Dalla parrocchia di Bargecchia al lavoro

nella darsena di Viareggio

Don Sirio Politi, giovanissimo sacerdote, fu nominato dapprima cappellano di Bargecchia, borgo
che dalla collina si affaccia sul mare di Viareggio, nel 1944; poi parroco dopo la notizia del
ritrovamento in una fossa comune nel cimitero di Filettole (Pisa) nel marzo del 1946, del corpo di
don Giuseppe Del Fiorentino preso prigioniero e fucilato insieme ad altri dai soldati della SS
tedesca.
Nel 1955 ottiene il permesso dall'allora arcivescovo di Lucca mons. Antonio Torrini di cercare
lavoro nella Darsena di Viareggio, esteso cantiere a cielo aperto che contava allora oltre 5.000
addetti.
Questa la lettera che don Sirio lasciò ai parrocchiani in un clima emotivamente ricco di sofferenza
per il distacco e di fiducia che tutto avvenga per amore di Dio.
"Carissimi,
Vi scrivo queste poche righe per salutarvi. E' come se entrassi in ogni famiglia e
salutarvi uno per uno. Non posso farlo e non ne avrei nemmeno il coraggio e la forza:
la commozione certamente mi vincerebbe...
Sono stato qui finché sono stato sicuro che Dio lo voleva, ora so che me ne devo andare
anche se andar via di qui per me vuol dire andarmi a "perdere" chissà dove e chissà
come. Conosco bene quello che lascio e mi pare di sapere assai anche quello a cui vado
incontro. Sarà quello che sarà, l'importante è fare la volontà di Dio. Lui conta
infinitamente di più di qualsiasi altra cosa, anche della nostra stessa vita. Tutto questo
sapete che è la Verità e allora bisogna farci coraggio e andare avanti...
Ora poi mi sembra di essere come un attrezzo fuori uso o come una macchina smontata.
Non potevo sopportare la responsabilità di rimanere ancora qui sapendo di non
riuscire a fare tutto quello che è necessario per il buon andamento di una parrocchia.
Ormai, da anni, la mia mentalità è molto cambiata: ormai per voi potevo soltanto
pregare: cosa che posso fare e che farò dovunque mi trovi...
Sono convinto che per me sarà anche troppo poter fare il povero prete capace soltanto
di dire una parola buona, paternamente, a chi forse non ha nessuno che gliela dica:
poter vivere silenziosamente accanto a chi lavora, a chi soffre, cercando soltanto di
essere un po' di Amore per tutti...".
"Poter vivere silenziosamente accanto a chi lavora, a chi soffre, cercando di essere un po' di Amore
per tutti...". Per Sirio è come un approfondimento della prima chiamata - in seminario - in cui
decise di prendere sul serio Dio. Le nottate passate in preghiera, i contatti durante viaggi in
lambretta specie in Francia, dove si era cominciata a scrivere la storia dei preti operai, lo portarono
su nuove sponde, mentre le strutture parrocchiali del dopoguerra spiegavano le vele per contrastare
il comunismo, il materialismo del lavoro operaio e del suo anelito verso una maggiore giustizia
sociale.
"Ormai da anni, la mia mentalità è molto cambiata..." e quando va a chiedere al vescovo Torrini il
permesso di entrare come operaio nel mondo del lavoro, manifesta al vescovo questo suo
cambiamento e l'inquietudine di una ricerca che lo spinge fuori dai percorsi già tracciati. Una
inquietudine che gli deriva in gran parte da letture che lo provocano ad un confronto serrato con la
vita che concretamente sta portando avanti. E il vescovo, paternamente, lo rimprovera: "Sirio, Sirio,
tu leggi troppi libri... specialmente quei libri francesi che possono portarti fuori strada...". E Sirio
risponde: "In verità è solo un libro quello la cui lettura mi agita davvero nel profondo, e questo libro
è il Vangelo!".
La fiammata del lavoro operaio lo rende incandescente fin nel profondo e lo spirito al limite della
fusione forgia una consapevolezza nuova. La sofferenza di una chiesa che non solo lo tiene a
distanza, ma lo mantiene nell'isolamento del separato culmina nell'aut aut del 1959 quando il dettato
vaticano gli impone di decidere per una fedeltà a discapito dell'altra cui non può fare più a meno.
Deve essere stato per lui come il ferro quando passa rapidamente dal calore della forgia all'acqua
fredda e acquista la tempra che lo renderà capace di una resistenza sorprendente. Rimane fedele alla
chiesa, ma nello stesso tempo non perde nessun elemento che lo ha reso davvero uomo; si piega, ma
non si spezza.

Luigi


in Lotta come Amore: LcA maggio 2016, Maggio 2016

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