranno contenere tutti i dati necessari, dei quali ci si potrà informare presso l'ufficio stesso dell'INPS.
Come si è visto questa legge si presta a varie critiche:
- manca un regolamento di esecuzione e anche un tariffario o una tabella che spieghino chiaramente quanto si dovrà pagare e riscuotere.
- il minimo di pensione (5.000 lire) è troppo basso anche ora, figuriamoci fra qualche anno, quando la legge sarà veramente funzionante.
- l'età dell'entrata in pensione è 65 anni, mentre per altre categorie è di qualche anno anteriore.
- restano escluse dalla pensione proprio quelle lavoratrici che non possono neanche permettersi il versamento di 500 lire al mese.
- l'assicurazione dovrebbe essere obbligatoria e non facoltativa, come è ora.
- il contributo dello stato (2 miliardi all'anno) è piuttosto modesto.
- il carattere di rendita vitalizia comporta il pericolo dell'inflazione. Niente più di una rendita vitalizia è soggetta ai rischi d'inflazione.
- la pensione non è reversibile, cioè non porta alcun beneficio ai familiari della casalinga che ha pagato magari per 20 o 30 anni, e che è morta prima di compiere 65 anni.


M. C.


in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 1 - N. 1 - novembre 1963, Novembre 1963

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