Distrazioni ed elezioni

Vi sono momenti - ma sono lunghissimi spesso questi momenti - in cui si prova l'ansietà e l'angoscia che il cammino dell'umanità e della sua storia si sia come arrestato, fermato. Si prova l'impressione che a forza di progresso si sia come arrivati a dei punti morti, un camminare che non va più avanti ma si muove in senso circolare, ritorna su se stesso, un girare e rigirare come in un labirinto del quale non si vede l'uscita e tanto meno la strada distesa davanti, a perdita d'occhio, oltre l'orizzonte.
Sono riflessioni di questi giorni di clima elettorale sconsolatamente senza impegno, interesse e tanto meno entusiasmo. Tutto sa spaventosamente di vecchio, di fritto e rifritto. E non soltanto perché gli uomini che contano sono eternamente gli stessi, ma perché i valori sbandierati sono logorati, gli antagonismi si ritrovano sempre più banalizzati, i programmi accentuatamente artificiosi e il propagandismo in crescita impressionante, sconcertante per ostentazione impudente del convincimento che tanto la gente, il popolo è cretino.
Non é possibile non ripensare alla democrazia, a questo faticoso - e ognuno sa di che lacrime grondi e di che sangue - cammino della storia e non affliggersi profondamente e non temere seriamente, che vada logorandosi questo valore preziosissimo per una svalutazione inarrestabile.
Il partitismo contribuisce irresponsabilmente a questo deterioramento. E non certamente il sistema partitico è la causa .di questo deprezzamento. La responsabilità è degli uomini che dei partiti s'impossessano e poi manovrano politicamente, ideologicamente ma più ancora, e qui sta il marcio, amministrano a clientelismi e personalismi incontrollati e incontrollabili.
Il tempo nel suo prolungarsi è un terribile nemico della democrazia: logora tutto, il tempo, anche le montagne e le civiltà, ma particolarmente i valori umani più profondi, essenziali, decisivi, come l'amore, la libertà, la pace e quindi la democrazia. La banalizzazione della democrazia divora gli anticorpi e lascia spazi per la cultura dei germi del bubbone. E il cancro è anche micidiale malattia politica. L'irresponsabilità dei responsabili sta rasentando la follia perché sta riuscendo la provocazione e l'ottenimento della nausea politica nelle realtà popolari.
È sconcertante che la politica non appassioni l'età giovanile. Non animi e ravvivi le piazze e le strade se non con scialbi striscioni e manifesti stampati dai candidati e incollati da squallidi galoppini.
È chiaro che i tempi cambiano, ma non può (non) impressionare e sgomentare la pesante fatica affrontata per tirar su dalla palude acquitrinosa della partitocrazia attuale, una scelta, una fiducia, una speranza.
Andare a votare a cuore morto e per adempimento di un dovere e cioè senza entusiasmo, è democrazia amministrativa, è il sistema parlamentare, certamente preferibile, ma svuotato di valori umani, culturali, sociali e politici.
Sono le risultanze di un potere "democratico" che democraticamente punta ad una assolutizzazione e ci sta maledettamente riuscendo, degradando la politica ai livelli d'intrallazzo, di strumentalizzazione, di profitto. Lo scandalismo non è soltanto il trionfo e l'affermazione d'interessi e profitti personali ma autentico strumento politico tendente al deprezzamento, alla svalutazione della "politica", vocabolo significante ricerca di valori umani per un'umanità di rapporti nella convivenza e nella collettività, ma ormai equiparato a disonestà, intrigo, imbroglio legalizzato. E questa svalutazione fino alla nausea, della politica nelle masse popolari, allarga gli spazi e favorisce la dittatura democratica della partitocrazia. Non andare a votare, o deporre nell'urna scheda bianca o dopo avervi scarabocchiato una parolaccia ecc. non è certamente lotta intelligente ed efficace. È vera, anche se raccontata intenzionalmente, quella storiella del contadino che avendo ricevuto una scalciata dalla mucca, mentre la sta mungendo, per vendicarsi giura di non bere più latte in vita sua. La democrazia e cioè la libertà (almeno quella di poter abbaiare a piacimento contro la luna) richiede prezzi da pagare e fra i tanti (forse stanno diventando troppi) c'è anche quello della speranza, dell'illusione, del rischio che è il voto.
Il voto che non è il deporre una scheda elettorale nell'urna consegnando ai numeri la speranza che tutto sia più giustizia, uguaglianza, libertà e cioè umanità. Il voto elettorale non dovrebbe essere che la risultanza, l'espressione politica di tutta una lotta continuata, vissuta, sofferta. E dovrebbe significare la concretezza di un progetto, l'indicazione di una volontà, il segno di un coinvolgimento per l'ottenimento di un programma culturale, sociale, politico, sempre più a misura d'uomo, in ricerca di umanità che sia sempre meno disumanità.
La costatazione può essere sconcertante ma non può essere lasciata cadere: quanti fra i milioni di elettori hanno tenuto presente il problema della guerra e della guerra nucleare, sempre più possibile e della pace disgraziatamente sempre più impossibile?
Non è certamente democrazia una campagna elettorale impostata sulla ricerca di affermazione partitica e sulla affannata corsa alle poltrone, sollecitando e solleticando gli interessi personali degli eIettori e lasciando cadere o strumentalizzando miserevolmente la pace e la guerra cioè la sopravvivenza o la morte universale.
La democrazia che si preoccupa d'innaffiare i gerani alle finestre e non dell'incendio che sta per divorare la casa e incenerirla, lascia piuttosto perplessi: può anche voler dire l'accentuarsi della disponibilità a che tutto possa succedere.
Perché la "distrazione" sta per varcare la soglia dell'alienazione.



in Lotta come Amore: LcA giugno 1983, Giugno 1983

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -