Spiritualità scout

Ho scritto questo breve intervento per il giornale della Federscout, organismo che raccoglie un
certo numero di gruppi scout che non si riconoscono né nell'Agesci né nel Cngei. L'incontro con il
gruppo UOEI di Pietrasanta, con la formazione capi della Federscout mi ha indotto a cercare una
strada in cui la spiritualità potesse essere un percorso di crescita della persona senza dover
dipendere necessariamente da una scelta religiosa.
Sono un prete, cattolico. La mia esperienza di vita attraversa strade non consuete per i preti come
quella del lavoro manuale e dipendente. Ora sono in pensione, vado per 74 anni. In pensione da
lavoro, intendo.
Però, la consuetudine con le persone, al di là di una connotazione religiosa, come uno dei tanti che
s'arrabattano per vivere e condividere mi ha portato ad essere attento a quella che chiamo, in sintesi,
la dimensione umana.
Così, essendomi incontrato qualche anno fa con il gruppo UOEI di Pietrasanta recentemente
affiliato a Federscout.ho proposto loro (di provenienza Agesci e quindi abituati ad avere l'assistente
ecclesiastico, alla messa di gruppo la domenica, ecc.) di fare - lo dico brutalmente - "a meno del
prete".Il loro statuto fondativo come gruppo scout parla di accoglienza di ragazze/i al di là di ogni
distinzione anche religiosa. Ciò vuol dire che l'appartenenza religiosa non è una condizione
discriminante l'appartenenza al gruppo scout.
In diversi gruppi il pluralismo religioso viene risolto nel dare la possibilità ai ragazzi/e di celebrare
il culto di appartenenza e le relative tradizioni. Ma accade non di rado che si identifichi il culto con
la spiritualità, figli di una storia di fratture ideologiche per cui ogni "corrente" si è identificata fin
troppo con una parte della complessa dimensione umana. Così - semplifico all'eccesso, lo so... -
l'Agesci si è preso lo spirito e la spiritualità (con il prete) e il Cngei la materia, in senso nobile (la
storia, la ragione, ecc.). A ognuno la sua fetta, ma io credo che così si rischia di non fare onore
alla torta tutta intera.
La linea che ho proposto ai capi del gruppo UOEI di Pietrasanta è stata quindi quella di assumere
come educatori la spiritualità, essendo (questa è la mia convinzione) lo spirito umano quella
"qualità" intrinseca della persona che non ha uno specifico campo di attività ma si pone
l'interrogativo, di fronte ad ogni attività, "che senso ha per me fare questo?". Cioè in che direzione
di vita mi porta fare questa cosa? Dal portare nello zaino le cose indispensabili per campeggiare, a
imparare a far dei nodi, a condividere la tenda e la pentola con altri compagni d'avventura, ecc.
Educazione dello spirito, quindi, tramite una attenta programmazione di cui il "fare" non sia l'unico
criterio, ma conviva con la progressiva presa di coscienza delle ragazze/i verso quale tipo di persona
essi sono orientati, con quale spirito vogliono giocare al grande gioco della vita.
Tutto quello che rende i ragazzi protagonisti credo vada in questa direzione, con grande fatica dei
capi spesso che vedono strade diritte e sono costretti a lunghe ed estenuanti escursioni nel territorio
mai uniforme della ricerca di una propria identità da parte dei ragazzi stessi.
A Pietrasanta si sono fatti dei passi in avanti in questa direzione, ma - è facile credo rendersene
conto - il sentiero battuto si incrocia e confluisce in quello più ampio degli obiettivi dell'educazione
scout, della formazione di base e permanente degli educatori capi, del confronto quotidiano con la
realtà della società e della gioventù di questo tempo. E questo dà significato al saluto che ci
scambiamo "buona strada"! E' camminando che si apre il cammino (cit.).

Luigi


in Lotta come Amore: LcA luglio 2014, Luglio 2014

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