Eucarestia in un campo Rom

Da diversi anni vivo all'interno del campo Rom di Coltano (PI), dentro questo spazio mi sento accolto e accolgo, ma nello stesso tempo ogni giorno devo sempre ricominciare per rinnovare questo spazio. Questo spazio è il luogo dell'ospitalità. Non vivo in mezzo a loro da "padrone" in abiti del volontario, o del benefattore: mi sento un po' come loro ospite e amico.
" Essere ospite non significa dare, fare, insegnare, programmare, raggiungere obiettivi, ma ascoltare, imparare, condividere, stare, aspettare, saper tacere, saper ricevere, lasciarsi amare e amare" (da una riflessione delle suore Luigine, Rita e Carla di Torino). Sento questo luogo come la "mia Chiesa", anche se non è registrata in nessuna Curia Diocesana.. .ma avverto che questa stravagante Chiesa aiuta ad essere sempre più vera l'Altra, la provoca continuamente, la invita a rimettersi sempre in movimento, a non aver timore di scoprire e di vivere il Vangelo come esodo continuo, a sentirsi più nomade che sedentaria, a non temere di apparire inutile e al margine.. .e di lasciarsi fare anche da chi lotta e vive il margine. Questa nostra piccola Chiesa al margine, (mi riferisco al cammino dell'Unpres settore di Migrantes), non è solo una ricchezza per me, lo deve essere soprattutto per le comunità cristiane.
Le Eucaristie che celebro al campo le faccio da solo dentro la mia roulotte, essendo i Rom tutti Mussulmani, ma questo non mi impedisce a volte di partecipare a momenti di preghiera e riflessione comuni, in genere sono ricorrenze particolari, funerali, feste religiose...
Quindi, quando celebro non c'è una comunità cristiana, che fisicamente si raduna intorno alla mensa Eucaristica per spezzare insieme il Pane della Parola e del Corpo di Cristo.
A cosa può servire questo mio celebrare in solitudine l'Eucaristia, Sacramento che di per sé, rappresenta il mistero più alto della comunione, della fraternità? Scrive il teologo Severino Dianich in un suo libro:
" Nel rito quindi non avrebbe senso voler valutare i risultati di un 'azione in rapporto ai mezzi adottati: da questo punto di vista si potrebbe qualificare il rito come 'inutile ', tanto quanto è 'inutile ' la poesia, il gioco, la contemplazione. E' da parte dell'uomo la creazione di uno spazio vuoto, perché possa essere occupato dalla presenza e dall'azione di Dio" (Trattato sulla Chiesa, ed.Queriniana, pag.304) Trovo un legame stretto quanto appena affermato con la vita dei Rom e Sinti, in genere visti dall'opinione pubblica (se non sempre), come una realtà inutile, inefficiente.. .gran parte del mondo dell'esclusione lo è proprio perché visto e considerato inutile, fuori dal giro della produttività. Per me invece, proprio perché vivo l'Eucaristia dentro questo "spazio inutile ed escluso" mi ricorda che è l'azione di Dio (actio Dei) il senso ultimo del mio celebrare, e che questa non va calcolata ma solo accolta e creduta.
A volte celebro la Messa durante la notte, è un'occasione preziosa, non solo per la calma esterna: il campo durante la notte sembra raccogliersi attorno al mistero dell' Eucaristia, il silenzio aiuta di più, anche i rumori del campo, meno chiassosi sembrano partecipare: i latrati dei cani, quelli delle macchine che ogni tanto vanno e vengono, la voce che grida il nome di qualcuno, una donna che spacca la legna per poter riscaldare la baracca della sua famiglia, oppure è la musica di un noto cantante Rom che tenta di consolare l'animo di qualcuno, il pianto di un neonato che reclama il latte materno, la bottiglia vuota di birra gettata per terra e che va in frantumi... tutto questo sono come delle antifone vive che accompagnano e scandiscono la mia semplice liturgia. Rumori e suoni che riassumono aspetti diversi dell'esistenza di questa gente: gioie, attese, delusioni, fallimenti, speranze, paure.. .cammini non certo facili, perché spesso sono ostacolati anche da diffidenze, sospetti, pregiudizi innati nella nostra società e tra i Rom stessi.
"Benedetto sei tu o Padre, dalla tua bontà abbiamo ricevuto questi doni: il pane e il vino. Sono i frutti della terra e del lavoro dell'uomo e della donna, te li presento insieme alla vita di questo popolo, vita sospesa tra speranze e paure, tra rancori e slanci di gioia, tra diffidenza e riconciliazioni improvvise.. .fa che tutto questo diventi per me cibo e bevanda di salvezza!"
Celebro l'Eucaristia perché Cristo viva in questo "fuori luogo" e trasformi le esistenze di queste persone in un tempio spirituale gradito a Dio, nonostante tutto.
I Rom sono visti come dei "fuori luogo", non solo perché vivono geograficamente in spazi separati dai "luoghi comuni", che sono quelli della società, anche la Chiesa vive ed opera in questo luogo comune.
Facilmente chi sta con loro, prima o poi avverte anch'egli di essere visto e considerato un "fuori luogo": dalle istituzioni, dalla gente comune, dalla stessa congregazione di appartenenza, dalla Chiesa stessa.. .ma l'essere un "fuori luogo" sempre coincide con lo stare "fuori posto"?
Sperimentare sulla propria pelle questa "estraneità" non è sempre facile, eppure è fondamentale arrivare a scoprire la ricchezza che c'è in questo sentirsi un pò stranieri, anche in casa propria. Vivere il margine con serenità, superando il rancore (i Rom in questo sono dei veri maestri), nonostante le difficoltà, aiuta a crescere umanamente e spiritualmente. Soprattutto è la Parola di Dio ad offrirci una abbondanza di stimoli e potenzialità: cosa significa per me vivere l'Eucaristia all'interno di questo "fuori luogo"? "Stringetevi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo". (!Pt2, 4) Anche negli Atti degli Apostoli è presente e raccontata la "marginalità" delle prime comunità cristiane, costrette in alcuni casi a ritrovarsi in clandestinità per "spezzare insieme il pane di Cristo", una Chiesa quelle delle origini, vista anch'essa come un "fuori luogo" da molti, in modo particolare dalla religione ebraica di allora, ma poi lo sarà anche in altre realtà e contesti culturali.. .fino a Roma. Sarà la famosa Lettera a Diogneto a riassumere in modo esemplare questo sentirsi per vocazione da parte del cristiano un "fuori luogo", che pur vivendo nelle stesse città degli uomini, mantiene in relazione ad esse una distanza.. .perché la sua patria è oltre!
In un certo senso la Chiesa nasce come un "fuori luogo", non solo per circostanze storiche particolari ma è anche grazie all'azione particolare dello Spirito Santo che la Chiesa di Gesù Cristo, morto e risorto fuori le mura, essa si diffonde nel mondo intero per vivere e annunciare il Vangelo del Regno di Dio, partendo non da luoghi puri, privilegiati e forti, ma proprio dalla Croce di Cristo, il "fuori luogo" per eccellenza. (Eb.13, 12)
"E'veramente cosa buona e giusta, nostro dovere Padre Santo, renderti grazie sempre e in ogni luogo per Gesù Cristo tuo amatissimo Figlio. Egli è la tua Parola vivente, perché ha assunto anche il volto del Rom e non ha avuto paura di sporcarsi e con gioia pianta la sua tenda dentro la vita di questa gente, non per controllarli, non per integrarli o contarli ma solo per amore cammina con rispetto e delicatezza dentro le loro esistenze. Noi ti rendiamo grazie Padre, perché permetti che tuo Figlio sia ospite e pellegrino in mezzo a loro, che condivida la vivacità dei loro bambini e il grande rispetto che hanno i vecchi dentro le loro famiglie, che conosca la sofferenza di chi si sente disprezzato, rifiutato e messo fuori perché giudicato inutile e un vuoto a perdere...che veda il coraggio di questa gente, la loro capacità di resistere e reagire gioiosamente alle tante difficoltà, dispiaceri e tragedie. Nella sua vita, il tuo Figlio Gesù passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male, lo faccia anche verso coloro che sbagliano, che rubano, che mancano di rispetto verso i più deboli, che tradiscono la fiducia a causa dei soldi e per coloro che sono facile preda di vizi. Anche qui come il buon samaritano versa nelle loro ferite ancora aperte, l'olio della consolazione ~ e il vino della speranza."
L'Eucaristia diventa lo spazio che mi aiuta a scoprire e a confidare sulla Grazia divina, anche quando segue cammini spesso a noi ignoti, se non proprio strani secondo le nostre categorie morali e sociali... Da questo fuori luogo, osservatorio privilegiato (almeno per me) anche per guardare il mondo, gli avvenimenti, la città, la Chiesa... la stessa che ha accettato questa nostra presenza dentro le carovane dei Rom e Sinti, ma fatica ad entrare senza pregiudizi e a mani nude, preferendo mantenere un rapporto di distanza, quando non arriva addirittura ad appoggiare atteggiamenti xenofobi con un silenzio complice a manifestazioni di rifiuto e intolleranza verso i Rom.. .e celebrare con serenità scandalosa la Messa domenicale! ! "...perché molte volte i cristiani hanno sconfessato il Vangelo e, cedendo alla logica della forza hanno violato i diritti di etnie e di popoli, come quelli degli immigrati e degli zingari". (Giovanni Paolo II)
Signore, pietà!
Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.

campo Rom di Coltano (PI) 6 Maggio 2005 - Giurgevdan (giorno di S. Giorgio), festa del popolo Rom

Padre Agostino Rota Martir


in Lotta come Amore: LcA ottobre 2005, Ottobre 2005

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -