La posta di Fr. Arturo Paoli

Miei carissimi amici:
Stavo per cominciare questa lettera così: "Sto arrivando dal Messico" e alzo gli occhi sul calendario, e mi rendo conto che mancano 4 giorni a compiere il mese dal mio arrivo. Non voglio soffermarmi sul lamento sulla rapidità del tempo, perché so che questo è monopolio dei vecchi. Avrete già saputo che in Messico è avvenuta una disgrazia orribile; è bruciata una cinemateca e sono esplosi dei gas che si erano accumulati - pare - nei sotterranei, sicché centinaia di giovani sono morti e spariti fra le macerie. L'incendio è stato di proporzioni tanto gravi che quattro pompieri sono morti nel tentativo di domarlo. Fra le vittime si trovavano tre fratelli di Gesù, due messicani e un francese; il disastro é avvenuto il 23 marzo e il 24 io arrivavo in Messico. Ho avuto così là il conforto di abbracciare i fratelli e di stare lungamente al capezzale di Gustavo il superstite. La mattinata di Pasqua l'ho passata nella sala di un ospedale con sei ustionati che non avevano molta speranza di sopravvivere. È stata per me una mattinata dolorosissima e difficile perché questi ammalati hanno bisogno di fare dei movimenti e un inesperto come me, non sa come fare. Ma ho vissuto un mattino veramente pasquale, per tutta la luce che è entrata in me per il dialogo con il fratello Gustavo.
Vi posso trasmettere il fatto di cronaca che è veramente drammatico, ma non saprei trasmettervi la ricchezza di fede, di speranza, di vera profonda fraternità, che è nata da questo episodio tanto triste. Abbiamo portato il corpo di Paul in un villaggio a circa sette ore di bus dalla capitale per seppellirlo accanto a Chuy il fratello messlcano. Era il mercoledì santo e dopo che io avevo celebrato la Messa nella immensa chiesa "gotica", volevamo seppellirlo per non turbare il ritmo della settimana; ma la famiglia di Chuy ha voluto portare nella sua casa il cadavere e vegliarlo tutta la notte, come avevano fatto col figlio e fratello di sangue. E moltissima gente del villaggio ha fatto turni di preghiera fino alle nove del giovedì successivo. Ho pensato che in America latina non si muore da esuli, si muore sempre in famiglia. Mi è parsa una eleganza dell'amico che complicazioni burocratiche non abbiano permesso che il corpo di Paul fosse imballato e spedito in Francia, e che potesse riposare in terra messicana.
L'importante non è la terra, è l'essere accolti in una comunità che si ricordi di noi. E questa la sola cosa che possono promettere i poveri in mezzo a cui abbiamo scelto di vivere. Quando visito qualche cimitero monumentale, il che mi capita di rado, perché non ho mai amato i cimiteri, penso alla scelta che abbiamo fatto rinunziando al triste blocco di marmo e di bronzo, scegliendo la terra nuda dove andremo scortati dalla comunità umana, e Dio voglia che per ciascuno di noi quest'accoglienza dei poveri sia come per Paul il simbolo di quell'accoglienza di cui parla il vangelo: - fatevi degli amici... affinché vi ricevano nel tabernacoli eterni - Lc. 16, 9.
Ora sono a Caracas con tre fratelli, Patrick o Patricio, o Vikingo come lo chiamiamo, irlandese, Juan del Ojo spagnolo, e Luis Fernando colombiano: facciamo uno sforzo generoso per incontrarci, perché ci sentiamo bene quando possiamo sederci, e pregare insieme e comunicarci le nostre esperienze e i nostri insuccessi, ma ciascuno di noi ha impegni diversi che ci costringono a stare molto tempo fuori di casa. Domenica abbiamo passato un pomeriggio bellissimo; erano con noi anche José il nuovo regionale e Jesùs il fratello di Mauricio lo scomparso in Argentina, che sta a Caracas però in una casa che accoglie bambini senza padre. Jesus ex salesiano ha unito la vocazione salesiana con quella di fratello del vangelo. Pensa giustamente che una delle grandi piaghe del Venezuela, forse la maggiore, è quella di ragazzi che ignorano il volto e spesso anche il nome del padre, e Jesùs pensa di svolgere con due signorine dell'Istituto secolare questa supplenza in modo non paternalistico. I salesiani, ripete, mi hanno insegnato a amare i giovani e la fraternità mi ha insegnato ad amarli non paternalisticamente. Con questi giovani svolge un 'attività nel barrio intensissima e in più lavora otto ore, sicché non sappiamo se e quando dorme. Ma lo vediamo tranquillo e liberato dall'ossessione che è propria dei familiari degli scomparsi: - Dove saranno? Saranno in vita o morti? Patricio è quasi solo a dirigere il comitato dell'associazione delle famiglie degli scomparsi (a cui recentemente Le Monde diplomatique ha dedicato pagine di informazione e di riflessione molto esaurienti che ci spingono al malinconico confronto col provincialismo dei grandi giornali italiani. Le madri, le cilene, guatemalteche, argentine, salvadoregne e ormai di tutto il continente lo inondano di lettere e tutte sono intrise di lacrime. Il sabato lo ha passato a letto per una grippe, ma penso piuttosto per un collasso psichico. Comunque oggi è in partenza per il Costarica e il Canada per un congresso sul tema. Io corro da una parte all'altra per cercare un letto in un ospedale, un posto di lavoro, un banco in una scuola. Per fortuna comincio a capire qualcosa nella trigo-nometria dei trasporti di Caracas, usandoli saggiamente si può arrivare nello stesso posto in mezz'ora o in due ore, e i taxis sono sempre più cari. Riesco quasi sempre a passare mezza giornata in casa e di pascermi di quel cibo che solum è mio, come diceva il nostro amico Nicolò. Beato lui che passava il tempo libero giocando a carte e bevendo Chianti. Mi sono dedicato in questi ultimi tempi a letture politiche e spero ne vediate gli effetti, che spero buoni nella Rocca. Avete visto che i lettori della Rocca mi qualificano come non troppo difficile? Meno male, è una qualità cui tengo, e che so di non tenere in modo costante. Gli altri due fratelli lavorano; Juan del Ojo pensa di restare con noi a Caracas cosa che mi rallegra molto perché potrà fare qualcosa di serio nel barrio e Luis Fernando sospira Bojò e se ne andrà quando avrà terminato certi esami che sta facendo qui. La nostra casa di Petare (Caracas) si presta abbastanza al silenzio e al ritiro, finché regge perché delle immense crepe annunziano la possibilità di seguire il destino di molte case di qua, costruite sulla creta, che quando piove slittano a valle. Non vi mettete delle paure per me; in generale questi crolli non fanno delle vittime, lo slittamento è soave. Questo equilibrio relativo fra ritiro e movimento, fra contemplazione e azione si rompe ahimè presto, perché il 18 giugno parto per la Bolivia e seguirò in Brasile fino ai primi di dicembre. Ieri ho ricevuto una lettera da una diocesi del Brasile (Palma) firmata da un nome italiano Munaro dove mi si chiede un ritiro per l'83, ma potrebbe essere per 1'84 e in mancanza di meglio per l'85. In generale lettere del genere mi danno una certa malinconia, ma questa mi ha fatto ridere di cuore, perché leggevo preparando il sugo della pastasciutta per l'arrivo del fratelli previsto per le otto di sera e contavo su un pacchetto di pomodori che ho trovato fradici e inservibili, già, non avevo contato sul tempo e probabilmente il mio amico non conta sul tempo. Chissà che Arturo invita Invitando l'Arturo dell'85, se ancora sarà su questo pianeta. Dicevo sopra che lettere di questo genere mi arrecano una certa tristezza perché scoprono continuamente la mia crisi: continuare questa vita nomade o cambiarla? Sono i momenti in cui desidererei la obbedienza antica, quella che fu trasmessa con l'aggettivo gesuitica. Capisco con la ragione - che non sempre aiuta - che, per continuare questo tipo di vita, occorre l'accompagnamento di cui parla chiaramente Paolo, dei due personaggi, la insoddisfazione interiore, il dubbio " è proprio questo quello che dovrei fare? - "timori al di dentro" (II Cor. 7,5 e l'altro personaggio, "l'angelo di Satana" (II Cor, 12,7) e tutti e due i personaggi sono in piena forma. Per 1'83 è in programma il viaggio in Italia non solo per le ragioni affettive che si potrebbero soddisfare con la corrispondenza, le foto e la comunione dei santi, ma anche per il fatto che sono restato uomo di due culture (non di tre come la famosa piazza di Messico). Il perché chiedetelo all'Amico però è un fatto che credo positivo per tutti.
Mentre vi ringrazio con tutto il cuore della generosità che dimostrate verso di me, mi viene di accennare al fenomeno inflazione che è anche qua paurosa, anche se mascherata. Il cambio col dollaro è statico però tutto cresce in maniera impressionante. Fino ad oggi per uscire dal paese, occorrono 100 bolivares circa, d'ora in poi ne occorreranno trecento (circa 72 dollari). I tre milioni di lire che ho ricevuto si sono convertiti in diecimila bolivares che rappresentano qua una somma abbastanza modesta, un auto usata non costa meno di 50.000 bolivares. Ognuno di noi che viaggia per la città spende da 15 a 20 bolivares al giorno se non è obbligato a prendere un taxi. Vi racconto questo non perché mi manchi qualcosa, ma per partecipare a voi la mia pena di vedere sfumare il denaro cosi come il tempo.
Ieri ho ricevuto per la gentilezza della Morcelliana l'edizione spagnola di "Grideranno le pietre". In copertina sta fieramente un Indio che presenta nelle sue fattezze la loro storia - Ci avete vinto, però noi ci siamo ancora e non scompariremo - Non è un capolavoro di arte figurativa ma mi è piaciuta molto l'idea. se fossi un disegnatore avrei concepito qualcosa di simile. Che dirvi del conflitto anglo-argentino? Mi fa soffrire abbastanza e fra l'altro Patrizio mi ha portato stanotte l'invito pressante di un menage dove sta succedendo un disastro. Dopo 27 anni di matrimonio lui (argentino) lascia la famiglia e si stabilisce in un hotel dichiarando che non tornerà a casa, perché la moglie ha sentimenti inglesi e non può vivere con una nemica. Saranno solo ragioni nazionalistiche e politiche? Io sostengo la tesi argentina in solidarietà con tutta l'America latina. Ma sono convinto che il conflitto è stato creato dal generali argentini - tanto simpatici come Hitler perché non sapevano come conquistare la simpatia o per lo meno il consenso del popolo. Certamente contavano sulla simpatia degli USA , sulla lontananza dell'Inghilterra che si sarebbe limitata a delle vibrate proteste nella società delle nazioni. Hanno sbagliato i calcoli, e siamo in un bel pasticcio: la guerra potrebbe anche estendersi e farsi una cosa davvero seria. I due protagonisti del conflitto gareggiano con orgoglio, e non so quale dei due sia più antipatico. L'aspetto positivo sta nel fatto che l'America Latina si è alzata in piedi e si frega le ginocchia ammaccate dal tanto stare in ginocchio davanti allo zio Sam. Che si sta accorgendo che la rabbia di Fidel non era dovuta solo al suo cattivo carattere. Che ha suonato l'ora in cui l'America Latina deve cominciare a fare da sé, e ad accorgersi dell'inganno della balcanizzazione cui l'ha condannata l'Europa e in primis la stessa Inghilterra. La pressione repressiva sul Nicaragua e El Salvador potrebbe allentarsi. Vedremo che ne esce da tutto questo. Io continuo a sperare che tutto ci aiuti ad avanzare verso il regno. Vi ricordo molto e vi abbraccio con tutto il calore tropicale. Caracas 13 maggio 82


Arturo


in Lotta come Amore: LcA settembre 1982, Settembre 1982

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