Lettera aperta alla nostra chiesa

1) Preti di varie parti d'Italia ci siamo trovati a Prato nei giorni 20-21 Giugno per riflettere su "l'insegnamento ecclesiastico sulla pace tra vecchi schemi e profezia nuova".
2) Abbiamo riscontrato anzitutto l'accordo nel ritenere la pace, concepita come pienezza di vita nella giustizia e nell' amore, valore fondamentale, specie nelle presenti circostanze che vedono il mondo avviarsi verso la catastrofe nucleare.
3) Partendo da questo dato di fatto, luogo teologico nel quale ripensare e vivere la fede cristiana, abbiamo avvertito il bisogno di costruire e approfondire una "teologia della pace", ossia la teologia incentrata nell'idea onnicomprensiva della pace, dono di Dio "comunione trinitaria'', da accogliere nel cuore e da incarnare nella vita personale, familiare, ecclesiale, sociale, mondiale.
4) Sul piano pastorale c'è, secondo noi, urgenza di impostare una "pedagogia della pace", intesa come educazione delle coscienze alla responsabilità personale e comunitaria, attraverso ritiri, conferenze, seminari di studio e manifestazioni, in dialogo con tutte le persone di buona volontà.
5) Convinti che la pace non è essenza di guerra, ma che dove è è guerra o sistema di guerra non c'è pace, abbiamo considerato alcuni nodi del rapporto "cristianesimo-disarmo", confrontando fra loro documenti e pronunciamenti vari (concilio, papa, vescovi, cappellani militari ecc.) sull'argomento.
6) Abbiamo costatato che il magistero ecclesiastico è "in evoluzione", qualche volta si contraddice nelle affermazioni e ancor più nelle valutazioni e orientamenti pastorali che tentano di applicare i principi evangelici ai problemi storici contemporanei. In particolare c'è diversità nell' interpretare il messaggio biblico della pace e nel valutare storicamente la posizione nei primi tre secoli; non parliamo del problema attuale del disarmo, che, così come è impostato, può dare copertura morale al riarmo più spietato, pur denunciato da tutti i documenti magisreriali.
7) In particolare sulla "deterrenza" si registrano pronunciamenti diametralmente opposti: "è moralmente accettabile" a certe condizioni (senza badare poi se tali condizioni si verificano o no), oppure è immorale".
8) I preti convenuti invitano tutta la chiesa a valutare se l'alternativa rispetto alla difesa militare, ossia la difesa popolare nonviolenta organizzata, elogiata dal Concilio (cfr Gaudium et spes n. 78/1591) e propugnata nella maggior parre dei documenti episcopali, non sia effettivamente l'unica evangelicamente coerente; per cui parrebbe non ci sia mediazione di principio fra il sistema militare e il sistema della lotta nonviolenta salvo un gradualismo di tempi e una variazione di modi.
9) Si ritiene indispensabile, per la credibilità del messaggio cristiano della pace, riprendere in pienezza la difesa globale della vita, come pare fosse nella primitiva chiesa: no all'aborto, no all'esposizione dei bambini, non alla violenza dell'esercito, no alla pena di morte.
10) Vanno collegate e incoraggiate le varie "obiezioni" ai crimini contro la vita: obiezioni di coscienza al militare, alla ricerca-industria-commercio bellici, all'aborto: obiezioni fiscali alle spese militari e alle spese per l'aborto. Siamo solidali con tutti coloro che, a causa di tali obiezioni sono in questo momento sottoposti a procedimenti giudiziari.
11) Avvertiamo soprattutto la carenza di cultura. C'è ancora troppo la "cultura del nemico" e troppo poco la "cultura del fratello". Tutto ciò richiede una considerazione teorica e pratica più decisa delle "beatitudini evangeliche", in tutta l'estensione e globalità del loro valore, all'interno del quale può trovare applicazione il comando "amate i vostri nemici".
12) Dal lato organizzativo, si chiede che l'organismo ecclesiale Justitia et Pax venga costituito e reso operante in ogni diocesi e parrocchia. In preparazione al convegno ecclesiale del 1985 si auspica che tali argomenti vengano affrontati e approfonditi da tutta la chiesa italiana nell' ottica della riconciliazione. In particolare si propone che Justitia et Pax nazionale organizzi, invitando operatori pastorali preti-religiosi-laici, un "seminario di studio", insieme con la Caritas italiana, sulle scelte di pace oggi.
(Seguono 16 firme di sacerdoti)



in Lotta come Amore: LcA ottobre 1984, Ottobre 1984

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