Motivi di rispetto

Non guardiamo e non ci occupiamo dei problemi operai dal punto di vista sindacale, economico, politico. Ci siamo proposti di scoprite nel monda operaio realtà umane, di mettere in luce gli aspetti umani perchè prima che ingranaggi della macchina produttiva gli operai per noi sono esseri umani, prima di essere fonte di guadagno per l'azienda, miniere d'oro per gli industriali numeri per l'economia, pedine per il gran gioco politico ecc. per noi sono esseri umani, fratelli, figli di Dio.
Non è semplice e facile.
In queste ultime settimane mi è capitato di parlare con un industriale e con un dirigente di azienda. E il discorso è venuto sulla spinosa questione degli scioperi. Tema attuale ancora, disgraziatamente, in modo particolare per gli operai metalmeccanici dipendenti da industrie private che da mesi e mesi lottano per il rinnovo del contratto nazionale.
I due colloqui su per giù si somigliano come si somigliano, a parte qualche piccola sfumatura, le mentalità degli industriali data la stretta somiglianza dei loro interessi.
Soltanto che uno mi diceva che la propria azienda era completamente indipendente dalla Confindustria e che quindi anche i suoi operai dovevano essere indipendenti dai sindacati, barando evidentemente al vecchissimo gioco di mettere in rapporto capitale e operaio: il che è come pretendere che l'agnello, si chiuda in gabbia col leone. Questi operai che per dire qualcosa al padrone ci pensano su cento volte e poi si fanno coraggio e quando gli sono davanti rimangono lì senza parola. Aziende che ancora hanno si e no, perchè appena tollerate, o come un peso sullo stomaco, una povera Commissione Interna. Maestranze che mai vengono interrogate nemmeno sull'andamento del lavoro. Cantieri e fabbriche dove il clima è di tipo militarista, dove il padrone ha i suoi bravi giannizzeri capaci di fare per lui le parti forti, quando lui non ha tempo da perdere o nervoso da sfogare.
E gli operai dovrebbero lasciar cadere la loro forza che sono i sindacati che disgraziatamente sono già così divisi e suddivisi, in modo da essere completamente sbriciolati per trovarsi davanti al padrone uno per volta o quasi.
E' vecchio tentativo rinnovato in mille modi. E in quei colloqui ho scoperto tentativi fino a comprare gli operai con qualificazioni o aumenti in modo da staccare l'azienda da una compattezza sindacale e unitaria.
E' strano e assurdo che nella classe padronale vi sia questa intolleranza a che gli operai lottino quando è risaputo da esperienza senza fine, fatta di secoli, che soltanto dopo lotte e lotte (e spesso tragedie) la classe padronale ha mollato qualche miglioramento, mai per iniziativa personale o perchè si sono messi una mano sulla coscienza, a meno che non si sia trattato di qualche generosità paternalistica attentamente dosata in modo che quello che veniva dato fosse largamente compensato su un piano d'interesse.
Sia,come sia, a parte ogni altra considerazione {e è lecito e doveroso farlo questo apprezzamento perchè è valore umano) commuovono questi metalmeccanici che da mesi rifiutano di fare straordinari e hanno sacrificato giornale e giornate di lavoro, assottigliando il salario, mangiandosi le duecent'ore, stringendo i denti. E nella tale azienda hanno rifiutato di contrattare separatamente non secondo le richieste sindacali sacrificando vantaggi offerti. In un'altra non si sono piegati al ricatto per via di una percentuale di maggiorazione sulla paga base inizialmente concesso.
Gli industriali sanno bene cosa costa per i loro guadagni uno sciopero ma dovrebbero sapere anche quanto costa agli operai su quella busta, smagrita ancora di più da ore e ore perdute.
E' tristezza per l'operaio non poter collaborare per il fiorire dell'azienda. E' dolore vivo lasciare gli attrezzi prima che suoni la sirena, qualcosa come mancare ad un strano pudore. E' preoccupazione sofferta sapere dei rischi che la azienda affronta per la diminuita produzione.
E è anche pena per l'irrigidirsi dei rapporti col padrone e quasi apprensione nel saperlo turbato e nervoso.
Non è indifferenza o strafottenza, o puntiglio e tanto meno uno stupido lasciarsi portare per il naso, come mi è stato detto.
E' sofferenza dura, è dramma interiore, è perdere la pace, è sopportare maggiore indigenza, è sacrificio affrontato per obbedienza al proprio dovere di salvaguardare i propri diritti, che non sono mai soltanto di esclusivo interesse personale.
E' valore umano, questa lotta fino allo sciopero e come valore umano ha diritto alla considerazione e al rispetto da parte di tutti, anche da parte degli industriali.



in Il Nostro Lavoro: Il NL num. unico gennaio 1963 - Viareggio, Gennaio 1963

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -