Come un filo di paglia

Questa è una semplice "meditazione" a partire dal contatto con la materia umile e modesta che ogni giorno, nella mia vita di lavoro, passa (ed è passata) attraverso le mie mani. Mi piace partire da questa realtà molto materiale per cercare di comprendere il significato di ciò che appartiene al regno dello "spirito".
Da quando ho iniziato a vivere di lavoro manuale (nel 1968) la "materia" con cui mi sono guadagnato il mio pezzo di pane è stata varia e molteplice: all'inizio, per due anni, la terra. Come bracciante agricolo, insieme ad un mio carissimo amico e compagno di viaggio, le mie mani hanno imparato a manovrare la zappa, la vanga, le forbici per potare, la falce da fieno... e anche il trattore. Tutti strumenti molto consistenti, ben solidi per i quali erano necessarie le forze giovanili! Poi sono passato - nel procedere delle scelte e nell'andare dietro ai sogni - ad un elemento molto meno compatto, mosso, assolutamente mai fermo: l'acqua del mare. Vita di pescatore, sulle barche delle flottiglia peschereccia di Viareggio, dopo il mio approdo alla Chiesetta della Darsena. Le mie mani hanno imparato a manovrare le reti, i cavi, le cime; a scegliere i vari tipi di pesce, materia viva e lucente, riflesso straordinario della sovrabbondanza della Creazione, nella grande varietà delle sue creature. Anche se lo stare per molte ore sempre su di un elemento in continuo moto, non era molto consolante per il mio stomaco di "terrestre"... Così sono riapprodato a terra, alla solidità di uno spazio - sia pure vicinissimo al mare - dove ho preso familiarità con una materia molto più consistente: il ferro, per la costruzione di grosse barche da pesca. Tempo della mia vita operaia, come manovale nel cantiere navale. Materia dura, pesante, che dava l'idea di lavorare per qualcosa di molto sicuro, permanente, di lunga durata. Materia antica nella storia del lavoro, carica di fatica, di sudore, estratta dal buio delle miniere alla violenza della luce degli altiforni. Per me questo è stato il tempo del cartellino da timbrare, del pranzo consumato in fretta, dei problemi sindacali, dei rapporti stretti con i compagni, degli scontri per la salute e la sicurezza nel lavoro con una dirigenza tante volte poco chiara... E tante ore passate dentro i "doppifondi", per uno strano lavoropreghiera fatto di schiena piegata e di ginocchia indurite al contatto prolungato con la materia compatta e solida del ferro...

•••
Ora, da alcuni anni, attraverso le mie mani abbastanza segnate da questo scorrere di cose di vita, passa frusciando molto sommessamente un semplice "filo di paglia". È il mio nuovo mestiere di "seggiolaio", impagliatore di sedie per il riposo. della gente, secondo una tradizione contadina molto antica: una manciata di fili di paglia (un'erba palustre) che piano piano viene ritorta e intrecciata in modo da formare un unico filo che realizza, alla fine, il sedile della sedia. È partendo da lui, materia povera e fragile, che mi appare con chiarezza il senso "interiore" di una vita che molto probabilmente ha assunto sempre più le caratteristiche della povertà e della debolezza. E nello stesso tempo la fiducia, della speranza e della forza. Perché il piccolo e fragile filo d'erba che da solo non sarebbe capace di sostenere assolutamente niente, intrecciato con molti altri suoi compagni d'avventura e di destino, riesce a diventare capace di accogliere pesi notevolmente consistenti. Immagine di una possibilità - sempre tenue e umile - ma realizzabile, di una storia umana costruita non sui valori della potenza e del dominio, ma su quelli che nascono dalla comunione, dell' amore, dall'amicizia, dalla partecipazione fraterna al mistero della vita.
Quel filo di paglia che ogni giorno mi fruscia fra le mani mi sembra come una parabola del soffio dolcissimo dello spirito di Dio nello scorrere intricato delle vicende umane. Quasi un segno - umile ed insieme tenace - di un Amore che mi pare abbia sempre segnato il cammino, indicato la rotta, tracciato la pista.
E nello stesso tempo, quell'umile e fragile filo di paglia - che trova consistenza e robustezza nel non rimanere solo ma nell'unirsi stretto stretto a tanti altri fili suoi "fratelli" di destino - mi aiuta a riconoscere il valore di una vita spesa insieme a tanti altri nella ricerca - umile, fragile e tenace del regno di Dio.
Ho sempre più chiara coscienza di non essere altro - anch'io - che un semplice filo d'erba palustre, cresciuto nel vento, nel sole e nella pioggia della vita, carico di luce, di riflessi di cielo, di energie salite dal profondo della terra, colmo di una grande fragilità e debolezza. Però riconosco con altrettanta chiara coscienza che una mano paziente non si è stancata di stringerlo e intrecciarlo nello scorrere dei giorni perche ne venisse fuori qualcosa di buono. Non so davvero giudicare il risultato del lavoro instancabile dell'Artigiano che si è dedicato con tanto amore all'impresa.
Mi da coraggio e fiducia l'idea che quella mano non si stanchi di intrecciarlo, finché vorrà, insieme con molti altri fili perché ne venga fuori un "prodotto" a misura dei suoi progetti.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA maggio 1987, Maggio 1987

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -