Il cammino

Riprendendo una frase di Gesù ed usando un linguaggio più familiare, essa potrebbe essere tradotta così: "Io sono il cammino, la verità, la vita".
Gesù è la via, la strada, il cammino, il sentiero su cui è necessario porre con fiducia e decisione i nostri passi per entrare nel pieno significato di noi stessi, degli altri, dell'intera creazione. Il rapporto con Lui, l'incontro con Lui è decisivo per una pienezza di vita, per una scoperta vitale della verità, per una perfetta possibilità di comunione con gli uomini e con Dio.
Il cammino è anche la normale condizione dell'esistenza di ogni creatura. Siamo tutti "in cammino"; la vita è il viaggio al quale nessuno di noi si può rifiutare di partecipare. Ogni giorno è "una giornata di cammino": l'acqua del fiume deve scorrere per non imputridire, il sole si innalza verso l'arco del cielo e giunto al suo punto massimo inizia a discendere per il suo inevitabile tramonto, forzato a proseguire il suo cammino nell'altra parte dell'emisfero celeste. Il seme, se cade in terra, viene subito spinto da tutte le energie vitali ad iniziare il suo cammino per arrivare alla piena maturazione del suo essere: il chicco di grano "sogna" e cammina verso la spiga matura.
La nostra vita è essenzialmente, un camminare, un andare; una carovana di viandanti, di pellegrini, di viaggiatori, è l'umanità: anche chi si rifiuta a questa fondamentale necessità, vi è costretto se non altro dalla terribile "forza del tempo".
Sul finire di questa estate assolata, ho fatto un viaggio in treno attraversando un buon tratto l'Italia. Un viaggio semplice, niente di particolare; non un viaggio turistico, ma solo per motivi legati allo scorrere del fiume e alle "necessità della strada". In questo viaggio molto normale, mi è accaduto di condividere per diverse ore il mio scompartimento con alcune persone che durante lo scorrere delle ore hanno manifestato tutto ciò che racchiudevano nel loro cuore. Come succede, a volte, il dialogo è iniziato con semplicità: poche battute, poi l'interesse e l'allegria simpatica di una bambina ha allargato lo stare insieme al gioco, agli indovinelli, a piccoli racconti di vita... Poi, all'improvviso, la conversazione ha subito un salto di qualità: c'è stato un misterioso rivelarsi dell'anima di ciascuno di noi, un aprirsi vicendevole nella semplicità di un incontro che aveva il sapore di qualcosa di "guidato" misteriosamente dall'alto, un mettere ciascuno nel cuore dell'altro il proprio peso, l'angoscia profonda, la disperazione, la sfiducia per un destino inspiegabile, dominato dalla malattia e dall'ombra amara della morte. Da parte mia è stato spontaneo aprire l'anima e il cuore perché ne trasparisse tutta la speranza, la dolce fiducia in Dio, la certezza del suo Amore. E' stato naturale riferirmi a Gesù, al suo "cammino" così vicino al nostro, alle sue parole cariche di orizzonti allargati nell'infinito mistero del Padre che custodisce, segue, accoglie, è presente accanto ad ogni sua creatura. Nello scompartimento del treno si è come concentrato in uno spazio ristretto tutto un cammino di dolore, di fatica, di angoscia; il peso di una vita rivelatasi come delusione, assurdo, mistero inspiegabile. Non mi è stato proprio possibile chiudere l'anima di fronte al dolore delle persone che mi erano sedute accanto, sono stato costretto a raccogliere la sfida di questo incontro assolutamente non previsto né tanto meno cercato. Avevo messo nella mia borsa alcuni libretti che da tempo desideravo leggere: ero felice di poter finalmente ampliare la mia "cultura" che di solito rimane molto poco aggiornata! Ma il libro che mi è stato offerto da sfogliare non era fatto di pagine di carta cariche di pensieri ad inchiostro: il libro era scritto con lo spessore stesso vita delle persone con le quali stavo tessendo la fragile tela di un dialogo fatto di schiette, sincere, senza veli. E' stato un libro inedito quello che mi si è offerto in una lunga meditazione sul senso del sul dolore, la malattia, i perché essenziali della vita, l'amore, i figli, la famiglia, il senso ultimo delle cose, la fede in Dio, Gesù, il Vangelo, la Vita Eterna... Non era una discussione culturale né tanto meno un abile gioco di parole: le nostre anime erano messe a nudo dalla serietà delle cose, il cuore era obbligato alla sincerità e all'accoglienza senza difese della verità della vita.
E' stata una grande fatica, fino alle lacrime. nello stesso tempo, per quelle vie misteriose che solo Dio conosce, le parole sono diventate anche cariche di dolcezza, di amicizia, di fiducia reciproca, di desiderio di speranze nuove, di apertura sincera a valori forse intravisti, ma mai raccolti sino in fondo. Si sentiva chiaramente che tutti eravamo spinti a non chiuderci di fronte al dramma senza soluzioni e senza risposte: si è parlato del dovere di lottare, di non arrendersi, di chiamare a raccolta tutte le energie migliori, di essere solidali, di riuscire tutti ad esprimere il meglio stessi, di non lasciarsi affogare dalla disperazione e neppure dall'evidenza "scientifica" del male. Andare oltre, seguendo il cammino indicato nel Vangelo da Gesù stesso: "chi crede in me, non morirà..". Forse è stata la prima volta nella mia vita che il "caso" (che poi è la mano della dolce Bontà di Dio) mi ha costretto a rivedere velocemente, in pochissimo tempo, le ragioni vere, le radici autentiche della mia fede cristiana. Nessuno mi costringeva a questo "esame"; era la mia stessa anima, la profondità del mio cuore che esigevano di uscire allo scoperto.
Ci siamo lasciati con una specie di "nostalgia" che il viaggio ci costringesse a separarci: la Comunione che era nata lungo i parecchi chilometri di rotaie faceva sentire il desiderio di poter prolungare l'incontro.
Ci siamo promessi di rimanere "collegati" ed io sono sicuro che sarà così: il piccolo, meraviglioso filo dell' amicizia non può spezzarsi perché esso è stato certamente tessuto dalle abili mani di un Tessitore unico nel suo genere. Non so come, nel concreto, si svolgerà il cammino: nessuno di noi può sapere le modalità del percorso, come la strada proceda in avanti, le sorprese, gli imprevisti, la filigrana del disegno dell'avventura umana. Sono sicuro, però, che il cammino, comunque sia, sarà buono: certo, bisognerà che il cuore non si chiuda, che l'amarezza non sopraffaccia, che l'angoscia non vinca. Bisognerà ricordarsi le parole di fiducia dell'Amico Tessitore:
"Non abbiate paura!". Queste parole semplici e nello stesso tempo meravigliose, Gesù le offre agli amici al momento dell'incontro con loro dopo la sua morte in croce. Al suo apparire dal regno delle ombre, della solitudine, della notte più fonda, Egli avverte che il cuore degli amici è sopraffatto dalla tristezza e dalla sfiducia più totale. Solo la paura è il sentimento che nasce violento al vederlo di nuovo vivo di fronte a loro. La gioia della Resurrezione non ha ancora dilagato come fiume in piena nelle loro anime segnate a fuoco dalla terribile esperienza del Calvario .
Sento che mi devo sempre più abbandonare alla fiducia radicale in Gesù: una fede limpida, un'accoglienza senza difese di Dio nella mia vita, un'accoglienza senza difese del dolore dei miei compagni di viaggio .
Nella grande carovana dei pellegrini, altri volti amati si sono aggiunti nel giorno del mio viaggio in treno: li porto con me, sono diventati parte di me, sono parte viva del mio cammino. Spero che la paura non vinca mai definitivamente nei nostri cuori. Spero che l'Amore di Dio non ci lasci soli lungo la strada, ma sia pane, vino, acqua, fuoco, energia, nutrimento. Spero che i nostri occhi riescano sempre a vedere, fra le nebbie e le oscurità, la luce dell' Amico Risorto che ci libera dal peso della paura e ci apre all'infinita dolcezza della sua Presenza.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1991, Ottobre 1991

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