IL NOSTRO LAVORO: Il NL num. unico dicembre 1962 - Viareggio

Foglio di problemi umani nel mondo del lavoro

Gli Auguri di Natale

immagine:  Gli Auguri di Natale Una povera donna del popolo ha accolto in una notte tanto lontana nel tempo, ma che misteriosamente fascia ancora la terra al chiudersi di ogni giorno, un Bambino fra le sue braccia di Madre. Il Bambino si chiama Gesù e è Figlio di quella Donna e Figlio di Dio.
Forse ti è difficile credere a questa verità fondamentale del Cristianesimo. Eppure è vero. Dio il Creatore del mondo, il padrone dell'universo, si è fatto Bambino, Figlio di Maria. Non è raccontino dà fiabe per intenerire i ragazzi. E' storia vera in se stessa perchè cosi è la realtà dell'umanità.
Ogni donna che porta un bambino fra le braccia è sicurezza che Dio si è fatto Bambino. Ogni povertà garantisce che Dio è stato povero. Tutto il dolore del mondo esige che Dio abbia patito e sia morto sulla Croce. Tutto il Mistero di esigenze infinite, di tormenti mai placati, di ricerche instancabili, di felicità insaziabili, tutta questa strana e misteriosa esistenza umana testimonia che Dio è venuto fra noi, ad abitare nella nostra casa, diventato uno di noi per portare, attraverso la Sua Onnipotenza, tutto il peso di un destino temporale ed eterno, a salvezza:
Dio, perchè si è fatto Uomo, ti è accanto, è nella tua vita. Perché si è fatto Bambino, è nella tua casa. Perchè era povero di quattrini e d'importanza umana, è solidale con te. Perchè ha lavorato e faticato per guadagnarsi il pane, è un tuo compagno. Dio parla di giustizia insieme a te e insieme a te soffre l'ingiustizia e subisce la violenza. E' mescolato dentro la folla, non è ascoltato nei suoi diritti, è oppresso dalla prepotenza, disprezzato dai ricchi, schiacciato dai potenti. Vi sono somiglianze misteriose fra te e Lui.
Ha chinato il capo davanti alla Volontà di Dio, ma non si è piegato davanti agli uomini. Non ha taciuto la Verità, ha difeso la libertà, ha lottato per la giustizia, ha amato l'umanità fino a morire per essa. Se tu cammini seriamente su questa strada, stai facendo la Sua stessa strada, passo passo con Lui.
Egli è nella tua povertà, nella tua insicurezza, nelle ingiustizie che subisci, nella libertà che non ti è concessa, nella fatica che non ti è pagata, nel logorarsi della tua vita nel lavoro. E' nelle tue mani di lavoratore, nell'ombra della tua casa di padre di famiglia. Ti è accanto nel tuo travaglio quotidiano nell'azienda e nell'officina.
Siete fatti per intendervi e volervi bene: perchè hai perduto la fiducia in Lui? Ma forse hai perdutola fiducia in Lui perchè ti è stato presentato - chissà perchè - come Lui non è, né vuole sicuramente essere. E' la nostra infinita e terribile responsabilità di testimoni della Verità di Cristo.
Perchè Dio fatto Uomo, Gesù, tu non puoi non amarlo: sarebbe come se tu non amassi te stesso o il tuo bambino. Il tuo bambino nato dalla tua carne e nutrito e allevato dal tuo lavoro, speranza del tuo avvenire.
Bisogna di nuovo far nascere il Figlio di Dio che si fa Uomo, bisogna farlo nascere ancora dove nacque allora, in quella notte. Bisogna farlo nascere nella povertà, dove è nascondimento, dove è sofferenza, dove è l'essere nulla. Perché qui Lui vuole nascere e vivere e morire se è vero che nacque sulla paglia, visse nel lavoro e morì sulla Croce.
Le sue preferenze non cambiano col mutar dei tempi e dei gusti degli uomini e quindi chi lo vuole trovare perchè crede di avere bisogno di Lui, deve venirlo a cercare accanto a te, lì dove lavori, nella tua casa dove abitano i tuoi bambini, nella difficoltà della tua esistenza operaia e di lavoratore.
Fra le candele, il suono dell'organo e le luci multicolori vi sta soltanto il Gesù bambino di gesso. Fra gli alberi di Natale, le tavole imbandite, i regali di lusso e lo sdolcinato e vuoto sentimentalismo natalizio, vi sta un Gesù bambino inutile e falso, creato dalla inesauribile superficialità e mediocrità umana.
Questi Gesù bambini è impossibile pensarli e sentirli il Figlio di Dio e di Maria, nato in una capanna, deposto in una mangiatoia, sulla paglia, perchè Dio e la Sua Salvezza fosse fra gli uomini. E' cosa seria Dio nato sulla terra e questa terribile serietà va vissuta in modo serio, degno di. Dio.
Amico lavoratore, fratello operaio, il tuo lavoro può e deve essere la culla di Dio, la tua casa la Sua casa, la tua fatica la Sua.
Bisogna che tu sappia che Gesù ti vuole bene; è sicuramente dalla tua parte, condivide i tuoi problemi, partecipa i tuoi diritti.
Se tu hai avuto l'impressione e hai pensato che così Lui non ti è stato fatto conoscere, la colpa non è Sua. Che non siate d'accordo tu e Lui è veramente un assurdo: perchè i poveri non possono non intendersi e i lavoratori non possono non essere uniti e non possono non appoggiarsi gli uni con gli altri.
Se non vi è, che Lui nasca nel tuo lavoro, nella tua casa, nel tuo cuore e con Lui una dolce speranza, una pace profonda e tutta la felicità possibile in questo povero mondo, strada spinosa e dura che ci vuole condurre in Cielo. E' Il mio augurio per te, per la tua famiglia, per tutti i lavoratori di tutto il mondo.


don Sirio

Il vero dono di Natale

Le duecent'ore sono una sommetta che sulle feste fa senza dubbio molto comodo. Poi il pacco natalizio. Ogni azienda che si rispetti la vigilia di Natale non manda a casa i propri dipendenti con le mani vuote. «Qualcosa» del buon cuore del «principale» (il padrone ormai è parola caduta, quasi del tutto, in disuso) sulla tavola davanti ai bambini, nel giorno di Natale, fa indiscutibilmente tenerezza.
Poi auguri di qui e auguri di là. Il Natale non si può non dire che non sia occasione di buone cose.
E tutto sarebbe meraviglioso se fosse espressione di cordialità vera, di comprensione sincera, di autentico senso di amicizia.
Ma invece quel panettone sa troppo di formalismo. E' il regalo del buon papà, dal cuore buono per i suoi dipendenti. Quegli auguri sono esteriorità incapaci di stabilire contatto vero di cuori e di anime bisognose ugualmente di una briciola di vera felicità.
E le duecent'ore quest'anno non faranno far meglio il Natale: sono già tutte o quasi mangiate - specialmente per i metallurgici - da scioperi che durano da troppo tempo.
I padroni, i dirigenti, gli impiegati sono ancora troppo schierati da una parte, e gli operai sono dall'altra: in mezzo le trincee sono ancora profonde e in qualche azienda usa ancora - e chissà perchè - il filo spinato,
Vi. è bisogno di lontananze, di separazioni, di piani diversi. Di chiusure nei propri privilegi, di difesa delle proprie posizioni.
Vi sono problemi di prestigio, di importanza, di grandezza che continuano ad essere sostenuti con mentalità penose e spesso ridicole.
Si giustifica il tutto con la storia della disciplina (come nell'assurdo mondo militare) e invece è questione di vanità, di alterigia e quindi d'interessi personali più quelli economici. Ne risulta un rapporto strano, irrazionale, artificioso e ingiusto fra dirigenti e dipendenti, impiegati e maestranze.
E spesso il clima respirato nell'azienda non è di pace e di accordo. Tanta sofferenza che potrebbe essere evitata è pane quotidiano. Il risentimento e lo scontento amareggiano giornate di lavoro e di fatica. E anche la produzione ne risente, Signor Padrone.
Allora il panettone o qualsiasi altro dono natalizio, fa piacere all'operaio perchè tutto fa comodo, ma non è un segno di premura viva e aperta, simbolo di una considerazione affettuosa, di una valutazione sincera.
E' dare l'ordinazione a una ditta (ormai tutto viene affidato alle ditte: dal pranzo di nozze fino alle pompe funebri vi è sempre qualche ditta pronta a pensare e a provvedere a tutto) e pagare l'assegno dopo che la ditta ha consegnato il dono.
E chi allunga la mano e poi esce fuori per la strada e va a casa col panettone, quasi ha vergogna perchè si sente come un accattone.
Gli uomini dalle mani che lavorano non hanno bisogno di regali, hanno bisogno di comprensione, di cordiale amicizia, di giusta valutazione della loro fatica.
Problemi di fondo per risolvere spinose situazioni di contrasto umano capaci soltanto di dividere, amareggiare, contristare questo povero mondo operaio, per il quale la fatica quotidiana, la schiavitù del lavoro, le difficoltà economiche sono già assai per rendere pesante una esistenza umana.
Il Figlio di Dio che si fa Uomo, piccolo Bambino sulla paglia di Betlem, vuol dire - fra le tante cose - che gli uomini devono superare i loro egoismi, scendere dai loro privilegi e cominciare ad accorgersi che siamo tutti fratelli.
Ma in duemila anni non sembra che l'umanità abbia molto imparato da questo insegnamento divino, disgraziatamente.


S.A.S.P.I. e Amministrazione Comunale

Pensiamo che quella buona gente di operai addetti alla pulizia della città dovrebbe essere particolarmente rispettata: è sicuramente meritevole di ogni attenzione e gratitudine do parte di tutti.
C'è invece una situazione veramente angosciosa, per non dire vergognosa : riguarda il gruppo di operai addetto al deposito di raccolta della Saspi.
Là dove tutti i rifiuti della città vengono scaricati, vi sono operai addetti al selezionamento. Tutti i rifiuti devono essere accuratamente setacciati: vetri, carta, stracci ecc. e rimane la spazzatura pulita che viene accumulata e poi venduta dalla Saspi come concimazione.
Si tratta di lavorare dalla mattina alla sera fra i rifiuti. Cattivo odore, lo sporco di ogni genere, aria infetta, pericolo di tetano, ecc.
Questi operai la Saspi non li considera suoi dipendenti perchè, interpretando il capitolato di appalto dal suo punto di vista, sostiene che questo gruppo di operai non rientra nell'organico come di accordo con l'Amministrazione Comunale.
L'Amministrazione Comunale, è chiaro, non li considera suoi dipendenti, ma sostiene che rientrano nel personale alle dipendenze della Saspi. La Saspi, per considerarli suoi dipendenti, esige l'aumento dell'organico del numero di questi operai....
E sono 12 anni che si trascina questa questione e naturalmente chi ci rimette sono quei poveri disgraziati costretti a vivere di spazzatura perchè non hanno paga affatto e rimediano la loro quindicina col ricupero di tutto ciò che di vendibile ricavano dal selezionamento dei rifiuti: vendono il vetro, gli stracci, la carta, ecc. ricuperata con quel loro triste e duro lavoro.
Non hanno assicurazioni di nessun genere. Sono senza mutua e assistenza infortuni. Senza previdenza d'invalidità e vecchiaia. Lavoro antigienico: pericolo di malattie. Maneggiano filo di ferro, latta, cocci: pericolo di tetano.
E nessuno vuole la responsabilità di provvedere a queste malattie e incidenti.
Da 12 anni. In 12 anni l'Amministrazione Comunale non è stata capace di risolvere il problema di questa povera gente che lavora in condizioni tanto disumane per il benessere della città.
Angoli di buio colmati di vergogna in questo nostro tempo che si vanta di aperture sociali e di sensibilità fraterna.
Quanti anni devono passare ancora perchè l'Amministrazione Comunale dedichi cinque minuti e un po' di cuore a questi disgraziati mezzo sepolti da montagne di rifiuti?



Cantiere Picchiotti

Una certa agitazione tempo fa, ma serena e tranquilla. Va raccontata perchè agitazioni aziendali di questo tipo non possono non comportare sincero apprezzamento delle capacità di solidarietà fra gli operai e un doveroso apprezzamento della sensibilità umana da parte della direzione del Cantiere.
Ecco il problema visto così alla buona, pensiamo in tutto il suo valore umano.
Come in ogni azienda, ma qui in modo particolare, dato il tipo di produzione - quei magnifici motoscafi d'alto mare che splendono nel porto per la gioia estiva del capitale nostrano ed estero - il lavoro specializzato consente guadagni particolari ed eccezionali. Quando si possono fare buoni cottimi, l'arrotondamento della paga mensile risulta assai confortante.
E al Cantiere Picchiotti i cottimi sono buoni, le maestranze sono altamente specializzate e allora il lavoro intenso e appassionato viene da se, è di ottima qualità e di volume considerevole.
Soltanto che non tutti possono essere operai specializzati alla diretta produzione. Vi sono gli specializzati all'attrezzaggio. Il loro lavoro è molto importante perchè mantengono il macchinario e gli attrezzi occorrenti sempre in piena efficienza e pronti all'impiego. I magazzinieri hanno un ruolo importante nell'ingranaggio della produzione. Le squadre dei manovali, quelle dei marinai sono indispensabili per la sistemazione di tutto il cantiere.
Cosa farebbero i medici, i chirurgi senza gli infermieri ?
Tutti gli operai hanno un lavoro necessario essenziale: un'azienda di lavoro è come un corpo in cui tutti gli organi hanno una loro decisiva importanza per il buon funzionamento e per lo stato di salute di tutto il fisico.
E se differenze di qualifica possono determinare differenze di salario, il riconoscimento però che tutti gli operai dallo specializzato all'addetto alle pulizie - lavorano per la produzione, è doveroso, è problema di giustizia.
E le maestranze del Cantiere Picchiotti hanno chiesto un minimo di cottimo per tutti.
La Direzione ha studiato il problema e con vivo senso di comprensione e di rispetto per il lavoro, qualunque esso sia, dei propri dipendenti, ha concesso un minimo di cottimo del 12 per cento a tutti gli operai.
Bisogna rallegrarsi con gli operai del Cantiere Picchiotti: prendendo la loro busta, non se la sono messa in tasca contenti del gruzzolo rimediato con buoni cottimi: si sono preoccupati anche della busta assai più magra degli altri e la Commissione Interna si è fatta portavoce fedele di questo problema davanti alla Direzione alla quale va riconosciuto sensibilità umana e senso di giustizia.
Ogni anno ai Cantieri Picchiotti (pareva una tradizione, ormai) a Natale, in prossimità delle Feste, l'aria era sempre torbida e soffiava regolarmente vento di burrasca: quest'anno invece il clima è sereno, il cielo abbastanza azzurro: non è tempo di straccatura, speriamo ma tempo di bonaccia, di quella che fa del mare uno specchio splendente di un cielo meraviglioso.


I due pesi e le due misure

Alla Montecatini tempo fa, in un controllo fatto alla mensa aziendale, fu riscontrata la sparizione di una cinquantina di forchette (o cucchiai che fossero).
E' certo però che il mettersi in allarme della Direzione dell'azienda non fu sicuramente provocato dall'entità del danno che aveva subito l'andamento delle spese generali dell'azienda. La Montecatini è quella Società azionaria d'importanza nazionale e anche più, che tutti ben conosciamo, almeno dai bilanci pubblicati sui giornali. E cinquanta forchette saranno sempre cinquanta forchette: basta andare al mercato il giovedì e con pochi soldi uno torna a casa con una borsata di forchette.
Quindi non questione finanziaria, evidentemente, ma questione di principio.
E' giusto. Il cassetto delle posate di casa propria non deve essere rifornito a spese della mensa aziendale della Montecatini. E quindi, ammesso che le forchette mancanti siano state sottratte da chi mangia alla mensa (cosa non provata, però, e che quindi non dovrebbe poi essere presa come certa e sicura), è giustificato il provvedimento preso dalla Direzione di trattenere un «quid» sulla busta per rifondere la spesa sostenuta dalla Società per il riacquisto delle cinquanta forchette mancanti. E anche chi non mangia alla mensa ha accettato di buon grado questa trattenuta sulla busta.
Tutto bene. La disciplina è una buona cosa e bisogna educare i dipendenti a non approfittarsi dei beni dell'azienda e a non gravare con spese ingiustificabili le cosiddette spese generali.
Ma l'operaio attento e che si guarda attorno vorrebbe che le cose fossero fatte bene, ma fossero fatte tutte bene. la storia dei due pesi e delle due misure assolutamente non va.
Per esempio. C'è un'aiuola, nel giardinetto subito dopo il cancello d'entrata, oltre gli uffici, in cui ogni anno vengono coltivati i crisantemi.
Cosa buon e gentile, senza dubbio. Però viene da fare un calcolo, sia pure approssimativo: spese di semina, di coltivazione, di concimazione, si sa che i crisantemi sono fiori delicati e richiedono tante cure, tanto tempo.
Alla raccolta, la vigilia dei morti, un mazzo se lo prende questo, un secondo l'altro e i dirigenti hanno tutti i loro crisantemi.
La spesa però sostenuta, per quella coltivazione di crisantemi, non sappiamo bene, ma pensiamo che vada nelle spese generali dell'azienda.
La Società paga, e sicuramente volentieri, le spese per la coltivazione dei crisantemi.
Ma perchè non ha pagato anche la spesa delle cinquanta forchette mancanti, rimettendoci di dignità e umiliando tutta l'azienda facendo pagare a tutti i dipendenti quelle cinquanta forchette?
Tanto più poi che forse nessuna forchetta è provato che sia uscita dal cancello, mentre è provato che sono usciti i crisantemi.
La storia dei due pesi e delle due misure: mentalità sbagliata che porta a vere e proprie ingiustizie capaci di determinare un clima nelle aziende non sereno, un rapporto fra dipendenti e dirigenti rabbuiato e ostile.


Società Esercizio Cantieri

All'ex Cantiere Itoyz l'attività sta riprendendo con viva e sicura speranza. La nuova Direzione si presenta con criteri di dirigenza e di lavoro capaci di dare fiducia. Parlano di blocchi di lavoro per una produzione di diversi anni.
Anche la sistemazione del Cantiere va migliorando e gli operai sanno di poter contare sulla buona volontà dei dirigenti seriamente desiderosi di fare del loro cantiere una azienda rispettabile. L'aumento del 10 per cento sulla paga base vigente nelle altre aziende è indice buono d'indipendenza personale e di criteri industriali coraggiosi.
Gli operai ne danno atto, sinceramente, alla nuova Direzione e a poco a poco, dopo la dispersione del tempo di crisi del Cantiere, anche i vecchi operai ritornano a lavorare nelle officine e sui grandi scali di dove, ai tempi belli, scesero in mare le splendide motonavi da 6000.
Perchè gli operai si affezionano al Cantiere. Vi sono attaccati come alla casa dove sono nati e cresciuti. Vi logorano la loro vita, vi guadagnano il pane per i loro figlioli e quegli attrezzi e quelle macchine diventano come parte di se stessi.
Fu una sofferenza, come di una lunga malattia capitata in famiglia, quando il Cantiere Itoyz cominciò a declinare, un'angoscia vederlo cadere pezzo a pezzo, giorno per giorno. Era qualcosa di se stessi che andava rovinando, perchè il cantiere era cresciuto col lavoro di tutti, a prezzo di tanta fatica e aveva avuto tutte le speranze e la fiducia di un avvenire sicuro.
Quelle lunghe peregrinazioni per le strade della città per chiedere commesse di costruzioni navali per il Cantiere sull'orlo della rovina non erano soltanto motivate dall'interesse privato di avere lavoro, era anche attaccamento al Cantiere.
La nuova Direzione che a poco a poco sta riconquistando le vecchie e brave maestranze che hanno saputo costruire le 6000, sappia che può contare non soltanto sulla loro capacità, ma anche sulla loro affezione al Cantiere.
Vi sono ancora molte cose da sistemare, molti problemi da risolvere, ma tutto può essere chiarito e aggiustato con un sempre maggiore contatto fra la Direzione e le maestranze.
E' un lavoro lungo quello di creare un clima di profonda collaborazione. Vi sono problemi nel mondo operaio - almeno nella nostra zona - che non sono mai stati affrontati: ciò che ha sempre interessato e interessa è la produzione alla quale si punta come unico valore e per la quale si sacrificano a cuor leggero e si calpestano altri problemi di educazione, di formazione, di elevazione e di cultura che avrebbero la loro importanza per la produzione stessa.
E gli operai non possono dare quello che nessuno mai ha cercato di dar loro.
Ci auguriamo che la Direzione della Società Esercizio Cantieri che si annuncia così intelligente, così aperta e sensibile ai problemi operai, riesca a smuovere tanta acqua stagnante nella nostra zona di lavoro, ottenendo un Cantiere Navale modello.
Vi sono stati ultimamente un infortunio sul lavoro, malati gravi fra gli operai. Sono state organizzate raccolte di fondi che hanno dato cifre rilevanti. Molto bene. La solidarietà, l'Amore fraterno sono l'anima del mondo operaio.
La Commissione interna ringrazia vivamente e cordialmente gli operai per la loro generosa partecipazione e ringrazia in modo particolare la Direzione per il suo contributo e insieme ringrazia il Cantiere S. Lorenzo, la cooperativa Arcosaldatori, la ditta Bresciani, Greco e gli impiegati del Cantiere.

Genio Civile: escavazione porto

Nulla di fatto ancora per la sistemazione di quell'ingiustizia che il Genio Civile sta perpetrando verso i suoi dipendenti dell'escavazione del porto. Le ore straordinarie fatte dal luglio '61 in poi aspettano ancora di essere pagate.
Ma vi è di più in questa strana amministrazione statale.
Sono stati pagati arretrati di una legge 1961 che concedeva un aumento dal 10 al 20 per cento sulla paga base ({33.000 lire circa mensili), in questi ultimi giorni.
Il compartimento di Genova da questo aumento ha ritirato le 90 ore straordinarie pagate tempo fa in acconto del saldo di tutte le ore di lavoro straordinario, annullando così gran parte del beneficio di quell'aumento, e lasciando quindi completamente incorrisposto tutto il lavoro straordinario di un anno e mezzo.
Soltanto il compartimento di Genova ha fatto questo atto di zelo inopportuno, facendo rimanere piuttosto perplessi gli operai. E non vedendovi chiaro (chi è che può veder chiaro in tutto questo pasticcio)? si sono rifiutati di sottoscrivere una lettera proposta dall'ingegnere capo, con la quale dovevano fare una petizione al Ministero perchè l'ingegnere fosse autorizzato a restituire quelle 90 ore trattenute sull'aumento.
Perchè queste differenze amministrative fra un compartimento e l'altro: non sono tutti ugualmente alle dipendenze dello stesso Ministero dei lavori pubblici dell'unica Repubblica Italiana?
E perchè non pagano queste ore di lavoro straordinario, almeno ora che siamo a Natale ?


Le nostre buone intenzioni...


Può darsi che questo foglio a molti non piaccia. E specialmente agli industriali, alla classe padronale, ai dirigenti, agli impiegati e chissà a quanti altri.
Vi vedranno della demagogia, del favoritismo operaistico fatto per fregola di popolarità, qualcosa di pericoloso e di dannoso alla disciplina e alla sudditanza del mondo operaio ecc. Visioni antieconomiche e antiproduttive, criteri orribilmente unilaterali, ingenuità imperdonabile, semplicismo dilettantistico. Buon servizio agli avversari, comunismo da sacrestia... tutto previsto e tutto già scontato in partenza. Difficoltà vecchie e inutili. Speriamo che ci siano evitate.
Vediamo invece come potrebbero essere le cose. Come potrebbero, se vi fosse da parte di tutti una vera e onesta ricerca della Verità, un senso profondo della giustizia, una visione chiara e oggettiva delle cose.
Perchè tutti abbiamo bisogno di essere aiutati a conoscere il bene e il male. Tutti. Anche quelli trincerati dietro posizioni di privilegio. Dentro l'ufficio. Oltre i muri dei grandi interessi. Perduti dietro le grandi responsabilità.
Una voce che racconti cose che diversamente non arriverebbero mai sul tavolo del dirigente o se ci arrivano vi arrivano soltanto filtrate e setacciate dal servizio informazioni; una voce serena e onesta (almeno si vorrebbe, per quanto è possibile) non è che sia inutile e non è detto che non renda un buon servizio all'azienda e quindi anche al dirigente e al buon andamento delle istituzioni create appositamente per risolvere problemi del mondo operaio e imprenditoriale.
Non è male che il padrone sappia e il dirigente conosca e l'impiegato ricordi bene che certa maniera di fare, certa mentalità, in fondo nuoce, si ritorce in perdita per tutti, determina risentimenti e poi è sofferenza inutile, è cosa ingiusta, non va bene assolutamente, da qualsiasi punto di vista si riguardi, tranne che dal punto di vista di un egoismo chiuso a doppia mandata nella cassaforte dei propri interessi.
Purché certi problemi interessino, purché certa sensibilità esista, purché ci sia una ricerca di fare meglio le cose. Diversamente è logico che succeda che un tentativo di chiarimento e di rasserenamento sia preso invece come qualcosa che è contro se stessi e quindi mal digerito e peggio ancora tollerato.
Non siamo determinati da rancori e risentimenti, da interessi di nessun genere e tanto meno spinti da fobie per pregiudizi o preconcetti e nemmeno - ci mancherebbe altro - da pressioni o urgenze proletaristiche.
E' la Fede cristiana che costringe ad un Amore vero, autentico, verso tutti e in ordine alla Verità e alla giustizia. E' il dovere della testimonianza cristiana che obbliga a essere vivi e sinceramente presenti in questo groviglio di opposti che è l'esistenza umana per poter annunciare un messaggio di pace e di concordia, nel rispetto totale e assoluto della persona umana e nella ricerca di una convivenza serena e giusta della comunità fatta di uomini liberi.
Non so se possiamo meritare di essere giudicati tanto benevolmente, sinceramente no, perchè siamo ben lontani da questa coerenza cristiana e sacerdotale, vorremmo però pregare che fosse tenuto sempre presente questo ideale, che almeno su un piano intenzionale, è profondamente sentito .
Se la pubblicazione andrà avanti - chiediamo scusa per tutto ciò che può dispiacere su un piano personale perchè, disgraziatamente, non è sempre possibile disgiungere i problemi dagli individui e dalle istituzioni che li stanno vivendo.


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