Dopo il 15 giugno

Non voglio fare un'analisi della situazione politica sia ben chiaro -, ma solo alcuni rilievi marginali che riguardano più da vicino la nostra situazione.
Si è parlato - almeno dalle nostre parti -, di banchetti di preti osannanti alla vittoria rossa e di preti scesi in piazza e per le strade a far festa con i comunisti. Buoni cattolici di casa nostra giurano di avere visto anche noi, proprio noi - nome-e cognome - e, magari, non lo dicono per spirito di carità, ci han visti ubriachi rincasare zizagando avvolti in enormi bandiere rosse.
Garberebbe a tanti che fosse vero per poter dire il fatidico «te lo dicevo, io»!, ma, alla faccia di chi ci ha bol~ lato da tempo, non è proprio vero nulla. A meno che noi, si goda del dono della bilocazione e cioè del potere di trovarsi in più luoghi contemporaneamente.
Era comunque prevedibile che nella nostra cara famiglia cattolica condita di carità qualcosa dovessero accusarci di fare. Dopo il 15 giugno ancor più che dopo il referendum sul divorzio, le barricate tra i «nostri» e i «loro» si sono moltiplicate e non c'è possibilità di sfuggire a questi schieramenti contrapposti. «Chi non è con noi è contro di noi» sembra essere la parola d'ordine, e quindi se non pratichi una assoluta ortodossia devi essere per forza dei «loro». Per questo ti vedono dappertutto con «loro», anche se non ci sei, perché ci devi essere per forza, altrimenti cadrebbero tutti i presupposti per una purificazione ed un ordine che da dopo il Vaticano II sembra essere il traguardo più ambito nella Chiesa. Basta con la confusione, ognuno al suo posto.
Non abbiamo partecipato mai a manifestazioni di partito. Far tutto un fascio con i cortei per occupazioni di luoghi di lavoro o contro le torture in Cile o le bombe in Italia, è cosa di cui può esser capace solo un emerito imbecille o uno che ha interesse a far confusione pur di poter screditare chi non la pensa allo stesso modo. Dedurre che chi va a questi va anche a quelle, è da impuri di cuore.
Non abbiamo fatto festa il 15 giugno perché non c'era per noi nessun motivo per esultare. Non lo abbiamo fatto dopo il dodici maggio perché non abbiamo creduto ad un voto progressista, ma tanto per parlare chiaro, ad un voto poveramente borghese e consumista. Non lo abbiamo fatto dopo il 15 giugno perché non crediamo che i voti in più dati al PCI siano il riflesso di una maturazione sociale e politica, ma, in buona misura, la coscienza più o meno chiara della necessità di un cambiamento a favore di un partito ben organizzato, verso la possibilità di un regime forte.
Mi ha commosso è vero, lo devo dire, la gioia di tanta povera gente per le strade, davanti alle sedi di partito. La gioia di una sera attesa dal 1948. Povero popolo, basta così poco a creare un'illusione...
Perché la lotta per una coscienza popolare libera non è finita il15 giugno, anzi forse deve proprio cominciare con toni più accesi. L'organizzazione affoga l'espressione popolare, l'ideologia schiaccia l'uomo, l'interesse politico gela la partecipazione, e questi sono nodi insieme a tanti altri che continueranno a venire al pettine inevitabilmente.
No, non ci illudiamo davvero anche se siamo consapevoli che analisi politiche serie individuano, in forza dei voti a sinistra, dei ribaltamenti nella mentalità sociale e politica fino a riproporre rapporti diversi tra gli uomini. Lo speriamo. in quanto un indirizzo socialista non è davvero da mettere sulla bilancia con lo sfruttamento del privilegio capitalistico, ma ci sono battaglie che il cristiano non può credere di poter abbandonare o delegare a ideologie o indirizzi politici quali che siano. Se è vero che cristiano è l'uomo secondo il pensiero di Dio e se è pure vero che l'uomo si salva con l'uomo come non potremmo sentirci coinvolti nella lotta per una umanità libera e piena di vita qualunque siano i modi concreti con cui questa umanità cammina storicamente?
La lotta per l'uomo, per il debole e l'oppresso quali che siano, per il popolo sarà sempre segno visibile della misteriosa costruzione del Regno.
Troppo citata la lettera di don Milani a Pipetta per riportarla qui: rimane di una esemplificazione così chiara da lasciare dubbi solo in chi non vuol capire. Voglio però riportarne la parte finale : «Ma un giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidare di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore Crocifisso». Un coinvolgimento totale fino fondo perché troppo forti sono i motivi di fede che ci spingono ad essere dalla parte dei poveri senza paura di strumentalizzazioni perché la nostra piena solidarietà sarà sempre con l'uomo e mai con il partito o l'organizzazione. Questa è anche la ragione per cui siamo emarginati nella Chiesa che non resiste alla tentazione di farsi partito ed organizzazione.
Abbiamo sofferto e soffriamo, d'altra parte e da sempre contrasto stridente col 'partito cattolico' e quindi la necessità di convenire in unità non per dar vita a rapporti nuovi tra gli uomini secondo il vangelo, ma per appoggiare una « politica» e difendere un «potere ».
Per questo dicevo che la lotta continuerà ancora più aspra. Gli schieramenti contrapposti possono venire a patti, ma chi è senza tessera e distintivo verrà inevitabilmente schiacciato e l'uomo non è tessere o distintivi, e autorizzazioni o incarichi o che diavolo serve a distinguere, ed in definitiva a dividere per comandare.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA agosto-settembre 1975, Agosto 1975

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