"Pulizie pasquali"

In queste ultime settimane c'è stato parecchio movimento nel capannone dell'A.R.C.A. in via Virgilio. E, all'interno, sono usciti spazi nuovi a disegnare la mappa di un progetto ancora tutto ideale, ma cui stiamo preparando il terreno.
Ci ha sorpreso ancora una volta la quantità di cose che riusciamo ad accumulare fino a muoversi a fatica in uno spazio che piccolo non è. Non buttiamo mai via niente e scavare - perché a volte si è trattato letteralmente di scavare in veri e propri ammassi di ferri, legni, e attrezzi più diversi - è stato per ripercorrere il cammino fatto: una memoria di questi otto anni affiorava qua e là negli. oggetti che impietosamente venivano caricati sul camioncino.
Può presentarsi a diverse interpretazioni questa nostra difficoltà a sbarazzarci delle cose: pre-ferisco non analizzarla ne sublimarla in valori ma solo addebitarla ad una grande pigrizia e allo spazio di cui disponiamo.
Ogni tanto comunque "facciamo pulizia"! E il desiderio di aria nuova è connesso con idee che ci vengono in mente e che approfondiscono, correggono e attualizzano quel progetto iniziale che ci ha portato a lavorare in Darsena.
Questa nostra iniziativa si è venuta man mano sempre più caratterizzando come un luogo d'incontro tra una piccola parte affiorante nel sommerso mondo dell'handicap. Un incontro di per-sone che superando anche momenti non facili hanno sviluppato prima di tutto un profondo senso di amicizia per avviare un concreto cammino di integrazione sul piano del lavoro quotidiano.
Ci sembra che oggi sia venuto il momento di tentare un passo ulteriore offrendo questa nostra esperienza per una maggiore articolazione del difficile problema dell'inserimento di chi è emarginato nelle strutture del vivere sociale. Non sappiamo ancora precisamente in che modo perché non vogliamo fare passi avventati e ci interessa valutare bene tutta una serie di condizioni di lavoro e di collaborazione.
Stiamo intanto predisponendo nuovi spazi ed energie dedicate a questo progetto. La parte occupata dal ferro battuto - il ceppo originario alla cui ombra han potuto svilupparsi gli altri lavori - è stata ridimensionata per lasciare posto ad attrezzi per lavorare il legno e anche metalli leggeri.
Un luogo non più caratterizzato a settori, ma collegato in modo da favorirne l'apprendimento di tecniche diverse e la costruzione di oggetti composti anche di più materiali.
Io sto esaurendo alcuni impegni di lavoro e, alla fine di giugno, potrò dedicarmi interamente alla impostazione e allo sviluppo di un progetto di lavoro in cui verranno coinvolti altri ragazzi con handicap e persone in grado di collaborare.
Dovremmo riuscire in ogni caso a uscire un poco di più dalle mura del capannone non tanto per "fare" altre cose, ma per sviluppare un confronto, offrire occasioni di provocazione ad una maggiore sensibilità e riflessione intorno ai temi della vita vissuta nelle condizioni e con le capacità più diverse.
Mi sembra che negli anni trascorsi lavorando a volte fino allo sgomento ci legittimiamo in questo desiderio umile, ma fermo, di una maggiore caratterizzazione politica del nostro lavoro. Politica, legata cioè alla città, al territorio, alla realtà concreta nella quale viviamo e della quale vogliamo essere partecipi: venti uomini e donne che, nei loro limiti e nelle loro capacità, vogliono crescere anche il numero per affermare un concreto diritto all'autosufficienza attraverso una seria impostazione di lavoro. Non un gruppo di "poveretti" assistito (e la parola ha il peso di una pietra tombale) da quattro cristiani di preti.
Un sogno? Senz'altro, un idealità da amare con profondo rigore e serenità di coscienza: senza pigrizie che lasciano accumulare "recuperi" di intenzionalità spiritualiste da "appassionati dell'opera buona", vecchia attrezzatura ingombrante della quale è sempre difficile sbarazzarsene perché viene molto apprezzata dalla gente cui fa tanto comodo demandare ad altri i concreti impegni di solidarietà.
Da queste pigrizie dovremmo guardarci - e non è mai così facile come sembra. Alla pigrizia che ci fa lasciare nell'ingresso del capannone fiaschi vuoti, cianfrusaglie varie, spazzature di carta e biciclettame forse possiamo più comprensibilmente lasciarci andare. Anche se poi siamo noi per primi a sputare sentenze sull'importanza delle piccole cose...


Luigi


in Lotta come Amore: LcA maggio 1987, Maggio 1987

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