Il sogno (S. Roque)

come esperienza pastorale nella parrocchia di S.Roque
Un libro che raccoglie i fax scritti da un nostro caro amico preteoperaio, Cesare Sommariva durante la sua permanenza in El Salvador, e di cui pubblichiamo l'inizio e la fine con l'intermezzo di brani tratti dall'introduzione che è poi un fax a Cesare di Gianni Tognoni.
E' ancora un continuare a tessere vita con fili di variopinto colore...
5 aprile 1990
l) Su di me
Non so
Questa è la prima cosa che mi viene in mente pensando a questo andare in El Salvador. Ho cercato di fare quanto sapevo fare.
Sistemare il più possibile le cose qui, consegnare le cose definite, aprire le braccia per le altre. Ho chiesto consiglio a chiunque potesse dirmi qualcosa.
Però la mia mente rimane vuota lo stesso.
So che è un nostro nuovo fronte.
So che alla mia età non sarò molto diverso da quello che sono qui.
So tutte le cose che ho già scritto nelle lettere passate e che riscriverei tali e quali.
E poi tutto mi appare "vuoto": è come se avessi tagliato il ponte dietro di me e non sapessi cosa c'è davanti.
Cercherò' di tenere qualche collegamento con ciascuno di voi.
Vi ringrazio di quella unità profonda che ho sentito nelle parole e negli aiuti.
..
Queste lettere sono scritte da un buco del mondo. Uno di quei buchi neri dove esiste la rappresentazione di tutto quello che è l'altra realtà, Sappiamo, da sempre che questi buchi neri esistono. Sono infiniti; al di là delle immagini che li fotografano e descrivono, sono indecifrabili non tanto perché non si sia in grado di farne analisi, o di saperne le cause, ma perché la loro esistenza minaccia il senso della nostra, e allora li si lascia là, all'esterno. Quando da uno di questi buchi arrivano lettere, uno e' costretto a guardarci dentro: il lavoro di deciframento può iniziare. Alla ricerca di che cosa? \
C'e' una costante che ricorre lungo tutta questa corrispondenza dal buo nero che racconta la parabola della realtà altra: un continuo tentare di difendersi, razionalizzare, argomentare, riorganizzare il pensiero: perché la grande, strana, incontenibile sorpresa del buco nero è la "retorica" della vita (e del suo grande nemico, la paura e la morte) che scoppia da tutte le parti e costringe a lasciarsi andare. L'uomo-non-so aveva promesso di non lasciarsene prendere. Poi ne è invaso, ripetutamente, difesa dopo difesa: fino ad accorgersi che la vera interpretazione della vita è la "materialità" di questa vita.
Nei buchi neri - come là, nel territorio reale dove si svolge la storia, sotto il ponte irreale dove un trenino improbabile passa ogni tanto, altissimo sopra il fiume-fogna, e c'è sempre paura il passare - si può ,forse si deve, anzitutto "sprofondare". Certo, non è un verbo della lucidità, né che promette di produrre chiavi di lettura ordinate come teoremi, o capaci di tracciare linee di coerenza tra quello che si vive e quello che si interpreta. Verbo ambiguo, dà il senso della non misurabilità del tempo e dello spazio in cui si vive. A meno che...
Se l'ambiguità è cercata-vissuta come un teorema, o un modo di barcamenarsi, non se ne può trarre molto. Quando si ha la stranezza di lasciarsi sprofondare, guardando con curiosità - paura delle proprie difese che fanno acqua, lasciandosi prendere dalla nostalgia proprio mentre le opere crescono con una efficienza febbrile (eccessiva ma necessaria, per se, per la gente, per una geometria di metodo, per logica di presenza-assistenza), l'ambiguità può avere significati diversi: innamoramento, sogno, conversione, scelta istintivamente strategica.
E' bene? E' male? Ha senso chiederselo,pretendendo sul serio una risposta? O pretendendola mentre si vive l'esperienza dell'innamoramento, e della sua onnipotenza che è anche totalmente cosciente della propria fragilità ? E' per questo che le lettere ambigue d'amore dal cuore dei buchi neri hanno bisogno di destinatari in ascolto a tempo pieno, che non si stupiscano, che si lascino coinvolgere, che permettano di "dire": così che si abbia il tempo per lasciare sedimentare, rileggere, guardare avanti e intorno. Ritorna il paradigma Nord-Sud: il Sud sprofonda, senza potersi lasciar andare, perché non c'e' nessun amico strano che fuori dal buco nero raccolga, a tempo pieno, al di là dei rumori di fondo, il motivo-grido di vita, per un tempo sufficientemente lungo da permettere di dire, sedimentare, capire che là, nel buco nero, il protagonista possibile, nonostante tutto, è l'innamoramento della vita.

2 marzo 1991
Conclusione della vicenda.
A Madrid debbo attendere undici ore. Ne approfitto per andare sotto il monumento a Colombo e lì sotto ripensare a tutta la vicenda per trarne alcune conclusioni.
Un tiepido sole - molto differente dal tropicale - mi permette il primo distacco riflessivo da là. E voglio scrivere, prima che l'impatto con lì renda tiepido anche il ricordo, il cuore, la mente. E scrivo, così che possa confrontare con almeno alcuni di voi alcune conclusioni riassuntive.
Sento che il confronto è molto importante, perché mi permetterà di vedere quali sono le cose che il "sole caliente" di là ha esageratamente illuminato e riscaldato.
1) Ho una sensazione chiara che prevale su tutte. Le parole per esprimerla mi sembrano queste: * un sogno
* una ondata velocissima
* un essere stato usato come strumento di forze immateriali.
E' stato come l'essere rapito fuori dal tempo, travolto sulla cresta di un'onda velocissima, "impulsato" da una strana forza che via via prendeva forme differenti, ammirando come dal di fuori ciò che veniva creandosi gradualmente e velocemente.
Sensazioni condivise anche da altri.
2) L'altra sensazione era il vedere dopo l'opera attuata come una opera nuova e buona.
* Una buona novità che fa dire alle persone: Nunca hemos visto cosas asì.
* Una buona novità che si insegna da se sola.
* E "si" insegna con autorità. Cioè non insegna con una autorità che viene da fuori, ma da se stessa. Cioè ha dentro quella cosa che don Milani diceva delle opere d'arte: la gente vede e si riconosce. Ed è questo che dà autorità.
3) E, da ultimo, la sensazione altrettanto chiara di quando questa "cosa" ha avuto termine: buttato sulla spiaggia stremato, risvegliato come intontito, scrutando e toccando per rendermi conto che il sogno era stato realtà,
Gli elementi principali di questa vicenda, così come la ricordo ora, mi sembra che siano due: impulsi interiori e azioni. Cerco di descrivere per punti:
1) Un primo impulso forte è stato il rifiuto della confusione che mi impediva di vedere. Rifiuto del torbido e del caos che permette di dire cose che non puoi verificare.
2) Il secondo impulso forte e' stato il desiderio di una sistemazione territoriale che permettesse due cose:
* il vedere ben chiaro,
* la creazione di spazi di aggregazione/azione, azione progettata, con metodo, un metodo che desse due possibilità:
di agire in modo non ripetitivo/rotativo,
di comunicare con un medesimo linguaggio. _ _
Spazi e metodi che impediscono all' energia di disperdersi in calore, convogliandola in movimento.
3) Questi due impulsi successivamente si sono trasformati in un grande impulso interiore di misericordia, cioè una spinta interiore che, biblicamente, potrei chiamare (e così l'abbiamo chiamata) regale, cioè del re biblico scelto e unto per difendere il diritto dei poveri contro i soprusi, il diritto dei poveri a vivere. Il re che definisce il suo regno, detta le leggi della vita, e agisce partendo dai più deboli e con i più deboli...
4) Questo poi si è trasformato nell'impulso misterioso che ti fa desiderare per te e per gli altri la autonomia.
Passi da un'identità collettiva ad un desiderio di identità personale non detta a parole ma sperimentata con un crescere di strumenti metodologici.
Sottolineo questo punto che riprenderò sul finale: è la scoperta/ricerca e applicazione di strumenti metodologici per il tuo lavoro di re che coltiva e fa sperimentare il "nuovo essere personale"
5) Questi impulsi hanno dato origine successivamente a fatti creativi.
Mi sembra che questo inno cristiano possa dare una idea di come io ho vissuto i nove mesi e tre giorni in S. Rocco:

Ci hai segnalato un pezzo di vigna
e ci hai detto: "venite e lavorate".
Ci hai mostrato una tavola vuota
e ci hai detto: "riempitela di pane".
Ci hai presentato un campo di battaglia
e ci hai detto: "costruite la pace".
Ci hai condotti all'alba nel deserto
e ci hai detto: "costruite la città".
Hai messo strumenti nelle nostre mani
e ci hai detto: "è tempo di creare".
Ascolta adesso, o Signore, il rumore del lavoro
con il quale stiamo affaticandoci nella tua creazione.

Io penso che anche ciascuno di voi e tutti insieme abbiamo vissuto questa grande esperienza cristiana: la grande esperienza di vedere Dio presente nel nostro campo.
Abbiamo vissuto l'esperienza mistica di essere "impulsati" da Dio, di essere strumenti di Dio. Egli fu il vero autore... Diamo grazie a Lui.
Affidiamo a Lui il nostro camminare ed egli agirà creando...

L'indirizzo dell'autore è:
don Cesare Sommariva
presso Cooperativa di cultura popolare "don Lorenzo Milani"
via Adriano 2
20128 Milano
tel. 02/2591834
L'autore gradirebbe avere dei riscontri di critica, sintonia, dissenso, ed e' a disposizione di qualunque gruppo voglia con lui discutere del libro.




in Lotta come Amore: LcA giugno 1991, Giugno 1991

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