Mi sento vivo, oggi.

Sta calando l'estate, ma il morso del caldo è ancora ferreo. La preparazione di questo secondo numero della nuova serie di Lotta come Amore procede ingrossandosi pigramente di scritti dopo tentativi e spunti che fanno capolino e scompaiono senza produrre nulla, come gli improbabili annunci di acquazzoni ristoratori.
Una di queste suggestioni è poco più di una confidenza che non riesco ad inquadrare bene, ma insiste nel voler prendere forma. Affiorano due ricordi che continuano ad intrecciarsi tra loro pur nella più completa diversità. L'incontro, breve ma molto intenso, con una giovane donna davvero bella, alla ricerca dello "scatto" che avrebbe illuminato la sua vita. Un brindisi faticoso e ridotto all'essenziale con un amico gravemente ammalato, che morirà il giorno dopo. Il legame tra questi due episodi è costituito, molto probabilmente, dal fatto di esserne stato protagonista, ma il tempo che li separa (trascurabile in termini di anni...), me li propone come riferimento di un cambiamento profondo. Il passaggio dall'innamoramento di persone e situazioni di vita capaci di focalizzare la loro ricerca e il loro desiderio su obiettivi decisivi resistendo alle mille distrazioni del quotidiano, all'amore del quotidiano stesso tutt'altro che banalizzato, ma reso profondamente vero dalla presenza di sé agli altri e degli altri a sé nella concentrazione del momento che passa. Ciò che mi rende adesso consapevole di questo traghettamento non è tanto il rarefarsi o meno dell'innamoramento e la presenza o meno di un amore concreto per l'umanità, ma piuttosto il fatto che mi sento vivo nel tempo presente.
Nonostante le preoccupazioni per il futuro, le riflessioni a tutto tondo sui sommovimenti di un mondo che rivela sempre più la tragica violenza di cui è impastato, le sorti di una economia e di una politica mai così a fondo delegittimate, una gioventù sonoramente bocciata da coloro che l'hanno prodotta... Nonostante che anch'io assuma un tono grave, scuota la testa e sentenzi sciagure, non riesco a non sentirmi vivo qui e ora. Piccole sicurezze e consolazioni della sfera personale? Può essere. Eppure questa sensazione supera quello che mi può accadere oggi, anche se nell'oggi è totalmente presente, racchiusa e spesa. Una vitalità, una voglia di vivere che sorprende, per primo, me stesso. Perché so quanto di non espresso, di incompiuto c'è in me e come il treno della mia corsa si blocchi molto spesso come irrigidito dalla paura di prendere troppa velocità, di assumere una precisa (e non un'altra...) direzione, di incontrare via via campagne aperte, deserti, città. Ma le sorprese non sono sempre spiacevoli: anche se costringono a misurare il vissuto con il sentimento alla ricerca di una coerenza che è - prima di tutto - pace interiore alimentata e accolta.
Io non credo che si debba necessariamente sentirsi stritolati tra la tentazione di attendere che siano disponibili nuove visioni d'insieme e l'appiattimento sul quotidiano. Mi sembra di intuire che anche oggi è necessario forzare la storia con quel pizzico (o quel lievito?) di follia che impedisca alla ragionevolezza di prendere il sopravvento limando tutto. Una follia che si nutre di inquietudini sottratte all'avvitarsi su se stessi e le proprie vicende. Che si nutre di lotta pazientemente e tenacemente salvata dall'essere solo parabola votata alla sconfitta. Che si nutre di utopia permeata di accadimenti storici. Una follia che misura la vita per tutto il mistero che può offrire prima che per tutto ciò che di bello e importante vi si può ricavare.


Luigi


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1993, Ottobre 1993

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -